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Oggi: 05 Dic, 2025

La crisi del governo Starmer può portare al tracollo dei Gilt

Il governo Starmer non riesce ad uscire dalla crisi politica in cui è precipitato e i Gilt rischiano il tracollo nello scenario più temuto.
2 mesi fa
3 minuti di lettura
La crisi dei Gilt s'infiammerebbe con il cambio di governo
La crisi dei Gilt s'infiammerebbe con il cambio di governo © Licenza Creative Commons

Nessuno dei ministri che sono intervenuti alla conferenza laburista a Liverpool hanno osato pronunciarne il nome. La sua non presenza è stata essa stessa presenza. Si chiama Andrew Burnham, è sindaco di Manchester dal 2017 e medita senza neanche nascondersi più di tanto a rimpiazzare il primo ministro Keir Starmer. E questo scenario, per quanto al momento ritenuto poco probabile, contribuirebbe a mettere pressione ai Gilt. I rendimenti britannici sono scesi dai massimi, ma restano alti.

Sui Gilt pesa fattore Burnham

Il rimpasto del governo di qualche settimana fa non sta frenando la caduta del gradimento per Downing Street e Labour Party.

Ormai nessuno lo nega più: così non si può andare avanti. Poco importa che la maggioranza sia numericamente saldissima a Westminster. In estate è bastata una rivolta dell’ala sinistra per mettere con le spalle al muro Starmer e Rachel Reeves, cancelliere dello Scacchiere. Hanno dovuto abbandonare ogni proposito di tagliare la spesa assistenziale.

Proprio la coppia, che tra l’altro non va d’accordo da mesi, è finita nel mirino dei laburisti più di sinistra. E tra questi c’è proprio Burnham, che ha sollecitato il primo ministro a rifuggire dal copiare le ricette di Reform UK. La formazione di Nigel Farage avanza nei sondaggi ed è già nettamente prima. Reclama la stretta all’immigrazione clandestina e in questi giorni il governo cerca di rispondere a questa esigenza avvertita dall’opinione pubblica con l’inasprimento delle condizioni per entrare nel Regno Unito e la facilitazione delle espulsioni.

Pressioni su Starmer per svolta a sinistra

Ma Burnham si oppone alla svolta e ne chiede un’altra di tipo radicale: nazionalizzazione delle industrie strategiche e socialmente sensibili come trasporti e costruzioni residenziali. E’ arrivato ad affermare che bisognerebbe ignorare il mercato obbligazionario, pur di investire là dove serve.

La sua ricetta è quella della sinistra classica pre-thatcheriana: più tasse sui redditi alti e più spesa pubblica. La prudenza fiscale non sarebbe più considerato un obiettivo primario della politica economica. Gli investitori non possono che assistere con preoccupazione a tale impostazione, quando già a Londra il debito pubblico viaggia verso il 100% del Pil.

I Gilt rischiano un capitombolo come tre anni fa, quando l’allora premier conservatrice Liz Truss annunciò un maxi-taglio alle tasse in deficit. I rendimenti sovrani esplosero, la Banca d’Inghilterra fu costretta ad intervenire per evitare conseguenze irreparabili ai fondi pensione e il governo fece un passo indietro. Si sarebbe dimesso qualche settimana più tardi. Quali sono le probabilità che un evento del genere si ripeta? Teoricamente, basse. Reeves vorrebbe impostare un bilancio all’insegna di quella prudenza già mostrata lo scorso anno al suo debutto come responsabile dei conti pubblici. La vera domanda è se ci riuscirà.

Timori sul debito UK

In effetti, le pressioni dalla sinistra si moltiplicano per un cambio di rotta. Lucy Powell è stata di recente destituita dal ruolo di leader laburista alla Camera dei Comuni. Corre per diventare la numero due del partito e si sta facendo interprete delle istanze di Burnham.

Starmer sente il fiato sul collo e prima o poi potrebbe cedere. Il suo rivale non dichiarato al momento non può rimpiazzarlo, non essendo neppure deputato. Ma già si parla di un suo ritorno a Westminster, che passerebbe per la candidatura a un’elezione suppletiva. Per disinnescare la possibile bomba, cosa farà il capo del governo?

Spostare l’agenda programmatica a sinistra significherebbe aumentare la tassazione sui redditi più alti o sui patrimoni. Un’opzione che finora Reeves ha cercato di allontanare per frenare la fuga dei capitali. Essendo esclusi i tagli alla spesa pubblica, l’eventuale aumento degli investimenti passerebbe necessariamente per le tasse o facendo più deficit. I Gilt inizierebbero a scontare una tale prospettiva. Anche senza un indebitamento diretto, le nazionalizzazioni di alcuni servizi finirebbero per richiedere allo stato investimenti costosi. Ancora una volta la pressione sui conti pubblici si farebbe più forte.

Rendimenti Gilt possono salire ancora

Per Starmer c’è poco tempo. O dimostrerà di essere capace di cambiare passo o dovrà passare la mano. Lo spartiacque sarebbe nel maggio dell’anno prossimo, quando si terranno le elezioni amministrative. Al voto ci saranno anche i 32 distretti di Londra. L’eventuale sconfitta dei laburisti farebbe rompere gli indugi ai rivali interni del primo ministro. Burnham uscirebbe probabilmente allo scoperto. Il mercato teme che per evitare tale scenario, Downing Street accontenti l’ala sinistra. Altro che risanamento dei conti. Nel regno tira aria di spandi e spendi. E con un’inflazione risalita al 3,8% in agosto, non impressiona il 4,70% preteso dal mercato per acquistare i Gilt a 10 anni o il 5,50% per la scadenza trentennale. Anzi, tra non molto potrebbe sembrare pure poco.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

 

 

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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