In Sicilia arrivano interessi aggiuntivi per oltre 22000 euro per buoni fruttiferi postali della serie Q/P. L’Arbitro Bancario Finanziario di Messina, infatti, accoglie il ricorso di un risparmiatore di Messina riconoscendo il diritto ad ottenere le somme riportate dietro ai titoli. Questo per gli anni dal ventesimo al trentesimo. Ecco maggiori dettagli in merito.

Il caso affrontato dall’Abf sui buoni fruttiferi postali

Il titolare di due buoni fruttiferi postali della serie Q/P emessi il 16 luglio 1986 del valore di 2 milioni di lire ha chiesto a Poste Italiane l’esatta erogazione degli interessi riportati dietro ai due titoli.

Questo per gli anni dal ventunesimo al trentesimo. Il problema nasce dalla modifica dei rendimenti avvenuta prima della sottoscrizione dei titoli. Inoltre dal timbro inserito sui buoni con i nuovi rendimenti.

Il Collegio di Palermo ha visionato con attenzione i due buoni. Ha stabilito quindi la prevalenza di quanto riportato sui titoli della serie Q/P rispetto alle modifiche introdotte con il DM di giugno 1986. Il timbro modificativo inserito da Poste Italiane, infatti, forniva informazioni soltanto per i primi venti anni di validità. Non diceva nulla degli interessi da corrispondere per gli ultimi dieci anni.

L’intermediario, quindi, con questa decisione dovrà rimborsare al titolare dei due buoni gli interessi per gli anni dal 21° al 30°. Ciò grazie all’Avvocato Alberto Rizzo, Giurista esperto nella materia del diritto bancario e postale, che l’ha assistito. In questo modo il risparmiatore otterrà 22 mila euro in più rispetto a quanto voleva corrispondere Poste Italiane.

La soluzione per i buoni fruttiferi postali

L’Avvocato Alberto Rizzo comunica che la decisione del Collegio di Palermo è molto positiva. Questo perché tanti titolari di bfp della serie Q/P avranno davvero ciò che gli spetta. L’avvocato spiega che in questo periodo sono molte le persone che si recano negli uffici postali per riscuotere l’importo dei titoli in loro possesso.

Purtroppo costoro, inconsapevoli dei loro diritti, si vedono riconoscere importi più bassi rispetto ai rendimenti previsti dai buoni fruttiferi postali originari.

Proprio per evitare che avvenga ciò, l’Avvocato Rizzo invita chi ha un buono emesso dopo giugno 1986 a farlo esaminare per capire se ha diritto a farsi corrispondere un importo più alto rispetto a quello conteggiato da Poste. Si potrà fare anche se il titolo è già stato incassato purché non siano passati dieci anni dalla scadenza del titolo in quanto va in prescrizione.

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