Tassi al 35% e aggancio all’oro non riescono a fare attecchire la fiducia attorno a questa moneta

Malgrado tassi di interesse al 35% e garanzia offerta dalle riserve di oro, questa moneta non riesce a diffondere fiducia.
1 mese fa
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Una finta moneta d'oro non convince
Una finta moneta d'oro non convince © Licenza Creative Commons

Sarà l’euro l’alternativa al dollaro nei prossimi anni? I dati ad oggi non autorizzano alcun volo pindarico. Il biglietto verde perde terreno negli ultimi mesi, ma si tratta perlopiù di un processo di riequilibrio dei tassi di cambio dopo anni di sopravvalutazione sul mercato forex. E mentre le banche centrali fanno incetta di oro, avanza l’ipotesi che in futuro la moneta possa tornare a legarsi a questo “safe asset” per creare un ordine finanziario più credibile.

Moneta garantita da oro, ci prova lo Zimbabwe

Nessuno immagini che basti annunciare dall’oggi al domani che la moneta sarà garantita dalle riserve di oro per attirare la fiducia di consumatori, imprese e investitori. C’è già un esperimento in corso in tal senso in una delle economie peggio gestite al mondo: lo Zimbabwe.

Questo stato dell’Africa meridionale fu noto un tempo con il nome di Rhodesia quando era una colonia britannica. Ottenne l’indipendenza nel 1980 e fino alla fine del 2017 fu guidata da Robert Mugabe.

Iperinflazione ricordo ancora fresco

Lo Zimbabwe ha emesso a partire dall’aprile dello scorso anno una moneta garantita da riserve di oro e valutarie. Si chiama ZiG, che sta per Zimbabwe Gold. E’ il sesto tentativo in pochi anni di creare un ordine monetario dopo l’iperinflazione del 2008-’09. La storia sarebbe lunga, la riassumiamo così. Mugabe fu un dittatore con inclinazioni politiche socialiste e terzomondiste. La sua visione fu ispirata ad una sorta di rivincita contro i colonizzatori, che mise in atto a partire dalla fine degli anni Novanta con una legge sull’esproprio delle terre ai bianchi.

La redistribuzione vera e propria avvenne nei primi anni Duemila. Avrebbe dovuto sanare una ferita storica, mentre è finita con il provocare un disastro economico di immani proporzioni.

Migliaia di terreni vennero concessi alla maggioranza nera, che non aveva esperienze di gestione in agricoltura. La produzione crollò e i prezzi dei generi alimentari schizzarono. Nel giro di niente lo Zimbabwe precipitò nell’iperinflazione. Pensate che la Reserve Bank arrivò a stampare nel 2009 una banconota da 100 mila miliardi di dollari locali. Al cambio valeva appena 40 centesimi di dollaro. Da quel momento in avanti, decise di fare un passo indietro. Non avrebbe più stampato banconote e coniato monete di metallo. Le transazioni furono regolate sia all’interno che con l’estero in valute straniere, principalmente dollari USA, rand sudafricani, sterline inglesi, euro, rupie indiane, ecc.

Ritorno alla sovranità monetaria

Fu così fino al 2016, anno in cui il morente regime di Mugabe introdusse tra le proteste dei cittadini i cosiddetti “bond notes” o banconote vincolate, emessi secondo un cambio poco credibile di 1:1 contro il dollaro. Non funzionò, perché sin dal primo giorno chi doveva accettarli in pagamento, o si rifiutava o pretendeva un congruo sconto rispetto al valore nominale. Nel frattempo, Emmerson Mnangagwa si pose a capo di un colpo di stato contro l’anziano presidente e ne ereditò il potere. La speranza di transitare verso una democrazia svanì quasi subito, anche se il nuovo regime apriva agli investimenti stranieri e alla normalizzazione delle relazioni diplomatiche e commerciali con l’Occidente.

E arriviamo tra una peripezia all’altra alla moneta garantita dall’oro di un anno fa. L’accoglienza è stata e continua ad essere fredda tra i cittadini. I dati dimostrano che la fiducia non c’è ancora. Nel settembre scorso, il cambio è collassato del 43% per adeguarsi a quello vigente sul mercato nero. Ciononostante, ancora oggi il tasso ufficiale è di 1 dollaro contro 27 ZiG e quello effettivo di 1 dollaro contro 35-38 ZiG. Eppure, l’ammontare di moneta in circolazione è attualmente di 136,6 milioni di dollari in valore contro riserve di oro per 302 milioni e altri 100 milioni di riserve in valute straniere.

Inflazione in Zimbabwe
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Inflazione risale, eccesso di moneta in circolazione

Dall’emissione della nuova moneta la Reserve Bank ha aumentato le riserve di oro del 90% a 2,771 tonnellate per segnalare ai cittadini di essere credibile. Qualcosa si è mosso, se è vero che a maggio le transazioni venivano regolate in ZiG per il 43% del totale contro il 26% dell’aprile 2024. Ma altri dati continuano a giustificare la sfiducia diffusa. In primis, l’inflazione a maggio superava il 92% contro il già altissimo 57,5% di quando veniva emessa la moneta agganciata all’oro. Per capire come mai, considerate che nell’ultimo anno al 30 aprile scorso la quantità di moneta in circolazione risultava aumentata del 121%. La media decennale è stata del 37,5%.

Quantità di moneta in circolazione
Quantità di moneta in circolazione © Licenza Creative Commons

Moneta garantita dall’oro non convince

Il governatore John Mushayavahnu ha tenuto ieri una riunione straordinaria del board per confermare i tassi di interesse al 35%. Un modo per convincere il mercato che la lotta all’inflazione sia roba seria e che la recente stabilità del cambio sarebbe rassicurante. Sta di fatto che le stamperie monetarie vanno avanti, anche se il governo ha negli ultimi anni ridotto il deficit fiscale (sotto il 3% del Pil nel 2024) ed è riuscito ad attirare capitali dall’estero, portando le partite correnti in territorio positivo.

Ma il ricordo dell’iperinflazione resta troppo vivido. Il Fondo Monetario Internazionale invoca che lo ZiG diventi unica moneta di uso negli scambi interni, ipotesi respinta dalla popolazione. Il tempo dirà se l’esperimento sarà stato uno dei tanti in meno di un decennio o se avrà qualche chance di riuscita. I buoni propositi da soli non bastano. Il vero asset in fatto di moneta è la fiducia di chi la utilizza.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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