L’indennità per disoccupati dell’INPS, meglio nota come Naspi, è una di quelle misure di interesse generalizzato, soprattutto per chi svolge un’attività lavorativa soggetta a licenziamenti frequenti, come accade per gli stagionali del settore turistico, alberghiero o ricettivo, oppure per i lavoratori edili o ancora per i precari della scuola.
I lavoratori appartenenti a queste categorie sono tra i principali beneficiari dell’indennità di disoccupazione erogata dall’INPS. Tuttavia, la Naspi può essere percepita anche in concomitanza con una nuova attività lavorativa. O, più precisamente, dopo aver iniziato a percepire la Naspi, è possibile riprendere a lavorare, purché si rispettino regole precise di comunicazione all’INPS e le tempistiche relative alla domanda, alla fruizione dell’indennità e all’eventuale ripresa dell’attività lavorativa.
Naspi: attenti agli 8, ai 38 e ai 68 giorni dopo il licenziamento, puoi perdere il diritto
La Naspi è una misura erogata dall’INPS su domanda dell’interessato, ovvero di chi ha perso involontariamente il lavoro. Tutti i lavoratori dipendenti possono avere diritto alla Naspi, tranne nei casi di dimissioni volontarie. In quest’ultimo caso, l’indennità non spetta, a meno che non si tratti di dimissioni per giusta causa.
Sono esclusi dalla Naspi i lavoratori agricoli, che possono accedere invece alla disoccupazione agricola, e i dipendenti pubblici a tempo indeterminato, che non hanno diritto a nessuna indennità simile. Inoltre, non spetta la Naspi ai collaboratori: chi perde un impiego come CO.CO.CO. ha diritto a una prestazione diversa, chiamata Dis-Coll.
Come funziona l’indennità e a cosa servono i 4 anni precedenti
Una volta chiarito a chi spetta la Naspi, il fattore determinante per il calcolo dell’indennità sono gli ultimi 4 anni di lavoro antecedenti all’interruzione dell’attività.
Il calcolo si basa infatti sulla media delle retribuzioni utili ai fini previdenziali percepite durante questo periodo.
Anche la durata della Naspi dipende da questi 4 anni, poiché l’indennità può coprire fino alla metà delle settimane effettivamente lavorate in tale periodo. In altre parole, la Naspi può arrivare a un massimo di 24 mesi di erogazione.
Naspi: ecco come fare la domanda e in che termini
La domanda per ottenere la Naspi si presenta all’INPS attraverso procedura telematica. Può essere effettuata tramite un Patronato oppure in autonomia, accedendo al sito dell’INPS con le credenziali SPID, CIE o CNS.
Per non perdere il diritto alla prestazione, la domanda deve essere presentata entro 68 giorni dalla data di interruzione del rapporto di lavoro. Se la domanda viene inoltrata entro i primi 8 giorni, la decorrenza dell’indennità parte dall’ottavo giorno successivo alla perdita del lavoro. In caso contrario, decorre dal giorno successivo alla data di presentazione della domanda. Ne consegue che i primi 8 giorni non sono coperti da Naspi.
Attenzione: per ricevere la Naspi non è obbligatorio rimanere disoccupati per tutto il periodo di fruizione. È possibile iniziare una nuova attività lavorativa dopo aver presentato la domanda, ma non nei primi 8 giorni. Infatti, chi si fa riassumere anche per un solo giorno durante questo intervallo iniziale provoca il rigetto della domanda da parte dell’INPS.
In tal caso, sarà necessario presentare una nuova domanda al termine della nuova attività lavorativa.
Naspi a seguito di licenziamento: ecco le regole da seguire nel dettaglio
Il caso sopra descritto è particolarmente utile per chi ha un impiego intermittente o a chiamata. Accettare un lavoro a chiamata nei primi 8 giorni successivi al licenziamento fa perdere il diritto alla Naspi.
Inoltre, chi svolge lavori intermittenti deve comunicare periodicamente all’INPS le giornate di attività svolte, utilizzando il modello Naspi-Com. In caso contrario, l’indennità, anche se già concessa, può essere sospesa perché l’INPS non è in grado di calcolare correttamente l’importo spettante, al netto dei giorni lavorativi.
In più, l’INPS deve verificare che l’interessato non abbia superato i limiti reddituali compatibili con la Naspi. E in caso di lavoro dipendente, il reddito annuo presunto non deve superare 8.145 euro. Nel caso di lavoro autonomo, il limite è di 4.800 euro annui.
Il licenziamento per giusta causa mette a rischio la Naspi?
Abbiamo già visto che iniziare un’attività lavorativa nei primi 8 giorni può compromettere il diritto alla Naspi. Tuttavia, in caso di licenziamento per giusta causa, cambiano le tempistiche.
In questa situazione, la Naspi non decorre dall’ottavo giorno, bensì dal trentanovesimo giorno successivo alla cessazione del rapporto di lavoro. Anche se la domanda viene presentata subito, il pagamento dell’indennità parte dal giorno 39. Ne consegue che nei primi 38 giorni il disoccupato non deve assolutamente lavorare: l’inizio di una nuova attività in questo arco temporale fa decadere la domanda.
Come negli altri casi, sarà necessario ripresentare la domanda al termine della nuova occupazione per poter accedere nuovamente alla prestazione.