Nei giorni scorsi non si è parlato d’altro che di Decreto Lavoro 2023. Un pacchetto di misure che dovrebbero rivoluzionare il mercato del lavoro italiano, assicurando facilitazioni e cambiando radicalmente il tanto criticato Reddito di Cittadinanza. Nei giorni scorsi abbiamo letto e analizzato diverse previsioni sulle misure studiate ad hoc, ma oggi possiamo analizzarle con maggior precisione. Il Decreto Lavoro 2023 è stato infatti approvato dal Consiglio dei ministri ieri, proprio in occasione della Festa del Lavoro. Oltre alla riforma del RdC, troviamo novità sui contratti a termine e sull’Assegno di inclusione, insieme all’introduzione di uno strumento per aiutare gli occupabili a trovare lavoro, il nuovo tetto per i fringe benefit, un imponente taglio del cuneo fiscale-contributivo e via dicendo.

Scopriamo tutto nel dettaglio.

Assegno unico, come cambia

Il Decreto Lavoro 2023 riconosce una maggiorazione dell’assegno unico universale non solo a ciascun figlio minorenne appartenente a nuclei in cui entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro. Ora è rivolta anche ai minori che appartengono a nuclei in cui, al momento della presentazione della domanda, è presente un solo genitore lavoratore poiché l’altro è deceduto. Secondo la bozza di relazione tecnica, i minori che hanno ricevuto l’assegno unico nel periodo di osservazione in cui risulta la presenza di un solo genitore sono circa 80mila al mese.

Contratti a termine, si ammorbidiscono i paletti previsti dal dl Dignità

Come già previsto nei giorni scorsi, i contratti a termine previsti dal Decreto Lavoro 2023 si scontreranno con paletti meno rigidi di quelli previsti dal precedente decreto Dignità. Vengono introdotte nuove causali a cui far riferimento per prorogare o rinnovare il contratto dopo i primi 12 mesi. Le causali sono tre. La prima fa riferimento ai casi previsti dai contratti collettivi. In assenza della previsione della contrattazione collettiva, come seconda causale è prevista la stipula di patti individuali secondo i quali il contratto a tempo determinato può proseguire oltre i 12 mesi per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva individuate dalle parti, entro la scadenza temporale del 31 dicembre 2024.

La terza causale si riferisce alla sostituzione di altri lavoratori.

Contratto d’espansione prorogato e incremento del Fondo nuove competenze

Il Decreto Lavoro 2023 proroga il contratto d’espansione fino al 31 dicembre 2023, permettendo la possibilità di uscita dal lavoro fino a 5 anni dalla maturazione dei requisiti pensionistici nei processi di reindustrializzazione e riorganizzazione delle imprese. Secondo la bozza più recente, per consentire l’attuazione dei piani di rilancio dei gruppi di imprese con più di mille dipendenti, per i contratti di espansione di gruppo stipulati entro il 31 dicembre 2022 e non ancora conclusi, è possibile rimodulare le cessazioni dei rapporti di lavoro con accesso allo scivolo pensionistico entro 12 mesi successivi al termine originario del contratto di espansione.

Il Fondo nuove competenze è incrementato, nel periodo di programmazione 2021-2027 della politica di coesione europea, grazie alle risorse provenienti dal Piano nazionale Giovani, donne, lavoro. È volto a favorire l’aggiornamento della professionalità dei lavoratori a seguito della transizione digitale ed ecologica. Le risorse del Fondo nuove competenze finanziano parte della retribuzione oraria, oltre ai contributi previdenziali e assistenziali dell’orario di lavoro destinato ai percorsi formativi.

Decreto Lavoro 2023: addio Rdc, sostituito dall’Assegno di inclusione

Come già ampiamente previsto, il Decreto Lavoro 2023 segna la fine del Reddito di Cittadinanza. Da gennaio 2024 verrà sostituito dall’Assegno di inclusione. Di questo aiuto potranno beneficiare i nuclei con disabili, minori e over60. Prevede un importo erogato di fino a 6mila euro l’anno, ovvero 500 euro al mese, più un contributo affitto (per le locazioni regolari) di 3.360 euro l’anno, ovvero 280 euro al mese. Nel caso in cui il nucleo sia costituito da tutte persone con almeno 67 anni o disabili gravi, l’importo mensile sale a 630 euro più 150 euro di contributo d’affitto.

