E’ durato 4 ore l’incontro a Palazzo Chigi nella serata di ieri tra la premier Giorgia Meloni e il presidente Emmanuel Macron. Tanto è servito per giungere al disgelo tra Italia e Francia. Un’eternità per i tempi consueti dei vertici bilaterali. Segno che ci sia stata tanta carne al fuoco e che il faccia a faccia sia stato tutt’altro che formale. Una buona notizia per le due nazioni, oltre che per l’Unione Europea. In effetti, il senso dell’incontro può riassumersi tutto nella necessità di superare le notevoli divergenze personali e politiche di questi anni nel nome di un interesse maggiore, che è quello di rendere l’UE compatta dinnanzi alle grosse sfide che sta vivendo.
Dazi e Ucraina in primis.
Disgelo Italia Francia dopo anni di tensioni
Non c’è stata alcuna conferenza stampa a seguire, probabilmente anche perché i dossier affrontati sono perlopiù soggetti a riservatezza. Ci sono punti importanti che sono emersi dal comunicato finale. Uno di questi ha riguardato la Libia. Roma e Parigi hanno riconosciuto la necessità di superare le divisioni e di far collaborare maggiormente i due rispettivi servizi segreti per evitare che lo stato nordafricano cada in mani russe. E forse non potrebbe esservi alcun reale disgelo tra Italia e Francia senza che si trovi un’intesa concreta su Tripoli. L’operazione militare con cui nel 2011 Nicolas Sarkozy depose il rais Muhammar Gheddafi rimane una ferita nei rapporti tra i due Paesi.
Problemi e interessi comuni
Qual è stato il senso più autentico di questo vertice? Va premesso che è stato voluto da Macron.
E questo è importante per capire cosa stia accadendo. Il presidente francese in patria è ormai politicamente dimezzato, all’estero cerca ancora di esibire un certo attivismo per dare lustro a sé stesso e rappresentare al meglio gli interessi nazionali. Ecco spiegata la ragione per la quale sta ponendosi a capo dei “volenterosi” insieme al Regno Unito di Keir Starmer. Vuole sfoggiare il potere militare transalpino agli occhi, soprattutto, dell’amministrazione Trump.
E allora qual è stato il bisogno di farsi una gita fino a Roma? Macron non è debole solo in patria, lo è anche fuori dai confini nazionali. La Francia non può permettersi di tendere al riarmo in deficit come sta iniziando a fare la Germania. E’ oberata da un immenso debito pubblico che tende a crescere più velocemente che in Italia. Non ha un governo stabile e le agenzie di rating stanno declassando da tempo il suo merito creditizio. La Germania è stata sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale un “gigante economico e un nano politico”. Una condizione parzialmente superata nell’era Merkel, ma che persiste in conseguenza dell’irrilevanza tedesca sul piano militare. Essa si deve a sua volta alle limitazioni imposte fino a pochi anni fa dai partner occidentali al Bundeswehr sul piano operativo e dei numeri.
Merz ambisce a leadership europea
Ora che il cancelliere Friedrich Merz punta persino ad aumentare il debito pubblico per finanziare il riarmo tedesco, la musica rischia di cambiare per i partner europei.
La Germania non sarebbe più da qui a qualche decennio una nazione ricca con una leadership modesta, bensì persino forte militarmente. A meno che il riarmo non venisse portato a compimento o si rivelasse carente. Nel frattempo, il resto d’Europa corre un altro rischio: che l’economia tedesca sia l’unica tra le grandi a beneficiare dell’aumento della spesa militare. Italia e Francia potranno destinare alla difesa risorse limitate, con effetti sulle rispettive economie altrettanto magri.
Dunque, il disgelo tra Italia e Francia starebbe avvenendo dinnanzi all’interesse comune di contenere il possibile strapotere tedesco in prospettiva. Già il solo annuncio che Berlino non esclude di inviare missili Taurus a lungo raggio in Ucraina e militari in Lituania testimonia il cambio di narrazione del conflitto. Il governo tedesco non sembra più intimorito dall’idea di un confronto militare quasi diretto con la Russia. Non che lo voglia, ma sarebbe il segnale inviato al resto del continente che la Germania è tornata. E non la Germania di Angela Merkel, ma quella che per 80 anni ha dovuto seppellire le proprie aspirazioni geopolitiche sotto la coltre dell’ignominia.
Disgelo Italia Francia per contenere la Germania
Macron non si è improvvisamente ravveduto scendendo a Roma per dichiarare il suo amore a Meloni. Né la premier ha accettato di recarsi a a Parigi per il bilaterale di inizio 2026 per un repentino cambio di opinione sull’Eliseo. I leader non sono costretti a volersi bene, bensì a collaborare, se possibile, nel nome dell’interesse nazionale. Ed è interesse di entrambe le parti minimizzare i dazi USA sulle importazioni UE, così come tenere l’amministrazione Trump impegnata sul fronte ucraino e gestire il riarmo di modo che a beneficiarne siano tutti e non si trasformi in un beneficio a lungo termine per la sola Germania. Il disgelo tra Italia e Francia può riscrivere la geopolitica continentale, contenendo le ambizioni di Merz e bilanciando il dialogo con Washington con un approccio sia diplomatico che muscolare.