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Oggi: 05 Dic, 2025

Manovra 2026: restituzione fiscal drag contro l’aumento silenzioso delle imposte

La restituzione fiscal drag diventa il tema caldo della Manovra 2026: sindacati chiedono giustizia fiscale contro l’inflazione crescente
2 mesi fa
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restituzione fiscal drag
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In vista della Legge di Bilancio 2026, il tema della restituzione fiscal drag torna al centro del dibattito economico e politico. I sindacati chiedono con forza che il Governo intervenga per correggere un meccanismo che, pur essendo poco visibile, incide in modo concreto sul potere d’acquisto dei lavoratori e dei pensionati.

Cos’è il fiscal drag e perché penalizza i contribuenti

Il cosiddetto fiscal drag rappresenta un effetto collaterale del sistema fiscale progressivo, che si manifesta in presenza di inflazione. Quando i prezzi aumentano, anche stipendi e pensioni vengono spesso adeguati al rialzo per mantenere il potere d’acquisto (almeno così dovrebbe essere).

Tuttavia, se le aliquote e gli scaglioni Irpef restano invariati, l’incremento nominale dei redditi spinge i contribuenti verso fasce di tassazione più alte.

In altre parole, pur non avendo un vero aumento del reddito reale, ci si ritrova a pagare più imposte. Il risultato è un aumento silenzioso della pressione fiscale, che riduce i benefici degli adeguamenti salariali e rende più pesante il carico tributario per chi lavora o percepisce una pensione.

L’impatto economico del fenomeno

Secondo le stime dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, l’effetto del fiscal drag porta ogni anno nelle casse dello Stato circa 3,3 miliardi di euro aggiuntivi. Si tratta di una cifra consistente, ottenuta senza modificare formalmente le imposte ma semplicemente lasciando invariata la struttura dell’Irpef di fronte all’inflazione.

Questo meccanismo, spesso poco percepito dai cittadini, ha conseguenze concrete. Ogni volta che l’inflazione cresce e gli stipendi vengono adeguati, la quota di reddito soggetta a tassazione più elevata aumenta. In pratica, il contribuente non vede un reale miglioramento della propria situazione economica, perché una parte dell’aumento nominale viene assorbita dal Fisco.

La posizione dei sindacati sulla restituzione del fiscal drag

Le principali organizzazioni sindacali sostengono che la restituzione fiscal drag sia una misura necessaria per ristabilire equità nel sistema fiscale e proteggere il reddito reale dei lavoratori. La semplice rivalutazione automatica delle pensioni non basta e non è sufficiente a contrastare la diminuzione continua del potere d’acquisto. E non bastano nemmeno i tentativi di “bonus” che di anno in anno il legislatore mette davanti ai lavoratori (da ultimo, ad esempio, il bonus natale dello corso anno, pari a soli 100 euro e nemmeno per tutti).

Secondo i sindacati, ignorare questo fenomeno significa permettere che l’inflazione eroda silenziosamente il potere d’acquisto, colpendo soprattutto le fasce di reddito medio-basse.

L’obiettivo delle richieste sindacali è quello di ottenere una correzione automatica delle aliquote e degli scaglioni Irpef in base all’andamento dei prezzi. In questo modo, gli aumenti nominali dovuti all’inflazione non comporterebbero un salto di fascia fiscale e non si tradurrebbero in un incremento ingiustificato delle imposte.

Le implicazioni per la Legge di Bilancio 2026

La discussione sulla restituzione fiscal drag potrebbe diventare uno dei nodi centrali della prossima manovra di bilancio. Inserire nella legge di bilancio 2026 una misura di compensazione significherebbe rinunciare a parte delle entrate fiscali derivanti dall’effetto inflattivo, ma al tempo stesso garantire maggiore equità ai contribuenti.

Per lo Stato, si tratterebbe di un intervento con un costo non trascurabile, considerato che il vantaggio economico attuale legato al fiscal drag vale oltre tre miliardi l’anno. Tuttavia, i sindacati sottolineano che una riforma in questo senso rappresenterebbe un investimento sulla giustizia fiscale e sulla tutela del potere d’acquisto.

Un fenomeno “invisibile” ma rilevante

Ciò che rende il fiscal drag particolarmente insidioso è la sua invisibilità. Non si tratta di un aumento diretto delle imposte deciso dal Governo, ma di un effetto automatico derivante dall’inflazione. Per questo motivo, spesso i contribuenti non si rendono conto che stanno pagando più tasse, pur avendo lo stesso reddito reale.

Il fenomeno incide in modo diverso a seconda della velocità con cui i prezzi crescono e del livello di aggiornamento delle tabelle fiscali. Nei periodi di forte inflazione, come quelli recenti, la distanza tra aumento nominale dei redditi e crescita reale del potere d’acquisto si allarga ulteriormente.

Prospettive e possibili soluzioni contro il fiscal drag

Una revisione periodica degli scaglioni Irpef potrebbe rappresentare una soluzione strutturale. Alcuni Paesi adottano già sistemi di indicizzazione automatica, che adeguano le soglie fiscali all’inflazione per evitare distorsioni. In Italia, invece, il mancato aggiornamento fa sì che ogni incremento salariale finisca per generare un maggior gettito per lo Stato, senza un miglioramento reale per i contribuenti.

Un altro approccio potrebbe consistere nell’introdurre detrazioni temporanee o crediti d’imposta per compensare gli effetti del fiscal drag, almeno nei periodi di inflazione elevata. Tuttavia, queste soluzioni hanno un impatto immediato sul bilancio pubblico e richiedono risorse significative.

Riassumendo

  • I sindacati chiedono la restituzione fiscal drag nella Legge di Bilancio 2026.
  • Il fiscal drag aumenta le tasse quando l’inflazione fa salire salari e pensioni.
  • Lo Stato incassa circa 3,3 miliardi l’anno grazie a questo effetto automatico.
  • I sindacati vogliono adeguare scaglioni e aliquote Irpef all’inflazione.
  • La restituzione fiscal drag ridurrebbe la pressione fiscale e tutelerebbe il potere d’acquisto.
  • Una riforma equa eviterebbe che l’inflazione si trasformi in tasse occulte.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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