Le tensioni politiche stanno acuendo la crisi internazionale e, come spesso accade, i primi effetti tangibili per i cittadini si sono manifestati alla pompa di benzina. Il conflitto esploso tra Israele e Iran, che ha coinvolto direttamente le infrastrutture energetiche del Medio Oriente, ha generato nuove tensioni sui mercati petroliferi internazionali, con ripercussioni immediate anche in Italia.
I prezzi dei carburanti sono infatti tornati a salire in modo deciso, superando le soglie psicologiche che negli ultimi mesi sembravano essere sotto controllo. Una dinamica che riaccende il dibattito sull’instabilità dei mercati energetici, sul peso delle accise e sulle difficoltà delle famiglie italiane nel sostenere i costi crescenti della mobilità quotidiana.
Benzina e gasolio, prezzi in aumento: i numeri aggiornati
Secondo i rilevamenti più recenti, la benzina self-service ha superato 1,70 euro al litro, mentre il gasolio ha oltrepassato 1,60 euro al litro. I dati di Staffetta Quotidiana confermano che i rincari hanno avuto un’accelerazione proprio nei giorni successivi all’intensificarsi del conflitto tra Israele e Iran, che ha minacciato gli approvvigionamenti e fatto lievitare le quotazioni del petrolio.
Il Brent, punto di riferimento per i mercati europei, è salito a oltre 75 dollari al barile, spinto non solo dalle tensioni belliche, ma anche dalla speculazione finanziaria e dalle prospettive di una minore offerta in caso di interruzioni nei flussi di greggio attraverso lo Stretto di Hormuz. Un simile scenario ha immediatamente influenzato i prezzi dei prodotti raffinati nel Mediterraneo, dove l’Italia si approvvigiona per la produzione di carburanti.
Come spesso accade in situazioni simili, le associazioni dei consumatori sono scese in campo per denunciare quello che definiscono un meccanismo iniquo.
C’è chi ha evidenziato come i rincari alla pompa si verifichino quasi in tempo reale rispetto all’aumento del greggio, mentre al contrario le riduzioni dei prezzi avvengono con molta più lentezza.
In particolare, viene criticata la tendenza a trasferire immediatamente sul consumatore gli effetti di eventi geopolitici anche quando i carburanti in vendita sono stati acquistati settimane o mesi prima a prezzi più bassi. Una prassi che viene considerata speculativa e che, nei fatti, penalizza famiglie e lavoratori, già colpiti dal carovita.
La benzina costa di più, il ruolo delle accise e le mosse del governo
Oltre alle dinamiche internazionali, a incidere sui prezzi ci sono anche le accise, ovvero le imposte fisse che gravano su ogni litro di carburante. Proprio su questo fronte, il governo italiano ha recentemente approvato una riforma che ha suscitato polemiche: è stata infatti ridotta l’accisa sulla benzina di 1,5 centesimi al litro, mentre contemporaneamente è stata aumentata di pari entità quella sul gasolio.
Questa scelta è stata giustificata con la volontà di riallineare i livelli di tassazione tra i due carburanti, in linea con le indicazioni dell’Unione Europea, che da tempo spinge per una tassazione più equa e per una maggiore sostenibilità ambientale. Tuttavia, per milioni di automobilisti e trasportatori che utilizzano veicoli diesel, la decisione ha comportato un ulteriore aggravio dei costi proprio in un momento già delicato.
L’aumento dei prezzi dei carburanti non si limita a colpire gli automobilisti: ha effetti a catena su trasporti, logistica e inflazione generale. I costi di consegna aumentano, i prezzi di beni e servizi tendono a salire, e il potere d’acquisto delle famiglie si erode ulteriormente. In particolare, i settori più vulnerabili come l’agroalimentare e l’autotrasporto rischiano di subire contraccolpi significativi. Le associazioni di categoria hanno già lanciato l’allarme, chiedendo al governo interventi mirati per mitigare gli effetti della crisi e prevenire ricadute occupazionali o fallimenti aziendali.
Uno scenario ancora incerto
A rendere ancora più complesso il quadro è l’imprevedibilità dell’evoluzione geopolitica. Se il conflitto tra Israele e Iran dovesse intensificarsi o coinvolgere altri attori regionali, le tensioni sul mercato energetico potrebbero peggiorare. In uno scenario estremo, si ipotizza persino un nuovo balzo del Brent sopra gli 85 dollari al barile, con conseguente impatto diretto su benzina, gasolio e costo della vita in Europa. Allo stesso tempo, le scorte strategiche e l’attivazione di canali alternativi potrebbero servire a contenere i danni. Ma senza un cessate il fuoco o una stabilizzazione diplomatica, è difficile immaginare un ritorno a condizioni di prezzo stabili nel breve termine.
Il 2025 rischia di diventare l’anno in cui energia, conflitti e pressione fiscale si combinano per creare un nuovo “shock da carburanti”. Gli italiani sono chiamati a fare i conti non solo con i rincari della spesa, ma anche con il costo crescente della mobilità. In attesa di una soluzione diplomatica sul piano internazionale, e di una riforma strutturale delle accise a livello nazionale, la sensazione è che i distributori continueranno a essere un luogo dove si misura, giorno dopo giorno, il peso reale delle crisi globali.
In sintesi.
- Benzina sopra 1,70 €/l e gasolio oltre 1,60 €/l dopo il conflitto Israele-Iran.
- Denunciati rincari immediati e lenti ribassi.
- Il governo riforma le accise, penalizzando il diesel.