Una nuova truffa sta facendo il giro del web e questa volta le vittime sono attratte da oggetti apparentemente innocui: le bambole Labubu. Si tratta di pupazzi colorati, dallo stile stilizzato e grottesco, che hanno conquistato milioni di utenti in tutto il mondo grazie ai social network. Il loro design curioso, insieme a una forte componente collezionistica, li ha resi oggetti del desiderio, in particolare tra i più giovani e gli appassionati di cultura pop e design giapponese. Ma dietro l’innocenza di questi giocattoli si nasconde un meccanismo di truffa sempre più diffuso e sofisticato.
La truffa sfrutta l’elevata viralità di queste bambole per colpire utenti ignari attraverso falsi annunci, piattaforme di vendita ingannevoli e account social manipolati.
I truffatori si spacciano per venditori o distributori ufficiali e propongono offerte imperdibili: Labubu rari a prezzi stracciati, collezioni complete a metà costo, spedizioni rapide e sconti a tempo limitato. Chi cede alla tentazione effettua il pagamento e, da quel momento, non riceve più nulla. Il prodotto non arriva, il venditore scompare e il sito attraverso cui è stato effettuato l’acquisto diventa improvvisamente irraggiungibile. Alcuni utenti segnalano anche casi in cui, oltre alla perdita di denaro, vengono sottratti dati personali e bancari.
Cosa sono le bambole Labubu e perché sono diventate virali
Le bambole Labubu sono creazioni della società Pop Mart, produttrice cinese di oggetti da collezione in vinile. Ogni bambola rappresenta una variante del personaggio principale, Labubu, un piccolo mostriciattolo con grandi occhi, denti sporgenti e un aspetto tra l’adorabile e il demoniaco. L’estetica richiama lo stile “designer toys”, ovvero oggetti nati per essere collezionati più che giocati, spesso realizzati in serie limitate e venduti in modalità blind box: si compra senza sapere quale modello si riceverà.
La viralità delle Labubu nasce dai social, in particolare da TikTok e Instagram, dove migliaia di utenti pubblicano video di unboxing, confronti tra modelli rari e scambi tra collezionisti. Questa esposizione mediatica ha trasformato le Labubu in fenomeno globale, con una richiesta che supera l’offerta e con prezzi che, per alcuni pezzi, possono raggiungere cifre considerevoli. La combinazione tra scarsità, hype e desiderio di appartenenza alla community digitale ha creato il terreno ideale per truffatori esperti in marketing ingannevole.
Chi non conosce bene il mercato o si lascia guidare dall’impulso rischia di finire vittima della truffa. Il target privilegiato sono adolescenti, giovani adulti e genitori attratti da quello che credono essere un regalo perfetto. I truffatori sfruttano questa ingenuità per colpire con annunci sponsorizzati, video virali fasulli e finte recensioni positive. In molti casi, le piattaforme usate per vendere le bambole sono create ad hoc, con layout professionale e indirizzi web molto simili a quelli dei distributori ufficiali, per confondere anche l’occhio più attento.
Truffa Labubu: come funziona nel dettaglio
Il meccanismo della truffa legata alle bambole Labubu è articolato e ben studiato. Tutto inizia con la diffusione di contenuti promozionali falsi, pubblicati sui social da account creati appositamente o hackerati.
Questi contenuti presentano offerte irrinunciabili con link che rimandano a siti e-commerce dall’aspetto credibile. Gli utenti cliccano, visionano una vetrina online ben realizzata, spesso accompagnata da finte recensioni e feedback positivi, e decidono di acquistare.
Durante la fase di pagamento, la truffa si manifesta sotto due forme: la prima è la classica, dove il pagamento va a buon fine ma il prodotto non viene mai spedito. La seconda, più grave, prevede il furto di dati sensibili attraverso moduli falsificati che chiedono numeri di carta, documenti o credenziali bancarie. In questo caso, il danno economico può essere molto superiore al semplice valore dell’oggetto.
Una volta incassato il denaro, il sito scompare. Viene disattivato o sostituito da una pagina di errore. Gli account social che lo avevano promosso vengono cancellati o modificati per evitare riconoscimenti. Spesso, la stessa struttura viene riutilizzata pochi giorni dopo con un nuovo nome, nuova grafica e un altro oggetto virale, creando un ciclo continuo e difficile da tracciare.
Le autorità invitano alla massima attenzione e consigliano di acquistare solo da canali ufficiali o rivenditori certificati. Controllare la presenza di indirizzi fisici, numeri di telefono, condizioni di vendita e sistemi di pagamento sicuri può ridurre notevolmente il rischio. Inoltre, è fondamentale diffidare di offerte troppo allettanti, soprattutto quando il prodotto in questione è rarissimo o richiestissimo. In rete, se un affare sembra troppo bello per essere vero, spesso non lo è.
Ci mancava solo la truffa Labubu
Le bambole Labubu sono l’ultimo esempio di come un oggetto virale possa diventare il mezzo perfetto per mettere in atto truffe digitali. Il loro successo, amplificato dai social network, ha attirato l’attenzione di organizzazioni criminali capaci di sfruttare tecniche di marketing sofisticate per ingannare migliaia di persone. La truffa non si limita alla perdita del bene desiderato, ma può causare danni economici ben più gravi, compromettendo dati personali e sicurezza finanziaria. In un’epoca in cui tutto sembra a portata di click, la prudenza resta l’unica vera arma di difesa.
In sintesi.
- Le bambole Labubu sono diventate oggetto di una truffa online che sfrutta la loro popolarità sui social.
- I truffatori creano siti falsi e profili ingannevoli per attirare utenti con offerte irrealistiche.
- Oltre alla perdita economica, c’è il rischio concreto di furto di dati personali e bancari.