Commissione von der Leyen bis più a destra e sinistra in tilt: così Ursula ha fatto le scarpe ai socialisti (e Macron)

E' nata ufficialmente la seconda Commissione retta da Ursula von der Leyen, ma con la prima c'entra ormai molto poco.
2 settimane fa
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Ok al bis per la Commissione von der Leyen
Ok al bis per la Commissione von der Leyen © Licenza Creative Commons

370 sì, 282 no e 36 astenuti decretano il via libera alla seconda Commissione di Ursula von der Leyen. Sarebbe bastata la maggioranza semplice di 345. I numeri sono stati assai inferiori ai 401 che a luglio formarono la nuova cosiddetta maggioranza Ursula composta da popolari, socialisti, liberali e Verdi. In teoria, il suo perimetro avrebbe potuto contare su 454 deputati. Tuttavia, 25 socialisti, 25 popolari e gran parte dei Verdi hanno votato contro. Spiccano il no dei socialisti francesi, dei popolari spagnoli e l’astensione dei socialdemocratici tedeschi.

Così come spicca il sì di Fratelli d’Italia, i cui 24 voti a favore si sono rivelati determinanti per il successo dell’operazione di Manfred Weber. Il leader dei popolari, anch’egli tedesco, ha spostato l’asse della maggioranza a destra, pur avendo dovuto incassare numerose defezioni nell’ambito del centro-sinistra.

Commissione von der Leyen si sposta a destra

A conti fatti, sono stati in 111 ad avere negato la fiducia tra i gruppi che in teoria avrebbero dovuto accordare il bis alla Commissione von der Leyen. E che la sinistra si sia trovata spiazzata lo confermano anche due defezioni nel PD. Marco Tarquinio e Cecilia Strada hanno votato contro. E Nicola Zingaretti, pur votando a favore, ha ammesso che d’ora in avanti non ci saranno sconti per l’esecutivo comunitario, essendosi spostato a destra.

Fitto vicepresidente vittoria per Giorgia Meloni

La nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo con delega ai fondi di Coesione è un grande successo ottenuto dal governo Meloni. Pur avendo Fratelli d’Italia votato contro a luglio, per cui ponendosi formalmente fuori dal perimetro della maggioranza Ursula, l’Italia è riuscita ugualmente ad avere ciò che chiedeva. Un risultato positivo per la leadership di Giorgia Meloni, che ha mandato su tutte le furie i suoi oppositori casalinghi e in Europa. Anche perché i popolari hanno votato in più occasioni insieme non solo ai conservatori di ECR, guidati proprio dalla nostra premier, bensì anche ai Patrioti di cui sono parte Matteo Salvini e Marine Le Pen.

I socialisti sono i veri sconfitti di questo bis per la Commissione von der Leyen. Hanno firmato un assegno in bianco a luglio e si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano. Appena 5 commissari su 26, ma soprattutto ha perso la garanzia di essere l’interlocutore unico dei popolari. Al contrario, questi hanno adottato la politica dei due forni, alleandosi di volta in volta con i gruppi con i quali hanno posizioni comuni sui singoli temi. E’ la fine delle “grandi coalizioni” destra-sinistra in salsa europea.

Asse franco-tedesco sconfitto

Il no dei popolari spagnoli non deve essere drammatizzato più di tanto. E’ un modo per smarcarsi ufficialmente dalla presenza di Teresa Riba, che accusano di essere responsabile del disastro dell’alluvione a Valencia. Nei fatti, sosterranno la Commissione von der Leyen. Ma è evidente che a guadagnare di più è stata la premier italiana. Fa parte del nuovo governo comunitario senza avere ceduto alcunché. Ha fatto valere la rilevanza dell’Italia, Paese fondatore dell’Unione Europea. Il suo braccio destro Raffaele Fitto ora sta a Bruxelles tra i numeri due di Ursula.

Gli sconfitti di questo bis hanno i volti di Olaf Scholz ed Emmanuel Macron. Entrambi volevano l’Italia esclusa dalle vicepresidenze. Il primo ha fatto votare i suoi contro, per cui paradossalmente potremmo affermare che nella maggioranza Ursula entri Meloni ed esca il cancelliere tedesco. Ricordate che nulla accade per caso. Bruxelles si sposta a destra, perché a destra sono gli elettori e gli Stati Uniti d’America. La sinistra immigrazionista, ambientalista e woke viene gradualmente spinta fuori dal recinto del governo a Bruxelles.

Commissione von der Leyen terremoto a sinistra

I numeri e le formule su cui si reggono le istituzioni comunitarie non consentono di adottare approcci più traumatici.

Ma il senso di quanto accaduto è proprio questo. La nuova Commissione von der Leyen non nasce debole come qualche analista si affretta a scrivere in queste ore guardando ai numeri. Nasce esattamente con l’intento di chi sta dietro a questa operazione: cacciare la sinistra dalla maggioranza dopo che le sue politiche hanno prodotto tanti danni all’economia e malcontento a non finire. La dimostrazione che il voto degli elettori conta, anche se va di moda ultimamente demolire i paradigmi della democrazia.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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