Italia, pensione a 61 anni? Ecco davvero quando si va in pensione

In Italia l’età per andare in pensione si sta spostando sempre più avanti, tra riforme e nuove esigenze sociali.
1
4 settimane fa
3 minuti di lettura
pensione stipendio e aumento
Foto © Licenza Creative Commons

Nel contesto italiano, il momento del pensionamento rappresenta una tappa cruciale del percorso lavorativo. Nonostante l’evoluzione normativa e i cambiamenti socio-economici che hanno investito il sistema previdenziale, oggi esiste una fotografia piuttosto precisa dell’età in cui i cittadini iniziano a percepire la pensione di vecchiaia. Comprendere quando si va in pensione significa analizzare una serie di variabili, tra cui l’area geografica, il livello d’istruzione e la nazionalità dei lavoratori.

L’età media per l’accesso alla pensione

Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’ISTAT, il passaggio alla pensione in Italia avviene, in media, a 61,4 anni. Questa media si suddivide ulteriormente per genere: gli uomini vanno in pensione intorno ai 60,9 anni, mentre le donne raggiungono la pensione più tardi, a circa 61,9 anni.

Questi numeri sono in linea con la media dei Paesi dell’Unione Europea e riflettono le trasformazioni normative degli ultimi decenni.

Le riforme previdenziali introdotte a partire dal 2009, con l’obiettivo di rendere il sistema più sostenibile, hanno inciso profondamente sull’età effettiva di uscita dal mondo del lavoro. Prima del 2009, una larghissima maggioranza dei pensionamenti avveniva prima dei 60 anni. Oggi questa dinamica si è completamente ribaltata.

Il drastico calo dei pensionamenti anticipati

Un tempo era consuetudine lasciare il lavoro ben prima dei 60 anni, grazie a strumenti di pensionamento anticipato o ad accordi contrattuali specifici. Fino al 2009, circa il 90% delle persone andava in pensione prima di compiere 60 anni. Questa tendenza ha subito un crollo verticale: nel 2023, solo poco più del 10% riesce a ritirarsi così presto.

Questa inversione è il risultato diretto delle riforme strutturali del sistema pensionistico italiano.

L’allungamento dell’età minima per accedere alla pensione, l’introduzione di requisiti contributivi più stringenti e l’eliminazione di molte vie di accesso anticipato hanno contribuito ad alzare l’età reale in cui si lascia il lavoro. Di conseguenza, quando si va in pensione oggi è profondamente diverso rispetto a quanto accadeva solo quindici anni fa.

Le differenze territoriali e sociali

Un elemento interessante riguarda la variabilità dell’età di pensionamento a seconda dell’area geografica. La fotografia sul sistema previdenziale italiano dice che che nel Mezzogiorno l’età media per accedere alla pensione di vecchiaia è più alta rispetto al resto del Paese: si attesta intorno ai 62,3 anni. Questo scostamento può essere attribuito a diversi fattori, tra cui la maggiore difficoltà nell’entrare stabilmente nel mondo del lavoro e la discontinuità lavorativa che caratterizza molte aree del Sud Italia.

La situazione è ancora più marcata per i cittadini stranieri residenti in Italia. Per loro, l’età media in cui si smette di lavorare sale fino a 63,5 anni. Questo dato è influenzato in gran parte dal ritardo nell’ingresso nel sistema previdenziale italiano, spesso dovuto a periodi lavorativi trascorsi all’estero o a regolarizzazioni tardive.

Un altro elemento determinante per la pensione è il livello d’istruzione. Chi ha conseguito un titolo universitario tende ad andare in pensione più tardi, con un’età media di 63,1 anni.

L’ingresso posticipato nel mercato del lavoro, dovuto al prolungamento del percorso formativo, è uno dei motivi principali di questa differenza.

Quando si va in pensione in Italia: il nuovo paradigma del pensi

Il concetto stesso di pensionamento si è evoluto. Non si tratta più soltanto di raggiungere un’età anagrafica prestabilita, ma di soddisfare requisiti contributivi precisi. Questo significa che quando si va in pensione dipende non solo dall’età ma anche dalla continuità e dalla regolarità della carriera lavorativa. Chi ha avuto carriere frammentate o ha lavorato in nero, ad esempio, rischia di dover restare in attività più a lungo per maturare i requisiti minimi richiesti.

Oggi il passaggio alla pensione è spesso il risultato di un’attenta pianificazione. L’uso di simulazioni previdenziali, la valutazione dei periodi riscattabili e l’analisi delle finestre di uscita disponibili sono diventati strumenti indispensabili per chi desidera gestire con consapevolezza il proprio futuro previdenziale.

Uno scenario allineato all’Europa

Nel confronto con gli altri Paesi dell’Unione Europea, l’Italia non presenta anomalie significative. Anche nel resto del continente, infatti, l’età media in cui si va in pensione si aggira attorno ai 61-62 anni. Tuttavia, la variabilità interna tra categorie e territori, unita alla rigidità di alcuni meccanismi, rende l’esperienza italiana particolarmente complessa.

Inoltre, il trend di innalzamento dell’età pensionabile è destinato a proseguire. L’aumento della speranza di vita, l’invecchiamento della popolazione e le pressioni sulla sostenibilità del sistema previdenziale rendono probabile un ulteriore allungamento del periodo lavorativo nei prossimi anni.

Riassumendo

  • L’età media di pensionamento in Italia è 61,4 anni, simile alla media UE.
  • I pensionamenti prima dei 60 anni sono crollati drasticamente dopo il 2009.
  • Si va in pensione più tardi nel Sud, tra stranieri e tra i laureati.
  • Il pensionamento dipende da età anagrafica e anni di contributi versati.
  • L’ingresso tardivo nel lavoro ritarda l’accesso alla pensione.
  • Il sistema pensionistico continuerà a richiedere età e contributi sempre più elevati.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

1 Comment

  1. Al 2009 la percentuale di persone che andavano in pensione prima dei 60 anni era del 90%.
    Nel 2023 il 10%.
    Una differenza molto rilevante.
    Ma non è dovuta secondo Lei (penso di no a quanto ho letto),al fatto che le persone si affacciano al mondo del lavoro molto più avanti con l’eta’ rispetto a prima(studi per diplomarsi,laurearsi)e di conseguenza per l’età pensionabile?
    La realtà parla chiaro.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo precedente

Plusvalenza superbonus. Solo per la prima cessione (risposta Agenzia delle entrate n°137/2025)

rottamazione quinquies
Articolo seguente

Rottamazione-quinquies. Cosa verificare per essere certi di avere debiti ammessi alla pace fiscale?