Chanel ha emesso in settimana il suo primo green bond e lo ha fatto con due tranche a 5 e 10 anni per complessivi 600 milioni di euro. I proventi della raccolta serviranno a finanziare investimenti della casa di moda francese per sostenere l’ambiente, tagliando le emissioni inquinanti. Interessanti le condizioni annesse al bond. Nel caso in cui non riuscisse a centrare i target segnalati nel prospetto informativo, la tranche a 5 anni verrebbe rimborsata al 100,50% del suo valore nominale, quella a 10 anni al 100,75%.

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Il premio corrisposto all’obbligazionista si traduce per l’emittente in un incentivo a perseguire le finalità dichiarate e cerca di contenere le critiche che si stanno levando da parte del mercato, secondo le quali vi sarebbe in corso un gigantesco processo di “greenwashing”, vale a dire di annacquamento degli obiettivi, con le società a rivolgersi a questo segmento dell’obbligazionario solamente per mostrarsi sensibili all’ambiente e magari rifinanziarsi a costi inferiori.

Bond Chanel, condizioni offerte

C’è da dire, però, che Chanel ha ottenuto già nel 2019 lo status “carbon neutral”, cioè le sue emissioni inquinanti nette risultano nulle. La casa di moda tra le più famose al mondo aderisce ai principi contenuti dall’Accordo di Parigi. Con un fatturato di 12 miliardi, è stata in grado di spuntare sul mercato rendimenti abbastanza bassi. Il titolo a 5 anni da 300 milioni ha offerto un rendimento dello 0,548%, +95 punti base rispetto al “benchmark”. Il titolo a 10 anni ha esitato un rendimento dell’1,059%, +125 punti base sul benchmark. In entrambi i casi, i rendimenti si sono ristretti di 25 bp rispetto alla “guidance”.

Nel caso in cui gli obiettivi non fossero raggiunti, quindi, l’obbligazionista si vedrà rimborsare un capitale di mezzo punto percentuale in più per la tranche quinquennale e di tre quarti di punto per quella decennale.

Su base annua, si tratterebbe di un rendimento extra rispettivamente dello 0,10% e dello 0,075%. Nulla che possa farci cinicamente entusiasmare, ma l’emissione ha una sua importanza per l’impatto che avrebbe sul mercato dei green bond, dopo che già Enel ha fatto da apripista nel 2019 con il lancio del primo bond “ibrido” al mondo, che contempla l’ipotesi che i proventi, in tutto o in parte, possano essere utilizzati per scopi non ambientali.

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Le critiche a questo modello sono state numerose da parte dei “puristi” delle obbligazioni verdi, ma si consideri che la maggiore flessibilità nell’impiego delle risorse, coniugata a un sistema di incentivi/disincentivi chiari per centrare i target dichiarati, darebbe impulso alle emissioni eco-sostenibili, evitando che queste restino contenute a una nicchia del mercato, incapace di fare massa critica e di raggiungere il nobile obiettivo di difesa dell’ambiente.

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