Cosa sappiamo sulle pensioni del 2026 e del 2027? Ecco cosa accade tra riforme e novità

Le ultime notizie sulle pensioni del 2026 e del 2027 e cosa si dice tra adeguamento dei requisiti di uscita e riforma delle pensioni.
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4 settimane fa
2 minuti di lettura
Due nuove quote, la 96 e la 89, ecco come funzionerebbero per una eventuale nuova riforma delle pensioni con maggiore flessibilità.
Foto © Licenza Creative Commons

Quando si parla di pensioni pensando al futuro, c’è molto da dire e, forse, anche da sperare. Molti si aspettano novità importanti dal punto di vista previdenziale, magari attraverso misure inedite o addirittura una nuova riforma delle pensioni.

Non è facile, però, arrivare a questo tipo di soluzioni, almeno non per il 2026 e il 2027, considerando che il 2025 si sta ormai consumando con misure – alcune solo lievemente corrette rispetto al passato – introdotte nell’ultima legge di Bilancio. Una manovra finanziaria, quella del governo Meloni, che ha deluso le aspettative in materia previdenziale.

Ecco perché il futuro è carico di speranza: la speranza che qualcosa cambi davvero.

E sembra che alcune novità possano davvero fare capolino. Scopriamo quindi cosa sappiamo sulle pensioni del 2026 e del 2027.

Cosa sappiamo sulle pensioni del 2026 e del 2027? Ecco cosa accade tra riforme e novità

Di una vera riforma delle pensioni, ormai, non si parla quasi più. Il governo è impegnato su diverse altre priorità, che spaziano dalle tensioni geopolitiche – tra guerre e dazi – alle emergenze interne come sanità, istruzione, povertà, sicurezza e gestione dei migranti.

Ma allora, cosa succederà per le pensioni nel 2026 e nel 2027?

Una questione apparentemente minore, ma in realtà centrale, è quella del blocco dell’adeguamento biennale dei requisiti pensionistici alle aspettative di vita. Oggi i requisiti validi resteranno tali anche nel 2026, ma potrebbero peggiorare nel 2027.

Parliamo di “rischio” proprio perché nulla è ancora deciso. Tuttavia, c’è la possibilità di una vera sorpresa positiva: lo stop all’adeguamento automatico dei requisiti pensionistici in base all’aspettativa di vita. Una misura prevista per il 2027, ma che potrebbe essere posticipata al 2028, o addirittura congelata del tutto.

Pensioni 2026 e 2027: cosa cambia?

Tutto dipenderà dalle decisioni del governo e dalla capacità di reperire le risorse necessarie, dato che una misura simile ha un costo non trascurabile.

Ogni due anni, di norma, i requisiti pensionistici vengono inaspriti perché cresce l’aspettativa di vita. Questo comporta un posticipo dell’età di pensionamento per contenere la spesa pubblica, visto che le pensioni, in media, vanno pagate per un numero maggiore di mensilità.

Se il governo deciderà di bloccare l’aumento automatico – che scatterebbe dopo i dati ISTAT sull’evoluzione della vita media – dovrà comunque trovare coperture finanziarie. L’INPS dovrà infatti considerare un aumento della spesa da mettere a bilancio, in quanto le pensioni sarebbero erogate per un periodo più lungo.

Entro la fine del 2025 dovrebbe arrivare il decreto governativo tanto atteso, in due possibili versioni: una che conferma l’adeguamento e una che lo sospende. E questo potrebbe cambiare tutto, perché sarà proprio il decreto a stabilire se applicare o congelare l’aumento dei requisiti.

Entro fine anno l’atteso decreto del governo

Secondo le ultime indiscrezioni e alcune dichiarazioni di esponenti politici vicini al dossier pensioni, la decisione sarebbe già stata presa: il governo dirà no all’aumento dei requisiti.

Come anticipato, potrebbe sembrare un cambiamento di poco conto, ma consentire l’uscita a 67 anni anche nel 2026, 2027 e 2028 non è affatto banale.

Molti lavoratori potrebbero beneficiarne direttamente, evitando di dover restare al lavoro 3 mesi in più. Infatti, l’incremento previsto – basato sull’aumento della vita media – è proprio di 3 mesi. A dire il vero, l’aspettativa di vita è aumentata di 7 mesi, ma deve essere considerato che nel periodo pandemico si era registrato un calo di 4 mesi, da assorbire progressivamente.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

1 Comment

  1. La riforma della pensioni girano come vuoi come un pesce che puzza dalla testa ormai i politici fanno solo cassa e poi sperperano con gli interessi…….. Non esiste classe politica . I veri politici erano Craxi e Andreotti ed altri cavalli di razza in politica. Non ne vale la pena commentare. 41 anni di servizio ancora sto lavorando perché le uscite che si sono inventati sono tutte penalizzanti, non danno dignità alla pensione e al soggetto lavoratore. Vergogna………

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