Da gennaio 2022 gli importi degli assegni pensione di molti contribuenti potrebbero aumentare. Non si tratta di un intervento straordinario, ma solo ordinaria amministrazione. A partire dal nuovo anno, infatti, dovrebbe scattare il classico meccanismo di perequazione e adeguamento dei trattamenti assistenziali al costo della vita (basato sugli indici ISTAT).
Sostanzialmente quello che succede è che l’Inps, tramite un meccanismo di rivalutazione dell’importo pensionistico legato all’inflazione, procede adeguando assegni e trattamenti previdenziali all’aumento del costo della vita, così come indicato dall’ISTAT.
Pensioni in aumento nel 2022, come funziona il meccanismo di perequazione
Come successo nel 2021, anche nel 2022 l’Inps probabilmente procederà con la rivalutazione delle pensioni e delle prestazioni assistenziali. Per conoscere criteri e modalità applicative dei relativi pagamenti, nonché le le modalità gestionali delle prestazioni bisogna però aspettare apposita circolare.
L’Istituto concluderà prima le attività di rivalutazione delle pensioni, che saranno quindi propedeutiche al pagamento delle prestazioni previdenziali e assistenziali nel 2022 (qui il piano di Draghi per evitare il temuto “scalone” della Legge Fornero).
La rivalutazione avverrà tramite il cosiddetto cumulo perequativo, che considera come un unico trattamento tutte le pensioni di cui il soggetto è titolare, erogate dall’INPS e dagli altri Enti, presenti nel Casellario Centrale. Inoltre, l’importo di perequazione spettante sul trattamento complessivo solitamente viene ripartito sulle pensioni in misura proporzionale.
Nel 2021, per esempio, l’aumento delle pensioni è stato pari al 0,5%. Conseguentemente, l’Inps ha proceduto con un conguaglio da perequazione rispetto al valore dello 0,4% utilizzato in sede di rinnovo per l’anno 2020. Va detto, a tal proposito, che percentuali diverse sono state utilizzate per riconoscere aumenti maggiori a particolari contribuenti (come i pensionati vittime di atti di terrorismo e delle stragi di tale matrice, dei loro superstiti, nonché dei familiari).
Ogni anno, come già accennato, è l’Inps – tramite apposita circolare – a dettare limiti, eccezioni e condizioni per l’ammissibilità.
Pensioni 2022, cosa ne sarà delle minime? Potrebbero aumentare solo quelle più alte
Anche per il 2022, quindi, potrebbero essere riconosciuti degli aumenti sugli assegni pensionistici. Il meccanismo di perequazione sopra descritto, salvo interventi diversi, non opera però per tutti allo stesso modo. Alcuni contribuenti, infatti, sono esclusi dalla rivalutazione.
Tra questi, ci sono coloro i quali godono già di una integrazione al trattamento minimo. Può capitare, quindi, che al pensionato sia stato già riconosciuto un aumento e, per questo motivo, sarà escluso dalla perequazione ai prezzi ISTAT.
Funziona così:
- al contribuente dovrebbe essere corrisposta una pensione cui importo risulta essere minore al trattamento minimo (attualmente pari a 515 euro mensili);
- l’Inps, in forma previdenziale e assistenziale, integra tale importo con una somma pari a quella necessaria al raggiungimento della cifra minima;
- tale somma finale, al momento della rivalutazione, non sarà però soggetta a perequazione (con la logica di evitare probabilmente doppia maggiorazione);
- il soggetto titolare di pensione minima, a questo punto, dovrà attendere che l’importo della pensione originaria (e non quella integrata al minimo) superi i 515 euro mensili per poter godere della nuova rivalutazione dell’importo.
Paradossalmente, quindi, dal 2022 potrebbero vedere i propri assegni aumentare i pensionati che possono contare su un sostegno già pari o superiore al trattamento minimo. Le pensioni più basse invece, comprese quelle al di sotto della soglia minima, saranno escluse dalla rivalutazione degli importi.