Arriva una nuova sentenza in merito ai buoni fruttiferi postali della serie Q/P. Il Collegio di Palermo ha infatti riconosciuto il diritto del risparmiatore a ricevere le somme riportate dietro la tabella dei titoli. In questo modo un cittadino catanese ha ottenuto una cifra maggiore (107 mila euro) rispetto a quanto proposto da Poste. Ecco maggiori dettagli in merito.

Il caso dei 5 buoni fruttiferi postali serie Q/P

Un risparmiatore catanese si è rivolto all’Arbitro Bancario Finanziario perché Poste ha respinto la sua richiesta di riconoscimento degli interessi riportati dietro ai titoli.

Questo a causa di una modifica dei rendimenti avvenuta, però, prima della sottoscrizione dei titoli. E poi a causa di un timbro che Poste Italiane aveva collocato sopra la tabella che riportava i nuovi tassi applicati soltanto per i primi venti anni dei buoni. Non si diceva nulla, invece, dei tassi di interesse da applicare dal ventunesimo a trentesimo anno.
Nel dettaglio, il risparmiatore era titolare di 5 bfp serie Q/P emessi (tre dei titoli) il 2 marzo 1988 e (due dei titoli) il 9 ottobre 1990. Tutti del valore di 5000000 lire ognuno.

La pronuncia del Collegio di Palermo sui 5 buoni fruttiferi postali

Il Collegio di Palermo analizzando con attenzione i 5 titoli ha dato ragione al risparmiatore. Ha infatti stabilito la prevalenza di quanto riportato sui buoni fruttiferi postali rispetto alle modifiche introdotte con Decreto Ministeriale. Il timbro di Poste, infatti, secondo il Collegio comunicava soltanto quali interessi erogare per i primi vent’anni di validità dei buoni senza dire nulla di quelli da corrispondere per gli ultimi dieci anni. Grazie a tale decisione, quindi, il risparmiatore, assistito dall’avvocato braidese Alberto Rizzo, giurista esperto nella materia del diritto bancario e postale, avrà quanto richiesto. Parliamo degli interessi previsti per gli ultimi dieci anni di validità del titoli e non quelli versati inizialmente dall’intermediario (107 mila euro in più).

Per l’avvocato Rizzo questa, così come altre decisioni dell’Abf, sono importanti, per i tanti risparmiatori dei buoni della serie Q/P. Sono molti infatti, quelli che si vedono riconoscere (non sapendolo) degli interessi più bassi. Proprio per questo l’avvocato consiglia a chi ha un titolo emesso dopo giugno 1986 di farlo esaminare per capire se potrà avere un importo più alto rispetto a quello calcolato da Poste mediante il sito della Cassa Depositi e Prestiti. Ciò sarà possibile anche se il buono è stato incassato purché non siano passati più dieci anni da tale data (scatta infatti la prescrizione).
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