Un rumore assordante ogni volta che qualcuno la nomina. Parliamo della pensione quota 41, oggetto di una vera e propria campagna di sensibilizzazione da anni. Si tratta della misura che, fin dai tempi del primo governo Conte (quello con Lega e Movimento 5 Stelle), ha fatto molto discutere.
In particolare, si parla della quota 41 per tutti, cavallo di battaglia di Matteo Salvini e della Lega. Una misura a cui il Carroccio puntava già nel 2019, quando andò al governo con i grillini e varò la quota 100. L’idea era che la quota 41 per tutti fosse il proseguimento naturale di quella prima esperienza. E invece, nulla è stato fatto.
Tuttavia, ogni volta che si parla di riforma delle pensioni, la quota 41 torna immancabilmente a fare capolino.
Va detto chiaramente: qualsiasi ipotesi di riforma strutturale del sistema previdenziale dovrà necessariamente essere affrontata entro la fine dell’attuale legislatura, ovvero entro il 2027, scadenza naturale del governo Meloni.
Questo non significa però che la quota 41 non ci sarà nel 2026. Anzi, la misura sarà attiva anche l’anno prossimo. Solo che non si tratterà della versione “per tutti”, tanto invocata.
Come funzionerà la pensione con quota 41 nel 2026
Per la quota 41 per tutti, servirà ancora tempo. Se davvero verrà introdotta, se ne riparlerà nei prossimi anni. Nel frattempo, a partire da gennaio 2026, resterà attiva la quota 41 per lavoratori precoci, già esistente oggi.
Si tratta di una versione molto selettiva, riservata a categorie specifiche. La misura prevede il raggiungimento di 41 anni di contributi, ma con due ulteriori condizioni:
- almeno un anno di contributi versati prima del compimento dei 19 anni di età (52 settimane, anche non continuative);
- almeno 35 anni di contributi effettivi da lavoro, escludendo i contributi figurativi da disoccupazione o malattia.
Attenzione: i contributi figurativi valgono per il diritto alla pensione, ma non devono superare i 6 anni, pena l’esclusione dai 35 anni utili.
Pensione quota 41 precoci anche nel 2026, ma con gli stessi vincoli
Nel 2026, la quota 41 per precoci resterà invariata. Nessuna modifica è prevista rispetto all’attuale normativa. La misura continua ad essere destinata a lavoratori appartenenti a determinate categorie, con requisiti stringenti.
Ecco chi può beneficiarne:
- Lavoratori addetti ad attività gravose o usuranti, a patto che tali mansioni siano state svolte:
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per almeno 7 anni negli ultimi 10, oppure
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per almeno 6 anni negli ultimi 7;
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- Invalidi civili con un grado di invalidità non inferiore al 74%, certificato dalla commissione medica dell’INPS o della ASL tramite apposito verbale;
- Caregiver familiari, ossia persone che assistono familiari disabili gravi. Il requisito fondamentale è la convivenza, certificata tramite residenza anagrafica allo stesso numero civico (interno diverso è tollerato, numero civico diverso no);
- Disoccupati che abbiano terminato integralmente la NASpI da almeno tre mesi. Questo intervallo temporale è cruciale anche per l’accesso alla prestazione pensionistica, che decorre dopo tre mesi dalla maturazione dei requisiti.
In sintesi
La quota 41 precoci resterà in vigore anche nel 2026, ma non sarà estesa a tutti i lavoratori. È riservata solo a chi:
- ha 41 anni di contributi;
- ha iniziato a lavorare prima dei 19 anni;
- rientra in una delle categorie tutelate (lavori gravosi/usuranti, caregiver, invalidi, disoccupati).
La tanto attesa quota 41 per tutti, promessa dalla politica, non è ancora realtà. E nel migliore dei casi, se ne parlerà dopo il 2026.