Ultime occasioni per acquistare titoli di stato italiani con rendimenti interessanti? Ce lo chiediamo da diversi mesi e tra una tensione e l’altra sui mercati finanziari è accaduto che investire in bond continui a convenire. Sono soprattutto le scadenze lunghe ad offrire le soluzioni più allettanti. Se non voleste puntare su una scadenza eccessivamente lunga, potreste concentrarvi sul 2040. I BTp a 15 anni non sono molto popolari tra le famiglie, che preferiscono durate più corte o molto più durature. Eppure, possono dare qualche soddisfazione.
Tre bond con cedole effettive nette molto differenti
In questo articolo, ve ne presentiamo ben tre.
In realtà, all’emissione solo uno debuttò come BTp a 15 anni, mentre gli altri furono lanciati come bond a 20 e 30 anni. Ciò si riflette nella diversa entità delle cedole, che a loro volta determinano quotazioni assai differenti tra loro. Iniziamo con il BTp 1 marzo 2040 con cedola 3,10% (ISIN: IT0005377152). Oggi, sul mercato secondario prezza a circa 91 centesimi. La cedola netta effettiva risulta del 2,98%. E’ quanto percepisce in termini percentuali l’obbligazionista sulla cifra spesa per acquistare il bond e al netto dell’imposizione fiscale. L’emissione risale al 2019, prima del Covid. Non sono passati tanti anni, ma sembra un’era fa.
E poi c’è il vero BTp a 15 anni, emesso a febbraio con scadenza 1 ottobre 2040 e cedola 3,85% (ISIN: IT0005635583). Presenta al momento una quotazione in area 98,30 centesimi. La cedola netta effettiva qui sale al 3,42%. Naturale che il prezzo di acquisto sia a ridosso della pari, essendo il bond stato emesso pochi mesi fa, cioè in condizioni di mercato assai simili a quelle attuali.
Infine, il BTp 1 settembre 2040 con cedola 5% (ISIN: IT0004532559). L’emissione avvenne nel lontano 2009 in qualità di trentennale. Questo titolo tratta sul secondario a 112, decisamente sopra la pari. Un dato che potrebbe scoraggiare molti di noi ad acquistarlo. Sappiamo, infatti, che il canale retail preferisce di solito puntare su bond con quotazioni sotto o alla pari. Nello specifico, occorrono 3 anni di cedole nette incassate per pareggiare la perdita accusata con la minusvalenza iniziale. A meno di non inserire il titolo in portafoglio a scopo speculativo, vale a dire per rivenderlo poco dopo a quotazioni più alte. In questo caso, la cedola netta effettiva s’impenna al 3,91%.
BTp 15 anni al 4%
Quanto alla duration modificata, risulta in tutti e tre i casi attorno agli 11 anni. Questo significa che, grosso modo, le quotazioni aumentano dell’11% con un calo del rendimento dell’1%. Calo probabile, visto che la Banca Centrale Europea dovrebbe continuare a tagliare i tassi di interesse anche a giugno e probabilmente ancora un’altra volta entro l’anno. In termini di rendimento alla scadenza, il BTp a 15 anni offre ancora il 4% lordo. Difficile che queste cifre reggano nei prossimi mesi se l’inflazione e i deficit nell’Eurozona non risalgono.