Lecta (Cartiere del Garda) viaggia verso il default. Lo stato di crisi è noto da tempo, poiché nell’era della digitalizzazione, il settore cartario fatica a stare in piedi. A pagare dazio non è solo il settore editoriale tradizionale, già da tempo in crisi, ma anche la filiera produttiva che sta a monte, cioè le cartiere.

Il noto gruppo cartario con sedi operative in Italia (cartiere del Garda), Francia e Spagna è alle prese da tempo con la faticosa gestione del proprio debito, diventato ingestibile dopo l’ennesimo calo dei ricavi, certificato dalla recente relazione finanziaria semestrale, che ha visto un ulteriore diminuzione degli ordini e del fatturato.

Dati che si sono ripercossi in maniera allarmante sull’Ebitda (-17,8%), visto che i margini sono risicati, e sul risultato netto con una perdita di oltre 12 milioni di euro a fronte di una posizione debitoria complessiva che superava 1,1 miliardi di euro al 30 giugno 2019.

Lecta in crisi, va verso il default

La crisi di Lecta, però, non è riconducibile a questi ultimi mesi. In dieci anni la domanda di carta di vario tipo è calata del 43% e gli stabilimenti si sono ridotti da 10 a 7, con costi di gestione ancora oggi troppo elevati. Così il gruppo cartario europeo con un fatturato da 1,4 miliardi di euro con 3.200 dipendenti e che fornisce quasi tutti i paesi del mondo, ha avviato le procedure informali per rinegoziare il debito con i creditori, banche e obbligazionisti. Con un comunicato del 29 agosto Lecta ha infatti informato il mercato di aver dato mandato ai consulenti Evercore e Rothschild & C per “analizzare e implementare alternative strategiche per il business”. Con l’obiettivo di “garantire una struttura di capitale che supporti il business in futuro e fornisca a Lecta la flessibilità finanziaria (…)”.  Un messaggio che non lascia adito a dubbi sulle intenzioni della società e che invita gli obbligazionisti a contattare i consulenti per ulteriori dettagli.

Tradotto, si va verso una ristrutturazione dei bond.

Le obbligazioni Lecta S.A.

Nello specifico, interessati alla ristrutturazione sono i portatori delle obbligazioni Lecta 6,50% 2023 (Isin XS1458413728) e Lecta FRN 2022 (Isin XS1458414023) per complessivi 600 milioni di euro. Tali bond senior, erano stati collocati presso investitori istituzionali nel 2016 e quotati alla borsa del Lussemburgo con rating già abbastanza precario. Col tempo sono finiti anche nelle tasche di altri investitori. Oggi i titoli godono di una valutazione B3 per Moody’s e B- per Standard & Poor’s con outlook negativo e prezzano circa il 35% del valore nominale per un rendimento a scadenza che supera il 45%. A breve, subiranno quasi certamente un ulteriore tagli di rating da parte delle agenzie dopo le conclamate intenzioni di Lecta di rivedere la struttura finanziaria  patrimoniale del gruppo. Secondo gli analisti, il processo di ristrutturazione dei bond potrebbe passare, presto o tardi, attraverso il ricorso alla legge sulla protezione dei creditori con contestuale sospensione dei pagamenti degli interessi.