Appena una settimana fa, Banca Monte Paschi di Siena emise una nuova obbligazione subordinata del tipo Tier 2 (ISIN: IT0005657520). Ha potuto raccogliere 500 milioni di euro. L’istituto guidato da Luigi Lovaglio è al centro delle cronache finanziarie da mesi per via dell’Offerta Pubblica di Scambio lanciata sul 100% del capitale Mediobanca. Essa prenderà il via dal prossimo 14 luglio e l’operazione avrà un costo massimo di 13,3 miliardi. Tornata all’utile, anche grazie alla risalita dei tassi di interesse, si sta mettendo alla spalle un lungo decennio caratterizzato da forti criticità, tanto che nel 2017 si rese necessario un salvataggio pubblico.
Possibile rimborso dopo 5 anni
La nuova obbligazione di Monte Paschi arriva a scadenza il 2 ottobre 2035, per cui presenta una durata iniziale di 10 anni.
Il prezzo di emissione è stato di 99,769 centesimi, cioè leggermente sotto la pari. E la cedola è stata fissata al 4,375% annuale, per cui il rendimento lordo risulta del 4,40%. Ma si tratta di un bond “callable” dopo i primi 5 anni. Infatti, l’emittente si riserva la facoltà di rimborsare il capitale già nell’ottobre del 2030. Qualora non lo facesse, la cedola passerebbe da fissa a variabile e pari al tasso “mid-swap” a 5 anni più un margine del 2,15% o 215 punti base.
Caratteristiche dell’obbligazione Tier 2
L’operazione è stata riservata agli investitori istituzionali, tant’è che il taglio minimo è stato fissato a 200.000 euro. I rating assegnati dalle principali agenzie internazionali sono “non investment grade”: Ba2/BB-/BB. Sono giudizi inferiori rispetto a quelli assegnati ai bond senior emessi dallo stesso istituto. Ciò si deve al più alto rischio di credito che l’investitore corre nell’acquistare l’obbligazione Tier 2 di Monte Paschi. Essa consente alla banca di sospendere il pagamento della cedola se l’esercizio si è chiuso in perdita, rinviandolo al primo esercizio utile.
Tuttavia, a differenza delle emissioni Tier 1, la cancellazione non è consentita e così neanche la decurtazione del capitale. Il capitale, però, sarebbe rimborsato dopo i bond senior e prima dei bond Tier 1 nel caso di insolvenza.
Tralasciando lo scenario più estremo dell’insolvenza, qual è il rischio maggiore per coloro che acquistano l’obbligazione Tier 2 di Monte Paschi? Senz’altro, il rimborso anticipato. Esso priverebbe delle cedole per i rimanenti cinque anni. E sarebbe una grossa perdita se nel frattempo i tassi di mercato fossero saliti, rendendo il titolo molto remunerativo. Le probabilità che ciò avvenga salgono nel caso di discesa dei tassi. La banca avrebbe modo di rifinanziarsi sul mercato a costi inferiori, risparmiando sulle cedole.
Obbligazione Monte Paschi di fatto a 5 anni
Considerate che le banche europee tendono quasi sempre a rimborsare i bond subordinati alla prima data di esercizio della call fissata. Fanno eccezione Santander nel 2019 e Deutsche Bank qualche mese fa. Fintantoché Monte Paschi vedrà il Tesoro presente nel capitale, difficile che voglia urtare la suscettibilità del mercato con il mancato rimborso dell’obbligazione appena emessa nell’ottobre del 2030. Vero è che da qui ad allora la totale privatizzazione dovrebbe essere avvenuta.
In ogni caso, stando alle pratiche attuali, la call verrebbe esercitata. Pertanto, il titolo andrebbe considerato più come un quinquennale che non un vero decennale. Sul mercato secondario trattava ieri a 100,375, segnando un rialzo dello 0,6% dall’emissione. In cambio, il rendimento scendeva in area 4,30% per i nuovi acquirenti.