Non è ancora chiaro cosa accadrà al sistema pensionistico nei prossimi anni, ma ciò che molti contribuenti temono è una cosa sola: dal 2027 i requisiti di accesso alle pensioni potrebbero peggiorare rispetto ad oggi.
Usiamo il condizionale perché su questa ipotesi aleggiano ancora dubbi e incertezze. Per molti, l’aumento dei requisiti è dato per scontato. Per altri, invece, no: c’è chi sostiene che il governo interverrà per bloccare l’incremento. Ma da dove nasce questa situazione? E perché il governo può intervenire?
“Salve, sono Stefano, un lavoratore che compie 67 anni a novembre 2027. Credevo di poter andare sicuramente in pensione di vecchiaia nel 2027, ma adesso non ne sono più sicuro.
Pare che i requisiti anagrafici saliranno di 3 mesi proprio nel 2027, e rischio di dover aspettare il 2028 per ritirarmi. Secondo voi è vero o è una bufala? Premetto che ho già oggi 20 anni di versamenti contributivi.”
Aumento requisiti pensioni di vecchiaia, perché sì e perché no, cosa succede adesso?
La materia delle pensioni è una delle più complesse da affrontare. Da un lato per le continue novità normative, dall’altro per la mancanza di certezze assolute. Anche chi considera le regole attuali, come la pensione di vecchiaia ordinaria o quella anticipata, come stabili e sicure, potrebbe essere sorpreso da ciò che potrebbe accadere a breve con una possibile riforma.
La data cruciale è il 2027, quando potrebbero essere rivisti anche i requisiti considerati fino ad oggi certi, come quelli della pensione di vecchiaia.
Nel 2019, l’età pensionabile passò da 66 anni e 7 mesi a 67 anni, in seguito a un adeguamento legato all’aspettativa di vita della popolazione. Infatti, quando la vita media aumenta, crescono anche i requisiti per l’accesso alla pensione.
Al contrario, se la vita media cala, i requisiti dovrebbero teoricamente ridursi.
Tuttavia, il meccanismo è pensato per tutelare i conti pubblici: se la vita media cala, come avvenuto con la pandemia, l’età pensionabile non scende automaticamente, ma il “saldo negativo” viene recuperato negli anni successivi, se il trend torna a salire.
Guardando al 2027, secondo i dati ISTAT — l’istituto che monitora l’andamento dell’aspettativa di vita — si prevede un aumento di 3 mesi nei requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia.
Il governo può evitare l’inasprimento, ecco come
L’aumento è automatico, secondo le norme vigenti, e scatta se il governo conferma l’adeguamento ai dati ISTAT. Tuttavia, l’esecutivo ha il potere di intervenire per bloccare l’incremento, sempre tramite apposito decreto.
È questa la speranza di molti contribuenti nati nel 1960, che nel 2027 compiranno 67 anni. Il governo ha infatti la possibilità di sospendere l’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita per il biennio 2027-2028.
Al momento, però, siamo ancora nel campo delle ipotesi: tutto dipenderà dalle scelte politiche che verranno prese.
Aumento requisiti pensioni di vecchiaia, perché sì e perché no, cosa succede adesso?
Chi dovrà andare in pensione nei prossimi anni potrebbe riuscire a farlo alle stesse condizioni di oggi, ovvero senza l’adeguamento automatico all’aspettativa di vita.
Ma molto dipenderà dalle disponibilità finanziarie del governo, che — come noto — sono limitate.
Secondo quanto riportato anche dal Sole 24 Ore, la spesa pensionistica è in costante aumento, persino da subito dopo l’introduzione della riforma Fornero. Paradossalmente, si spendeva meno prima, quando i requisiti erano meno rigidi.
Nel frattempo, l’INPS incassa sempre meno, a causa di disoccupazione, precarietà e discontinuità lavorativa (nonostante un leggero miglioramento recente).
Tutto questo rende difficile, per il governo, trovare le risorse per bloccare l’aumento del 2027. Di norma, il decreto che conferma o blocca l’adeguamento deve essere emanato entro la fine del secondo anno precedente quello dell’eventuale modifica: quindi, entro la fine del 2025.
Solo allora sarà possibile dare risposte certe ai contribuenti che si stanno chiedendo cosa accadrà davvero.
Può andar bene solamente in luogo della quota 103 perché permette di andare in pensione a chi ha 64 anni e non raggiunge i 41 anni di contribuzione . Contrariamente é fortemente peggiorativa per chi matura il diritto alla pensione anticipata ordinaria nel 2026 in quanto perderebbe la parte contributiva mista dopo anni di lavoro e ciò lederebbe un legittimo interesse dopo una vita di lavoro . Sarebbe totalmente ingiusto !!! In questa ipotesi bisogna prevedere clausole di salvaguardia nei confronti di chi è prossimo alla pensione anticipata ordinaria nonché cristallizzare il diritto a coloro i quali percepiranno la contribuzione mista al compimento dei 67 anni
Solo chi non lavora non capisce che aumentare l’età di pensione è deleterio….il corpo e la mente cambia in peggio. Ma dove vogliamo arrivare…ho 60 anni e 35 anni di contributi faccio un lavoro non quantificato dallo stato perché gli altri colleghi forze dell’ordine vanno in pensione, giustamente, a 60…noi polizia locale no….io a 60 anni devo fermare una rissa ??ma dove vado, basta una spinta e sono finita. Grande ingiustizia e vogliono aumentare ancora l’età …. vi raccomando a 67 o 70 anni a fare viabilità o rilevare un incidente o ordine pubblico…ma vi rendete conto??? Basterebbe per tutti e tutte le categorie andare in pensione a 62 anni e in base ai contributi si riceve la relativa pensione. Si allunga la vita ma grazie ai farmaci.