Ecco quando prendere la pensione può essere considerata una truffa con multe e carcere

Prendere la pensione e finire dentro il reato di truffa o di indebita percezione di erogazioni da parte delle Stato, ecco quando ciò accade.
3 settimane fa
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truffe pensioni
Foto © Pixabay

Negli anni i casi di truffe all’INPS sulle pensioni sono stati sempre tanti. Sono emersi spesso casi in cui pur di riuscire a prendere la pensione alcuni cittadini hanno adottato trucchi, stratagemmi e pratiche il più delle volte illegali. E sono emersi anche casi in cui queste pratiche venivano adottate con il compiacere di autentiche associazioni mafiose, con dentro CAF, medici INPS, dirigenti e così via dicendo. ma esiste un reato di truffa che tira dentro anche le pensioni e i pensionati? Ed esistono sanzioni per questo genere di azioni.

Ecco quando prendere la pensione può essere considerata una truffa con multe e carcere

 

Come dicevamo, la cronaca è piena di casi relativi a soggetti che cercano di percepire pensioni e trattamenti frodando l’Istituto Previdenziale.

Frode, truffa e furbetti sono termini che anche sulle pensioni sono di dominio comune. Come non fare riferimento ad un caso di cronaca recente di un uomo che non ha comunicato il decesso del padre.

Tutto, in modo tale da continuare a prendere la pensione del defunto. Trattamento che altrimenti sarebbe stata persa dal momento che nessun erede poteva avere diritto alla pensione di reversibilità.
Un caso questo che negli anni più volte e con metodi differenti ma sempre indirizzati allo stesso obiettivo, tanti italiani hanno adottato. Situazioni di degrado vero e proprio, magari anche di disperazione, ma che sono pur sempre dentro il perimetro di uno specifico reato che è quello di indebita percezione di erogazioni in danno dello Stato che è previsto dall’articolo 316 ter del Codice Penale.

Cosa prevede la normativa vigente in materia di truffe anche sulle pensioni

In base ai dettami dell’articolo prima citato, il Codice prevede sanzioni amministrative e anche penali per chi si rende responsabile di quella che a tutti gli effetti è una truffa ai danni di un Ente Pubblico e quindi dello Stato.

Molto dipende da ciò che il soggetto che si rende responsabile di questo reato ha ricavato dalla truffa. Infatti è prevista la reclusione da uno a quattro anni. Ma quando è un pubblico ufficiale o un funzionario ad essere responsabile della truffa, magari abusando dei suoi poteri.

Per indebita percezione di somme dallo Stato, se non superiori a 4.000 euro, la sanzione diventa amministrativa, con ammenda da pagare che può arrivare fino a 25.822 euro anche se viene posto il limite massimo della sanzione a 3 volte il beneficio ottenuto dalla truffa stessa.

Ecco alcuni casi che possono essere molto rischiosi

 

Ma quali sono le truffe che possono scatenare queste pesanti sanzioni? Per esempio una fattispecie di reato è quello dell’utilizzo di documenti mendaci o falsi. O la presentazione di dichiarazioni che attestano cose false, non vere o che omettono alcune informazioni utili alla prestazione che si intende chiedere e che poi si ottiene proprio per via delle false dichiarazioni rese o delle omissioni.
In altri termini, quando si materializza la dispersione di denaro pubblico per via di una truffa, ecco che i soggetti che si sono resi responsabili di questi atti, finiscono sicuramente con il pagare un pesante dazio.

In materia di INPS le truffe possono essere considerate anche quelle di chi si trasferisce all’estero e continua a percepire l’Assegno Sociale. Che è una misura che come tutti sanno, essendo di carattere assistenziale, non può essere esportata. La stessa cosa vale per i sussidi come lo era il Reddito di Cittadinanza o come lo è l’Assegno di Inclusione. Truffa anche per chi, magari grazie a medici compiacenti, riescono ad essere riconosciuti invalidi anche se non lo sono. A tal punto da prendere una pensione che non dovrebbe spettare.

 

Tribunali e giudici non sempre hanno la medesima linea in materia di truffa sulle pensioni

Spesso la giurisprudenza distingue però tra truffa e indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato. E proprio per quanto concerne la situazione di cui parlavamo in origine. Cioè della mancata comunicazione del decesso di un pensionato per continuare a prendere la sua pensione. Per esempio esistono sentenze della Cassazione che condannano per truffa aggravata soggetti che sono stati capaci di farsi continuare ad accreditare la pensione proprio alla luce della mancata segnalazione di decesso di un genitore.

In altri casi invece, con sentenze che potremmo definire contraddittorie, sempre la Cassazione ha condannato il colpevole solo per indebita percezione di erogazioni statali. Molto dipende da caso a caso. E da ciò che dimostra il responsabile al giudice e da ciò che decidono i Tribunali.

C’è chi è riuscito a dimostrare di non avere la disponibilità della carta bancomat su cui è stata accreditata la pensione, chi invece ha dimostrato di aver segnalato il tutto per tempo alle autorità e così via dicendo. Resta il fatto che dichiarare il falso o omettere di dichiarare qualcosa, dal semplice documento come può essere un ISEE o addirittura, dal non dichiarare un decesso, espone a sanzioni molto pesanti.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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