Ci sono buone notizie sul fronte dei conti pubblici italiani, malgrado la lieve contrazione del Pil italiano nel secondo trimestre. Nel mese di luglio, lo stato ha registrato un avanzo, stimato provvisoriamente in 14,2 miliardi di euro. Nello stesso mese dell’anno precedente, l’avanzo si era fermato a 2,3 miliardi. E così, nei primi 7 mesi del 2025 il fabbisogno complessivo è sceso a 83,8 miliardi dai 93,1 miliardi dello stesso periodo nel 2024.
Saldi di bilancio migliorano
Ogni mese lo stato italiano incassa denaro dai contribuenti grazie al pagamento di imposte e contributi, mentre dall’altro spende per erogare servizi e provvedere al mantenimento della sua struttura burocratica. Il saldo può essere positivo (avanzo) o negativo (fabbisogno). Per la gran parte dei mesi dell’anno è negativo, dato che lo stato non riesce a spendere entro i limiti di quanto incassa, comprendendo gli interessi sul debito pubblico.
Ci sono mesi, tuttavia, in cui il saldo risulta largamente positivo. Sono quelli delle scadenze fiscali come per l’appunto luglio, ma anche novembre e dicembre.
E’ ancora presto per tirare le somme. Anche perché il calo del Pil italiano tra aprile e giugno segnala che le cose per l’economia italiana potrebbero andare peggio del previsto. E quando l’economia arranca, anche le entrate vanno meno bene. Per il momento, però, abbiamo un fabbisogno di oltre 9 miliardi inferiore all’anno scorso. Trattasi dello 0,4% del Pil. Considerato che per quest’anno il governo Meloni ha previsto un deficit al 3,3%, non sarebbe improbabile che alla fine risultasse di poco inferiore al 3%.
Deficit inferiore alle attese già nel 2024
Anche lo scorso anno le cose andarono meglio delle previsioni ufficiali.
Il deficit chiuse al 3,4% contro il 3,8% atteso. E per la prima volta dal 2019 l’Italia tornava all’avanzo primario con un +0,4%. La differenza potrebbe farla proprio la spesa per interessi. Il crollo dello spread ai minimi dal 2010 riduce il rendimento extra richiesto dal mercato sui titoli “core” tedeschi. Di per sé non implica che spenderemo meno in interessi. Se i rendimenti tedeschi salissero, cosa che sta avvenendo in questa fase, rischieremmo di pagare ugualmente di più.
In realtà, il costo di emissione per il nuovo debito pubblico quest’anno è sceso al 2,80% dal 3,41% del 2024. La tendenza resta positiva. Bisogna vedere se dal confronto con le previsioni del governo a fine anno ci sarà stato un qualche risparmio o meno. Ad ogni modo, un fabbisogno in calo anche tra agosto e dicembre alimenterebbe la dinamica positiva sui mercati a sostegno dei nostri titoli di stato. Lo spread con i Bund si restringerebbe ulteriormente, migliorando a sua volta anche l’outlook delle agenzie di rating.
Fabbisogno in calo accelera uscita da procedura d’infrazione UE
Un deficit sotto il 3% accelererebbe l’uscita dell’Italia dalla procedura d’infrazione dell’Unione Europea. E anche questo sarebbe un segnale fortemente positivo e distintivo rispetto a Paesi come la Francia. Affinché questi numeri siano possibili, il fabbisogno nei rimanenti 5 mesi dell’anno non dovrà eccedere i 31-32 miliardi, stessa cifra del 2024.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

