All’indomani dell’annunciato mantenimento dei tassi di interesse al 4,25-4,50% negli Stati Uniti, la Banca Nazionale Svizzera ha oggi comunicato un nuovo taglio dello 0,25%. Il costo del denaro elvetico così si azzera e torna ai livelli di quasi tre anni fa. L’intervento era stato grosso modo scontato dai mercati e l’istituto l’ha giustificato con la necessità di reagire alle pressioni ribassiste sull’inflazione. A maggio, questa è scesa al -0,1%.
Rischio deflazione a causa del franco svizzero
L’economia alpina ha flirtato più volte con la deflazione negli ultimi anni. Nel primo anno di pandemia la crescita dei prezzi fu sempre negativa su base annua. Contrariamente alle altre economie europee, poi, la Svizzera non ha registrato tassi d’inflazione elevati con la crisi energetica.
Il picco venne raggiunto nell’agosto del 2022 al 3,5%. Nell’Eurozona si sfiorò l’11%.
La principale minaccia è rappresentata dal franco svizzero. Il suo tasso di cambio contro le altre valute mondiali è forte, in quanto la valuta elvetica è considerata un “porto sicuro” per gli investimenti. E proprio nelle fasi di tensioni sui mercati internazionali i capitali affluiscono copiosi, rafforzandone i corsi e accentuando il calo dei prezzi per le importazioni. Ciò si trasmette sui prezzi al consumo. La Banca Nazionale Svizzera ha come obiettivo di mantenere l’inflazione nel range 0-2%.
Ritorno ai tassi negativi?
Cosa può accadere nei prossimi mesi? Se la minaccia della deflazione non si acuisse, probabile che l’istituto si prenda una pausa. L’opzione di tornare all’era dei tassi negativi non è considerata a cuor leggero da queste parti.
A pagarne il prezzo sarebbero ancora una volta i risparmiatori, che non si vedrebbero remunerati. Le stesse banche avrebbero difficoltà a fare utili prestando denaro, a causa dei bassi margini. Infine, i capitali si metterebbero in cerca di opportunità di guadagno anche a costo di addossarsi rischi elevati.
La Svizzera non considera i tassi negativi un buon affare, ma ciò non toglie che questa sarebbe la prospettiva nel caso in cui l’inflazione continuasse a scendere. La soglia massima di decrescita tendenziale per i prezzi al consumo verrebbe fissata allo 0,5%. Toccata o superata, i tassi scenderebbero sottozero. Fino al 2022 furono fissati al -0,75%. Nessuno per il momento si spinge a ipotizzare che da qui a breve torneranno a quei livelli. Tuttavia, non sarebbe un’ipotesi peregrina. E’ già successo e può tornare a succedere. I rendimenti negativi fino ai 4 anni segnalano che sia meno improbabile di quanto pensiamo.
Tassi zero in Svizzera inefficaci contro super franco
Il franco svizzero guadagna contro l’euro fino a un terzo di punto percentuale dopo l’annuncio. Il cambio è di 0,9369 alle ore 11.15. Le tensioni geopolitiche non aiutano. C’è voglia di “safe asset” sui mercati, per cui neanche il taglio dei tassi della Svizzera riesce ad arrestare l’afflusso dei capitali.
Uno scenario che l’istituto conosce benissimo. Tra il settembre 2011 e il gennaio 2015 introdusse il cambio minimo di 1,20 contro l’euro per scoraggiare gli afflussi, ma l’operazione non ebbe alcun successo e dovette essere abbandonata con un annuncio shock. Il cambio s’impennò fino a scendere sotto la parità, acuendo la deflazione.