Pensione anticipata tagliata? Dopo l’anticipo però si incassa di più

Pensione anticipata tagliata per chi esce con la quota 103, ma dopo l’anticipo alcuni tagli spariscono, ecco tutti i perché.
1 mese fa
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quota 103
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Nel nostro sistema previdenziale, andare in pensione prima dei 67 anni non è mai esente da tagli e penalizzazioni dell’assegno. Da questo punto di vista non ci sono dubbi: si tratta di penalizzazioni inevitabili, poiché derivano proprio dal fatto che si esce anticipatamente dal mondo del lavoro. In altri casi, invece, la penalizzazione dipende dalla misura specifica utilizzata per andare in pensione. Infatti, alcune formule permettono sì l’uscita in pensione anticipata, ma a fronte di riduzioni dell’importo anche consistenti.

Tuttavia, in determinati casi, una volta raggiunta una certa età, i tagli vengono meno e la pensione viene ricalcolata in modo neutro, almeno per quanto riguarda alcune delle penalizzazioni applicate in precedenza.

Pensione anticipata tagliata? Dopo l’anticipo però si incassa di più

La Quota 103 è sicuramente una delle misure più penalizzanti tra quelle introdotte nel nostro ordinamento previdenziale. Chi è andato in pensione dal 2023 in poi con questa misura ha subito riduzioni dell’assegno per due motivi distinti.

  1. Tetto massimo dell’importo pensionistico: la misura prevede un limite massimo che non può essere superato, a prescindere dai contributi versati.

    • Inizialmente, l’importo erogabile non poteva superare cinque volte il trattamento minimo INPS.

    • Dal 2024 (e così anche per il 2025), il tetto è stato abbassato a quattro volte il trattamento minimo, ovvero circa 2.400 euro mensili.

È evidente, quindi, che chi avrebbe diritto a una pensione più alta — e non sono pochi, considerando che la misura richiede almeno 41 anni di contributi — per tutta la durata dell’anticipo percepirà un assegno inferiore rispetto a quanto effettivamente maturato.

  1. Calcolo interamente contributivo: dal 2024, un’ulteriore penalizzazione grava su chi opta per Quota 103.

    Il trattamento è infatti calcolato interamente con il metodo contributivo.

    • Questo comporta un taglio rilevante dell’importo della pensione.

    • Una penalizzazione particolarmente pesante per chi, avendo almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, avrebbe diritto a un calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011, secondo quanto previsto dalla legge Fornero.

C’è penalizzazione e penalizzazione, e non tutte durano per sempre

Le penalizzazioni legate a Quota 103 non sono però tutte permanenti.

Ad esempio, il tetto massimo dell’assegno cessa di valere al raggiungimento dei 67 anni: da quel momento, l’importo si ricalcola senza tener conto di quel vincolo. In pratica, quando il pensionato entra nel perimetro della pensione di vecchiaia, l’INPS ricalcola automaticamente l’assegno, senza necessità di presentare domanda.

Un’altra limitazione che decade al compimento dei 67 anni riguarda il divieto di cumulo tra redditi da pensione e redditi da lavoro, un vincolo che rappresentava una penalizzazione importante per chi sceglieva Quota 103.

Diverso è invece il caso del ricalcolo contributivo: questa penalizzazione è definitiva.
Chi ha accettato il calcolo interamente contributivo per anticipare l’uscita con Quota 103 non potrà più tornare indietro. La penalizzazione si estende infatti per tutta la vita da pensionato, con effetti significativi sul valore dell’assegno.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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