In Italia è allarme spread, nonostante la grande stampa ignori volutamente o per ignoranza il tema. A leggere il grafico dei rendimenti dei titoli di stato italiani, non si direbbe a prima vista che vi sia un’emergenza, se è vero che in un paio di settimane il differenziale con i Bund emessi dalla Germania si è ridotto di 17 punti base, scendendo da oltre 210 ai 193 bp di venerdì pomeriggio. Ed è vero, per quanto non possiamo non notare che si tratti del dato più alto da oltre tre anni.

Il problema è che lo spread si sta allargando sempre più, ma nei confronti della Spagna, rispetto ai cui Bonos decennali, i nostri BTp rendevano quasi al termine della seduta di venerdì 28 aprile 75 bp in più (0,75%): 2,28% contro 1,53%. E’ il differenziale più alto degli ultimi 5 anni, da quando Italia e Spagna erano nel mirino dei mercati finanziari all’apice della crisi dei rispettivi debiti sovrani.

Un anno fa, lo spread BTp-Bonos a 10 anni era di appena 10-15 bp e all’inizio del 2017 era ancora compreso tra i 50 e i 55 bp. In valore assoluto, i rendimenti dei nostri bond sono un po’ scesi dai massimi degli ultimi dall’estate 2015, toccati a metà di aprile. Il punto è che sono calati più rapidamente quelli spagnoli, man mano che si è raffreddata la temperatura sulle elezioni in Francia e che la BCE ha segnalato l’intenzione di non ritirare a breve gli stimoli. (Leggi anche: Spread BTp-Bund a 210 punti, paura per elezioni in Francia colpisce l’Italia)

Spread BTp-Bund meno significativo

Il gap con i Bund, che fino al varo del “quantitative easing” misurava la febbre del malato italiano, oggi appare molto meno significativo. I titoli tedeschi continuano a rendere molto poco, nonostante l’inflazione in Germania e nel resto dell’Eurozona si sia impennata in pochi mesi, passando da negativa a intorno il 2%.

I bond emessi da Berlino vanno a ruba, percepiti quali assets sicuri da acquistare nei momenti di incertezza e di tensioni economico-finanziarie e politiche. Naturale, che man mano che l’outlook nell’area migliora e le tensioni vengono meno, i Bund scendano di prezzo e aumentino i rendimenti in misura anche più veloce degli altri bond, BTp inclusi.

Tuttavia, lo spread crescente con la Spagna è preoccupante, perché segnala una frattura all’interno della stessa “periferia” finanziaria dell’Eurozona, ovvero che la percezione sui mercati dell’Italia si indebolisce relativamente non solo a quella delle economie principali, bensì pure di una delle grandi secondarie dell’area. Le ragioni di questo divario crescente e sfavorevole all’Italia sono economiche e politiche. (Leggi anche: Crisi euro, capitali in fuga da Italia e Spagna verso la Germania)

Perché aumenta lo spread con la Spagna

Economiche, perché il pil spagnolo tende a crescere di almeno 3 volte in più di quello italiano. Quest’ultimo, se tutto andrà bene, dovrebbe segnare un pallido +1% quest’anno, facendo la media delle varie previsioni indipendenti e del governo Gentiloni. Pur in presenza di un deficit più alto, quindi, Madrid sta riuscendo a tagliare il rapporto tra debito e pil (specie ora che l’inflazione punta più al 3% che al 2%), allontanandosi dalla soglia del 100%, tanto che al 2020 dovrebbe scendere all’82%. L’Italia detiene un debito al 133% del pil e la bassa crescita le impedisce di ridurne il peso, il quale è stimato solo in lieve calo nei prossimi anni, per di più dovendo mettere presto in conto un aumento dei costi per rifinanziare il debito, quando inizieranno ad essere ritirati gli stimoli monetari della BCE. (Leggi anche: Debito pubblico, austerità vera arriva con rialzo tassi)

Sul piano politico, la Spagna è uscita da una fase turbolenta, sebbene il governo Rajoy attualmente sia sostenuto da una maggioranza parlamentare fragile.

In ogni caso, le due elezioni politiche celebrate a distanza di 6 mesi l’una dall’altra tra il dicembre 2015 e il giugno 2016 avrebbero confermato un consenso relativamente forte per gli schieramenti politici tradizionali ed europeisti, disinnescando il rischio di una vittoria di Podemos, formazione euro-scettica di sinistra. I ritmi incalzanti della crescita economica stanno riducendo l’ancora alta disoccupazione, creando un clima favorevole alla stabilità del governo.

Non lo stesso può dirsi dell’Italia, dove tra euro-scetticismo montante e assenza di una legge elettorale efficiente e conforme tra Camera e Senato, alle prossime elezioni politiche si potrebbe registrare il caos, alimentato dall’assenza di alcuna maggioranza possibile in Parlamento e dal rischio per i mercati di trovarsi di fronte a un governo retto da uno schieramento trasversale anti-euro. A questo punto, la soglia psicologica a cui guardare con preoccupazione per lo spread BTp-Bonos a 10 anni è quella dei 100 punti. Sarebbe un indizio pesante sulla perdita di fiducia degli investitori verso il nostro paese, antipasto di quanto accadrebbe dopo il voto.