Le pensioni in Italia sono davvero numerose dal punto di vista delle misure previste dal nostro sistema previdenziale. Eppure, ci sono età che, se raggiunte senza il possesso di requisiti aggiuntivi ben precisi, non offrono grandi opportunità di pensionamento. Prendiamo ad esempio l’età di 65 anni. In teoria, chi ha 65 anni è a soli due anni dalla soglia dei 67 anni richiesti per la pensione di vecchiaia ordinaria. Tuttavia, quei due anni rappresentano un ostacolo significativo per il pensionamento, soprattutto per chi ha una carriera contributiva inferiore ai 30 anni.
Le opportunità a 65 anni aumentano per chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995 e, di conseguenza, sono più limitate per chi ha iniziato prima.
“Salve, volevo un vostro parere. Ho 65 anni di età e 25 anni di contributi. La data del mio primo accredito è il 1990. Adesso sono da oltre 10 mesi senza lavoro e ho finito anche la Naspi. Che possibilità ho di andare in pensione? E se posso andarci, con quale misura?”
Posso andare in pensione a 65 anni se ho iniziato a lavorare prima del 1996? Ecco le varie formule
C’è un motivo che conferma quanto detto in apertura: chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995 ha più chance di pensionamento anticipato. Questo perché esiste una misura dedicata esclusivamente a chi è iscritto al sistema contributivo puro, ovvero la pensione anticipata contributiva.
Questa misura ha un requisito contributivo molto favorevole: 20 anni di contributi, proprio come la pensione di vecchiaia ordinaria. Tuttavia, non è facile da raggiungere. Pur prevedendo l’accesso già a 64 anni di età e 20 anni di contributi, è necessario maturare un assegno pensionistico pari almeno a 3 volte l’importo dell’assegno sociale (circa 2.400 euro al mese).
Per le donne lavoratrici, questo requisito si abbassa a 2,8 volte l’assegno sociale con un figlio, o a 2,6 volte con due o più figli.
Nel 2025 è stata introdotta una novità: la possibilità di integrare il requisito reddituale usando la rendita da fondi pensione integrativi. Tuttavia, questa opzione richiede almeno 25 anni di versamenti e, ad oggi, la previdenza complementare in Italia è ancora poco diffusa.
La quiescenza in anticipo, ma con tanti anni di contributi: altrimenti nulla da fare
Le alternative per chi, come il lettore, ha 65 anni di età sono molto limitate se non si raggiungono almeno 30 anni di contributi.
Ad esempio:
- Per accedere all’Ape Sociale (destinata a disoccupati, invalidi e caregivers), sono richiesti almeno 30 anni di contributi.
- Se si è addetti a lavori gravosi, l’Ape Sociale richiede 36 anni di versamenti.
- Per la Quota 41 (dedicata ai lavoratori precoci che rientrano in categorie tutelate), servono almeno 41 anni di contributi, di cui uno versato prima dei 19 anni di età.
Ancora più impegnativi i requisiti per le pensioni anticipate ordinarie:
- 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini
- 41 anni e 10 mesi per le donne
Anche la Quota 103, misura attivabile già dai 62 anni, richiede 41 anni di versamenti. Non esistendo alcuna flessibilità sull’età, anche a 65 anni bisogna comunque avere 41 anni di contributi per poter accedere.