La misura è erogata per 18 mesi. Dopo un mese di stop, può essere rinnovata per ulteriori 12 mesi.

Parlando di requisiti, il Decreto Lavoro 2023 chiarisce che i richiedenti devono:

  • essere residenti in Italia da almeno cinque anni;
  • avere un Isee di 9.360 euro e un reddito familiare inferiore a 6mila euro annui moltiplicati per la scala di equivalenza;
  • un valore del patrimonio immobiliare, come definito ai fini Isee, diverso dalla casa di abitazione di valore ai fini Imu non superiore a euro 150mila, non superiore ad euro 30.000;
  • non possedere navi, imbarcazioni, autoveicoli di cilindrata superiore a 1.600 cc. o motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc.

La richiesta per l’Assegno di inclusione si fa online sul sito Inps. Dichiarazioni o documenti falsi verranno puniti con la reclusione da 2 a 6 anni.

Diversi parametri per il calcolo dell’Assegno di inclusione

Cambia anche la scala di equivalenza con la quale sono parametrati il requisito reddituale per accedere all’Assegno di inclusione e l’ammontare finale dell’aiuto. Verrà assegnato un punteggio a ciascun componente del nucleo familiare che fa crescere la soglia di reddito ammessa o il valore del beneficio quanto più è numerosa la famiglia o più critica è la situazione economica. Acquista maggior peso la presenza di un ulteriore componente con disabilità o non autosufficiente.

Decreto Lavoro 2023: l’offerta di lavoro congrua

Sempre in tema di Assegno di Inclusione, il Decreto Lavoro 2023 porta nuovamente in auge il discorso sull’offerta di lavoro congrua. Il pacchetto chiarisce che basta rifiutare un’offerta di lavoro per perdere il sussidio, ma l’offerta proposta dovrà adeguata alle esigenze del percettore. Ovvero, ciò che non avveniva mai con il RdC. Il componente del nucleo familiare che beneficia dell’Assegno di inclusione è tenuto ad accettare in tutta Italia:

  • un rapporto a tempo indeterminato o a termine di durata oltre i 12 mesi;
  • un lavoro a tempo pieno o a tempo parziale non inferiore al 60 per cento dell’orario a tempo pieno;
  • quando la retribuzione non è inferiore ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi.

Se il contratto offerto è inferiore a 12 mesi, il luogo di lavoro non deve essere distante più di 80 chilometri da casa.

Per contratti di durata tra uno e sei mesi, l’Assegno è sospeso.

Incentivi per chi assume percettori dell’Assegno di inclusione e Neet

Per facilitare l’occupabilità dei percettori di Assegno di inclusione e dei Neet, ovvero giovani che non studiano e non lavorano, il Decreto Lavoro 2023 promette incentivi per i datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato (incluso l’apprendistato). Nel caso in cui siano assunti i beneficiari dell’Assegno, al datore è riconosciuto un esonero contributivo del 100% fino a 8mila euro l’anno, per 12 mesi. L’esonero raggiunge i 24 mesi in caso di trasformazione di un contratto a termine. Per l’assunzione con contratto a tempo determinato o stagionale è previsto uno sgravio del 50%, fino a un massimo di 4mila euro l’anno, per 12 mesi. L’incentivo per l’assunzione dei Neet è valido dal 1° giugno fino a fine 2023 e coinvolge i giovani con meno di 30 registrati al programma “Iniziativa Occupazione Giovani”. Chi li assume otterrà uno sgravio pari al 60% della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali per 12 mesi.

Decreto Lavoro 2023, lo Strumento di attivazione

Nel processo di smantellamento del Reddito di cittadinanza è previsto dal Decreto Lavoro 2023 anche lo Strumento di Attivazione. Disponibile dal 1° settembre 2023, è una misura di attivazione al lavoro che prevede la partecipazione a progetti formativi e di accompagnamento al lavoro. Può essere sfruttata dai componenti dei nuclei familiari:

  • di età compresa tra 18 e 59 anni in condizioni di povertà assoluta;
  • con un valore Isee non superiore a euro 6.000 annui;
  • che non hanno i requisiti per accedere all’assegno di inclusione.

