Il debito USA ha anche un problema di cattiva gestione

Il debito USA non solo sale in rapporto al Pil a livelli allarmanti, ma è frutto di una gestione negli anni a dir poco carente.
1 mese fa
4 minuti di lettura
Cattiva gestione del debito USA
Cattiva gestione del debito USA © Licenza Creative Commons

C’è un elefante che si muove nella cristalleria. E che elefante! Fa impressione notare che dopo anni in cui l’Italia veniva additata quale possibile epicentro di una crisi del debito globale, adesso siano niente di meno che gli USA ad essere finiti nel mirino dei mercati. Il “downgrade” del rating ad opera di Moody’s toglie definitivamente la tripla A ai Treasury. E per quanto il governo americano si agiti e reagisca rabbiosamente all’evento, i fatti gli danno torto. Anzi, se c’è una lamentela che può essere rivolta alle agenzie internazionali, è di mostrarsi ancora fin troppo benevole con un emittente non solo iper-indebitato, ma che non sembra avere coscienza della condizione in cui versa.

Debito USA su insieme agli interessi

Il debito USA ha chiuso a più di 36.000 miliardi di dollari nel 2024, sopra il 120% del Pil. Il deficit continua a viaggiare tra il 6,5% e il 7% del Pil, qualcosa come 2.000 miliardi di dollari ogni anno. Si attesta a circa il 40% delle entrate federali. La situazione è diventata preoccupante con l’esplosione della spesa per interessi, passata dai 562 miliardi del 2021 ai 1130 miliardi dell’anno scorso. Dunque, questa voce del bilancio pesa per quasi un quarto delle entrate federali. Siamo nella stessa situazione dell’Italia agli inizi degli anni Novanta.

Certo, l’America non è l’Italia. Ha il dollaro, valuta di riserva mondiale, con cui contrae i debiti e li paga ai creditori. Ha un’economia dinamica, è e resterà ancora per diversi anni certamente la superpotenza anche militare e tecnologica del pianeta. Non arriveranno i commissari alla Casa Bianca. Ciò non toglie che la situazione sia grave, anche tanto. Il Congresso sta trattando in queste settimane il taglio delle tasse con l’amministrazione Trump.

La maggioranza repubblicana è favorevole, ma chiede le coperture finanziarie. Il governo le offre parzialmente. Lo scoperto ammonta a 3.300 miliardi in 10 anni. Deficit che si somma a quello tendenziale già alto e che rischia di fare esplodere il debito USA.

Gestione tecnica fallimentare

Ma oltre alla cattiva gestione fiscale, esiste a Washington anche una pessima gestione tecnica dello stock. Sapete, l’Italia ha mille difetti e non facciamo quasi mai nulla per nasconderli. Spendiamo male i soldi dei contribuenti, oltre a non farceli bastare mai. Però, se esiste un pregio che dobbiamo riconoscere a noi stessi, è quello di essere capaci di gestire il debito pubblico nel migliore dei modi possibili. Lo dobbiamo grazie a una classe di dirigenti al Ministero di economia e finanze, che sopperisce ad una classe politica rivelatasi nei decenni modesta e bizzarra. Abbiamo attraversato mille crisi dagli anni Novanta e senza mai realmente rischiare sul piano fiscale.

I famosi “tecnici” del MEF hanno solo da insegnare al resto del mondo, Germania compresa. Questa è andata in tilt negli ultimi anni, non appena ha dovuto fronteggiare una pesante crisi economica con riflessi negativi sui suoi conti pubblici. E’ arrivata persino a falsificare i bilanci per la bellezza di 889 miliardi di euro.

A sentenziarlo è niente di meno che la Corte dei Conti tedesca. Questo fatto sconvolgente portava a fine 2024 alla caduta del governo di Olaf Scholz.

