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Oggi: 05 Dic, 2025

Pensione a rischio per chi collabora con Associazioni Sportive?

Le pensioni vengono messe a rischio dai redditi derivanti da attività sportive dilettantistiche? Ecco la verità.
6 mesi fa
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pensioni a rischio
Foto © Pixabay

Ci sono due misure che oggi prevedono il divieto di cumulare i redditi da lavoro con i redditi da pensione. Le due misure sono la pensione con la quota 103 e la pensione con l’Ape social. Ma pensionati che oggi prendono trattamenti provenienti da quota 100 o da quota 102, sono assoggettati, se non hanno compiuto i 67 anni allo stesso vincolo. Un divieto di cumulo su cui tanti ci chiedono spiegazioni, impauriti dagli effetti che alcune tipologie di attività possono portare loro. Effetti che come vedremo sono altamente negativi e pericolosi. Perché la pensione viene messa a rischio.

“Salve, sono andato in pensione a gennaio con la quota 103.

Ho 63 anni di età compiuti ieri e mi trovo davanti ad un dubbio. Il mio consulente, cioè colui che mi ha fatto la domanda di pensione, mi ha detto che una volta in pensione con la quota 103 non potrà svolgere alcuna attività lavorativa. Io a dire il vero di tornare a lavorare non ci penso proprio. Però adesso prenderà degli utili da una associazione sportiva dilettantistica. Io e un mio amico abbiamo aperto una sorta di scuola calcio. I ragazzini che si iscrivono, dopo la prova gratuita fatta lo scorso anno quando non eravamo ancora registrati come ASD sono un centinaio, Considerando che pagheranno una quota mensile la metà dovrebbe essere mia e quindi mi chiedevo se non rischiavo qualcosa sulla mia pensione che mi viene tolta se torno a lavorare. Questi introiti sono pericolosi per me?”

Pensione a rischio per chi collabora con Associazioni Sportive?

Per quanto concerne le pensioni che prevedono il divieto di cumulare i redditi da lavoro con gli introiti della pensione, le regole sono rigidissime.

Infatti escludendo il lavoro autonomo occasionale sempre che non si eccedano i 5.000 euro di reddito all’anno, le altre attività da lavoratore subordinato o da lavoratore autonomo sono vietate.

In altri termini, tornare a lavorare, a prescindere dal reddito ottenuto, porta alla sospensione della pensione con relativo addebito dei ratei riscossi nello stesso anno del ritorno all’attività lavorativa. Questo vale per la quota 103, per l’Ape sociale e per le ormai cessate quota 100 e quota 102. Il lavoro autonomo occasionale prima citato è una tipologia di attività particolare e molto ristretta, a tal punto che correre il rischio di finire fuori dai parametri prima descritti è elevato. Possiamo considerare come attività lecita praticamente solo le lezioni private che magari un professore in pensione svolge a tempo perso o quasi.

Pensioni e lavoro, quando vanno in contrasto?

Casi che hanno fatto molto rumore hanno dimostrato come a molti pensionati l’INPS abbia chiesto tanti soldi indietro, pari alle mensilità di pensione percepite durante l’anno in cui sono stati beccati a lavorare quando non potevano. Anche per lavori di pochi giorni, magari per dare una mano al figlio lavoratore autonomo nella sua attività.

E perfino nel caso di chi aveva ottenuto poche decine di euro per fare da comparsa in un Film.

Ecco perché molti sono impauriti dall’accettare qualsiasi compenso per una qualsiasi attività che può non sembrare lavorativa, ma che alla fine producendo reddito mette a rischio la pensione. Per quanto concerne i compensi da collaborazioni nel settore sportivo, ha fatto luce il 16 gennaio 2025 una sentenza della Corte dei Conti, precisamente la numero 19/2025.

Gli introiti dallo sport e perché la pensione non è messa a rischio

Siamo in Veneto, perché la sezione della Corte dei Conti di cui parleremo adesso per la sua sentenza, è del Veneto. La pronuncia degli ermellini riguarda la compatibilità tra la pensione anticipata con quota 100 e i compensi nel settore sportivo per i cosiddetti CO.CO.CO. Un ricorso di un pensionato che faceva l’allenatore di calcio per una squadra giovanile dilettantistica ha ottenuto successo. Proprio alla luce del fatto che riceveva introiti come allenatore. l’INPS gli ha chiesto indietro la pensione. Parliamo della pensione dei mesi precedenti. Pensione anche sospesa, naturalmente, per i mesi successivi. In pratica, per l’INPS gli introiti dallo sport dilettantistico erano incompatibili con la fruizione della pensione di quota 100 per i motivi prima elencati.
Decisione dell’INPS che i giudici hanno rigettato, perché secondo gli ermellini, gli introiti da delle collaborazioni sportive dilettantistiche, se sono dentro il limite di 5.000 euro annui, non portano a quei tremendi effetti prima elencati. Quindi, non vanno considerati come un ritorno ad un reddito da lavoro.

CO.CO.CO, sport dilettantistico e redditi da questa attività

Va detto anche che ad avvalorare la tesi della Corte possiamo ricordare il fatto che questo genere di introiti non sono soggetti a contribuzione previdenziale. Pertanto non possono essere considerati alla stregua di un normale reddito da lavoro.
Un’attività quella del soggetto del ricorso e quella del nostro lettore, che non hanno la caratteristica della subordinazione, e che spesso sono caratterizzate dalla stagionalità della prestazione.

In definitiva, se restano sotto i 5.000 euro di reddito annuo, gli introiti da associazioni sportive dilettantistiche e simili non incidono e non mettono a rischio la pensione. Alla pari del alvoro autonomo a carattere occasionale.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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