La richiesta avviene on line e prevede la sottoscrizione del patto di attivazione digitale. L’interessato, tramite una piattaforma, riceverà le offerte di lavoro o di inserimento in specifici progetti di formazione. In caso di partecipazione a programmi formativi e a progetti utili per la collettività, per un massimo per 12 mesi, si ricevono 350 euro al mese.

Addio alle rogne burocratiche previste dal Decreto Trasparenza

Il Decreto Lavoro 2023, come già ampiamente previsto, vuole snellire le procedure per le aziende e va ad alleggerire il carico previsto dal Decreto Trasparenza. Quindi, per tutta una serie di informazioni (come durata del periodo di prova, congedo per ferie, importo iniziale della retribuzione e programmazione dell’orario normale di lavoro), è previsto che il datore assolva all’obbligo informativo con l’indicazione del riferimento normativo o della contrattazione che disciplina queste materie. L’azienda è tenuta a consegnare o a mettere a disposizione del personale, anche sui siti web, contratti collettivi e regolamenti aziendali applicabili al rapporto di lavoro.

Inoltre, la norma stabilisce che il datore deve informare il lavoratore dell’utilizzo di sistemi decisionali o di monitoraggio integralmente automatizzati deputati a fornire indicazioni rilevanti ai fini della assunzione o del conferimento dell’incarico, della gestione o della cessazione del rapporto di lavoro e via dicendo.

Pacchetto welfare e sicurezza sul lavoro

Con il Decreto Lavoro 2023 la soglia di fringe benefit esentasse per lavoratori dipendenti con figli minori sale a 3mila euro. Sono esentasse fino a 3mila euro anche le somme erogate o rimborsate per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas. Arriva anche un fondo da 60 milioni per sostenere le famiglie e spingere la conciliazione vita-lavoro, ideale per potenziare i centri estivi, i servizi socioeducativi territoriali e i centri con funzione educativa e ricreativa che svolgono attività a favore dei minori.

Il nuovo pacchetto prevede anche novità in tema di sicurezza sul lavoro, argomento scottante. Per meglio gestire l’azione ispettiva nei confronti delle imprese che evidenziano fattori di rischio in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, di lavoro irregolare, di evasione od omissione contributiva, gli enti pubblici e privati condivideranno gratuitamente le informazioni di cui dispongono con l’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl).

Decreto Lavoro 2023, arriva il Fondo indennizzi per l’alternanza scuola-lavoro

Dopo ben 256 denunce di infortunio di alunni “on the job”, poi diventate 2.103 nel 2022, un caso mortale nel 2021 e due nel 2022, l’alternanza scuola-lavoro è sempre al centro di polemiche. Il governo prova a rilanciarla puntando su una maggiore qualificazione delle ore trascorse dagli studenti on the job e rafforzando – finalmente! – prevenzione e sicurezza. Si prevede, ad esempio, che le aziende compilino una specifica sezione nel Dvr – il Documento di valutazione dei rischi – se vogliono accogliere gli alunni on the job. Verranno anche assicurati gli studenti di ogni ordine e grado, anche privati, compresi quelli impegnati in percorsi di istruzione e formazione professionale, e le università. In caso di incidenti mortali, è ora previsto un indennizzo alle famiglie che potrà essere cumulato con l’assegno una tantum corrisposto dall’Inail per gli assicurati.

Taglio al cuneo fiscale di 4 punti aggiuntivi

Già sapevamo che il Decreto Lavoro 2023 conteneva anche il taglio del cuneo fiscale-contributivo. In questo caso prevede un intervento aggiuntivo di 4 punti, un’una tantum di 6 mesi, operativo per il periodo compreso tra luglio e dicembre, destinato ai lavoratori con retribuzioni lorde fino a 35mila euro. È finanziato con circa 4 miliardi e si somma all’attuale taglio di 3 punti del cuneo per le retribuzioni fino a 25mila euro.