Diluvio di scadenze nel breve termine

A riprova che il debito USA, oltre ad essere immenso, è pure gestito con i piedi, il fatto che solamente quest’anno arriveranno a scadenza titoli per 9.200 miliardi di dollari. A cui dovranno aggiungersi i circa 2.000 miliardi di deficit. In sostanza, il Tesoro americano dovrà trovare nell’arco di 12 mesi qualcosa come 11.000 miliardi, che sono oltre il 36% del Pil. L’Italia già è considerata al limite con emissioni lorde che si aggirano sopra il 20% del Pil. E per quanto possiamo ribadire che Washington non sia Roma, i numeri appaiono comunque drammatici e insostenibili persino per zio Sam.

Trascorso il 2025, arriverà un 2026 non meno pesante. Le scadenze riguarderanno altri 9.300 miliardi di dollari, sempre al netto del deficit. Com’è stato possibile arrivare a questa situazione demenziale? Evidentemente, chi ha emesso debito USA negli anni passati, non ha avuto idea di cosa stesse facendo. Ringraziare tra gli altri Janet Yellen, ex segretario al Tesoro e già governatrice della Federal Reserve. Ha lasciato in eredità una polpetta avvelenata al successore. Che lo abbia fatto apposta? La certezza di perdere le elezioni nel novembre scorso non c’era. Anzi, fino all’ultimo i democratici hanno sperato di vincerle. In ogni caso, non sarebbe una giustificazione.

Bassa duration media

Dei 37.000 miliardi di debito USA attuale, al 30 aprile scorso 28.600 erano in forma di titoli di stato. Di questi, 9.050 miliardi risultano detenuti all’estero e 8.054 miliardi in mano alla FED e ad altre agenzie governative. Diciamo che sono i circa 20.000 miliardi nelle mani dei creditori privati a creare reale apprensione. E qual è il problema? I Treasury hanno una durata media inferiore ai 6 anni, meno dei 7 anni dell’Italia e dei poco più di 7 in Germania. Nessun confronto con i 14,4 anni del Regno Unito.

Gli USA hanno emesso debito noncuranti della possibile risalita dei tassi negli anni scorsi. Si sono comportati da cicala a tutti gli effetti. Ad onor del vero, nel corso del primo mandato il presidente Donald Trump voleva puntare sulle scadenze ultra-lunghe.

Sua era stata l’idea di emettere Treasury a 50 o 100 anni. Il Tesoro non diede seguito a tale idea, sostenendo che l’accoglienza del mercato sarebbe stata fredda. Non se ne fece nulla, nemmeno sul fronte dell’allungamento progressivo delle scadenze. Con la conseguenza che oggi è troppo tardi. Un Treasury a 30 anni costa più del 5% contro l’1,20% minimo a cui arrivò nel 2020. Ecco perché Trump pretende dalla FED il taglio dei tassi, che non gli sarà servito senza una chiara discesa dell’inflazione.

Debito USA, austerità cura necessaria

Se fosse stato emesso debito USA più longevo in passato, oggi avremmo minori scadenze da rinnovare e una maggiore fiducia del mercato circa la sostenibilità dello stesso. I rendimenti sarebbero verosimilmente più bassi lungo la curva. Il costo da sostenere sarebbe stato pagare interessi un po’ più alti negli anni scorsi, ma nei fatti sarebbero stati sovrastati dai benefici futuri. Perché non è accaduto? Washington ha pensato che il suo “privilegio esorbitante” di emettere titoli in dollari sarebbe bastato per continuare ad attirare la fiducia degli investitori a tempo indeterminato. Chiamatelo errore di tracotanza. E sta costando caro all’America di oggi. Senza tagli alla spesa e/o aumenti delle entrate credibili, i deflussi dei capitali rischiano di accelerare e i rendimenti di salire ulteriormente. Welcome to austerity!

[email protected] 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Risarcimenti ai risparmiatori italiani, sentenza storica
Articolo precedente

SNS Reaal e SNS Bank: dopo il crack, una nuova speranza per i risparmiatori italiani

pensionati dichiarazione dei redditi
Articolo seguente

Ma i pensionati devono fare la dichiarazione dei redditi?