E anche la Bielorussia segue le orme del suo vicino e alleato (impari) nella guerra all’Occidente. L’agenzia di rating Fitch ha declassato nelle scorse ore il debito sovrano in valuta straniera a lungo termine da C a Restricted Default. La mossa è stata conseguente al mancato pagamento della cedola di un bond in dollari. La scadenza era fissata per il 29 giugno, data dalla quale era scattato un periodo di grazia di 14 giorni. Essendo decorso infruttuosamente, la Bielorussia tecnicamente sarebbe un paese in default.

In realtà, Minsk aveva pagato la cedola, ma in valuta locale.

Per quanto riguarda il debito in valuta locale, il rating resta CCC, spiega Fitch, dato che il Tesoro sta continuando a pagare i bond puntualmente. Invece, S&P continua ad assegnare al debito in valuta estera il giudizio di CC/C, pur avvertendo che potrebbe abbassarlo a Selective Default.

Il bond in dollari in questione è quello in scadenza il 28 giugno giugno 2027 e cedola 7,625% (ISIN: XS1634369224). Ieri, il titolo esibiva una quotazione nell’ordine dei 5 centesimi. Di fatto, il mercato sconta non solo il default, bensì anche le scarse probabilità di recupero del capitale nel breve termine e per una percentuale significativa.

Default Bielorussia conseguenza dell’invasione russa in Ucraina

La Bielorussia aveva rating “non investment grade” già prima dell’invasione dell’Ucraina e successivamente ha visto peggiorare i giudizi sovrani sulle sanzioni finanziarie comminate dall’Occidente anche contro di essa, oltre che alla Russia. Sebbene il paese avesse nel 2021 un debito pubblico di appena il 33,5% il PIL, le sue esposizioni con l’estero ammontavano al 70% e a sette volte i livelli delle riserve valutarie di aprile. Queste sono scese ad un valore corrispondente ad appena due mesi e mezzo di importazioni.

Questi numeri spiegano perché la Bielorussia abbia messo in conto di rischiare la dichiarazione di default per il pagamento di una cedola di neppure 23 milioni di dollari.

A differenza della Russia, poi, il paese non può confidare sulle esportazioni di petrolio e gas per rimpinguare le riserve valutarie colpite da sanzioni e deflussi dei capitali spontanei. Tra gli altri bond in dollari emessi da Minsk troviamo la scadenza 28 febbraio 2030 e cedola 6,20% (ISIN: XS1760804184), anch’esso sprofondato a una quotazione di mercato prossima allo zero. E tra pochi mesi scade il bond 28 febbraio 2023 con cedola 6,875% (ISIN: XS1634369067) da ben 800 milioni di solo capitale.

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