Maduro festeggia la vittoria alle elezioni farsa con una nuova ondata di repressione del mercato

Il Venezuela di Maduro avvia una nuova fase di repressione del mercato subito dopo le elezioni, prospettando il ritorno all'iperinflazione.
1 settimana fa
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In Venezuela torna la repressione dell'economia di mercato
In Venezuela torna la repressione dell'economia di mercato © Licenza Creative Commons

E’ di 25 arrestati, di cui 10 donne, il bilancio della nuova ondata di repressione del mercato da parte del regime “chavista” di Nicolas Maduro in Venezuela. Non solo operatori del cambio in senso stretto, ma anche programmatori e sviluppatori, tutti accusati di avere manipolato il tasso di cambio al mercato nero. Il cosiddetto “dollaro parallelo” vale di più del tasso ufficiale: 123 bolivares contro 1 dollaro, anziché i 97,31 bolivares dell’ultima rilevazione giornaliera. La distanza tra i due si amplia sin dalla fine del 2024 e dopo un periodo di relativa stabilità valutaria nell’economia andina. E’ così che torna lo spettro dell’iperinflazione, vissuta drammaticamente qui tra il 2017 e il 2021.

Paura tra gli investitori dopo le elezioni farsa

Prima che fossero annunciati gli arresti, la piattaforma di criptovalute El Dorado, che opera in diversi stati latinoamericani, aveva reso nota l’intenzione di uscire dal Venezuela. Il fondatore Guillermo Goncalvez ha giustificato la decisione con il fraintendimento delle autorità locali, secondo cui le stablecoin negoziate starebbero fungendo da riferimento per valutare il cambio di mercato del dollaro. Le accuse erano già state rivolte a Monitor Dolar e En Paralelo Venezuela.

Goncalvez ha replicato che solamente il Banco Central de Venezuela ha potere di agire sul mercato valutario. Fiutando l’aria, ha voluto giocare d’anticipo. Il regime “chavista” sostiene che la manipolazione del cambio stia avvenendo per ragioni politiche. Il dollaro parallelo è schizzato del 20% a ridosso delle elezioni del 25 maggio. In quella data si sono rinnovati 24 assemblee di altrettanti stati, i relativi governatori e l’Assemblea Nazionale. Stando ai risultati ufficiali, i partiti di governo e alleati avrebbero ottenuto intorno al 90% dei consensi. La principale leader dell’opposizione, Maria Corina Machado, ha definito “elezioni farsa” quelle boicottate dagli oppositori, notando che l’astensionismo avrebbe raggiunto fino all’85%.

Sanzioni USA riattivate sul petrolio venezuelano

La repressione del mercato non è certo una novità sotto i “chavisti”, le cui inclinazioni in economia sono di tipo comuniste. Per qualche anno, tuttavia, Maduro aveva adottato una politica più aperta al settore privato, riuscendo così a far uscire il Venezuela dalla devastante iperinflazione in cui era precipitata con annesso crollo del Pil. Nell’autunno del 2023 l’amministrazione Biden aveva allentato le sanzioni contro la sua industria petrolifera, consentendo alla compagnia americana Chevron di stringere accordi commerciali con controparti venezuelane. L’attuale amministrazione Trump ha riattivato l’embargo, potenziandolo per gli stati terzi che commerciano con Caracas.

In pratica, l’unica fonte di esportazione del Venezuela sta venendo totalmente meno. L’afflusso di dollari, già ridotto al lumicino, si è prosciugato. E così le importazioni scarseggiano e l’inflazione torna a salire. Pensate che era diminuita fino al 25,75% nel settembre scorso, un livello bassissimo per un’economia in cui i prezzi erano arrivati a salire fino al 345.000% su base annua nel febbraio 2019. Ad aprile di quest’anno, però, risultava risalita al 172%, ai massimi da 16 mesi.

Inflazione Venezuela
Inflazione Venezuela © Licenza Creative Commons

Repressione del mercato sulle tensioni con gli USA

Gli arresti non serviranno a nulla.

Il bolivar arretra per l’alta domanda di valuta estera, principalmente americana. Il cambio ufficiale rende la valuta locale troppo forte, facendo rimanere l’economia a corto di dollari. I venezuelani si rivolgono al mercato nero, sfidando la repressione del regime, dove il tasso di cambio riflette i reali fondamentali della domanda e dell’offerta. Nel tentativo di addolcire le posizioni di Washington, Maduro aveva offerto la sua collaborazione sul rimpatrio degli immigrati clandestini. Non è servito a molto.

Si annunciano tempi duri per i 25 milioni di venezuelani rimasti in patria. I bond in dollari restano iper-deprezzati tra 15 e 18 centesimi sul tratto medio-breve della curva. A distanza di 7 anni e mezzo dal default non s’intravede alcuna soluzione per giungere anche solo all’avvio delle trattative con i creditori internazionali. La nuova ondata di repressione del mercato, al contrario, lascia intravedere l’allontanarsi della prospettiva per effetto di un prevedibile deterioramento delle condizioni macro già pessime.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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