Previdenza Complementare in Italia: per Giorgetti serve subito riforma profonda

Con l’incertezza sul futuro delle pensioni, la previdenza complementare resta l’unica vera ancora di sicurezza economica
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1 settimana fa
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riforma previdenza complementare
Foto © Investireoggi

Nel campo della previdenza complementare, l’attuale struttura normativa che disciplina i fondi pensione integrativi in Italia risale al 2005. Un’epoca profondamente diversa da quella attuale per caratteristiche del mercato del lavoro, aspettative di vita e dinamiche generazionali.

Questo assetto ormai datato necessita oggi di un deciso aggiornamento normativo e funzionale per rispondere efficacemente ai bisogni delle nuove generazioni e garantire la sostenibilità del sistema pensionistico nel suo complesso.

Previdenza complementare: un sistema normativo superato

La legge istitutiva del sistema di previdenza complementare fu pensata per un contesto in cui la popolazione attiva era numerosa, l’occupazione stabile, e la pensione pubblica garantiva livelli relativamente generosi di copertura.

Tuttavia, negli ultimi due decenni, l’Italia ha conosciuto profondi mutamenti: l’invecchiamento della popolazione, l’instabilità lavorativa diffusa soprattutto tra i giovani, e una crescita lenta dei salari reali hanno progressivamente eroso le certezze del primo pilastro previdenziale, ossia la pensione obbligatoria. In tale scenario, la previdenza complementare, intesa come secondo pilastro, non può più essere considerata un’opzione accessoria, ma uno strumento essenziale per garantire un trattamento pensionistico dignitoso.

L’intervento del Ministro dell’Economia

Durante un recente intervento all’assemblea annuale dell’Ania, il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha evidenziato con chiarezza la necessità di una revisione profonda dell’attuale modello.

Il ministro ha sottolineato che, pur registrando una crescita costante nel tempo, il tasso di adesione ai fondi pensione in Italia resta ancora modesto, sia rispetto agli standard internazionali sia rispetto ai livelli necessari per garantire una tutela previdenziale efficace ai lavoratori. Questo scarto evidenzia non solo un deficit di partecipazione, ma anche un’occasione mancata di sviluppo economico e coesione sociale.

Un piano organico per rafforzare il secondo pilastro

Giorgetti ha auspicato l’introduzione di un pacchetto coerente di misure capaci di favorire una maggiore diffusione, equità e funzionalità della previdenza integrativa.

L’obiettivo non è solo quello di colmare il cosiddetto “pension gap” – il divario tra l’assegno previdenziale atteso e quello realmente ottenuto – ma anche di utilizzare i capitali raccolti nei fondi pensione come leva per finanziare lo sviluppo economico del Paese. In questa prospettiva, la previdenza complementare può diventare uno strumento di doppia utilità: rafforzare la sicurezza economica individuale e al contempo sostenere il sistema produttivo nazionale.

Prestazioni maggiormente adeguate

Uno degli argomenti centrali riguarda l’adeguatezza delle prestazioni pensionistiche. Il progressivo passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo ha portato a un inevitabile ridimensionamento delle pensioni pubbliche.

In questo contesto, i fondi di previdenza complementare rappresentano l’unico strumento efficace per compensare la riduzione dell’assegno previdenziale futuro. Tuttavia, affinché tale strumento possa risultare realmente efficace, è necessario incentivare l’adesione attraverso una politica fiscale favorevole, una maggiore informazione e trasparenza, e meccanismi di adesione automatica (come il silenzio-assenso) in determinati comparti lavorativi.

Previdenza complementare: rendimento e concorrenza con il TFR

Un ulteriore nodo cruciale è rappresentato dalla competitività dei rendimenti offerti dalla previdenza complementare rispetto a quelli del Trattamento di Fine Rapporto (TFR).

Secondo quanto dichiarato da Giorgetti, attualmente i risultati dei fondi pensione non si discostano in modo sostanziale dai rendimenti del TFR lasciato in azienda.

Questa osservazione impone una riflessione più ampia sull’efficienza gestionale dei fondi, sulla trasparenza dei costi e sulla necessità di politiche più incisive per rendere l’opzione previdenziale più attrattiva, soprattutto per i giovani e i lavoratori a basso reddito.

Il ruolo strategico della previdenza complementare

In un contesto in cui la sostenibilità dei conti pubblici è messa alla prova dall’invecchiamento della popolazione e dal calo demografico, potenziare il secondo pilastro significa anche alleggerire, nel medio-lungo periodo, la pressione sul bilancio dello Stato. Inoltre, i fondi pensione possono fungere da volano per gli investimenti in infrastrutture, innovazione e transizione ecologica, contribuendo così alla crescita del sistema Paese.

Questo duplice ruolo – sociale ed economico – conferisce alla previdenza complementare una funzione che va ben oltre la mera gestione del risparmio individuale.

Nonostante l’urgenza di intervenire, ogni riforma strutturale richiede visione, consenso e capacità di mediazione. La previdenza complementare deve essere ripensata non solo come risposta emergenziale a una crisi del sistema pubblico. Ma come parte integrante di una strategia di lungo termine volta alla modernizzazione dello Stato sociale. Ciò comporta il coinvolgimento attivo delle parti sociali, delle imprese e delle istituzioni finanziarie. Nonché un rinnovato sforzo comunicativo volto ad accrescere la consapevolezza dei cittadini sul proprio futuro previdenziale.

Riassumendo

  • La normativa sulla previdenza complementare è obsoleta e richiede un aggiornamento urgente.
  • Il tasso di adesione resta basso rispetto ad altri Paesi europei.
  • Serve un piano di riforme per migliorare equità, diffusione e prestazioni del sistema.
  • I rendimenti attuali sono simili a quelli del TFR, rendendo l’alternativa poco attrattiva.
  • La previdenza complementare può finanziare lo sviluppo economico nazionale.
  • Una riforma strutturale è necessaria per garantire pensioni dignitose nel lungo periodo.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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