I tassi d’interesse sui conti deposito stanno risalendo. Ieri, i migliori sul mercato variavano da 0,50% a 1,30% lordo per i vincoli a 365 giorni. Insomma, meglio di qualche mese addietro, ma certamente non bene. Anche perché nel frattempo l’inflazione in Italia sfiora il 7%, mai così alta dal 1986. Il rendimento del BTp a 10 anni è salito al 3,40%. Di tutto questo sembra che le banche non stiano risentendone più di tanto. Com’è possibile che continuino ad offrire così poco, a fronte di un costo del denaro che sul mercato sta diventando ogni giorno più alto?
Conti deposito ancora avidi di tassi
L’apparente paradosso lo svela un solo dato: 1.858 miliardi di euro.
Onestamente, non si vede ragione per cui i conti deposito debbano diventare molto più fruttiferi di poco tempo fa. Anche perché di quel denaro le banche cosa se ne faranno? Esse lo impiegano abitualmente per prestarlo a famiglie e imprese. Ma l’economia europea sta cedendo il passo al rischio di recessione con l’inflazione alle stelle e la carenza persino di beni fondamentali come il grano. Ha senso prestare più soldi a soggetti che probabilmente nei prossimi mesi entreranno in seria difficoltà finanziaria?
La stretta BCE ancora deve iniziare
Insomma, i conti deposito offrono tassi ancora miseri per il semplice fatto che le banche non abbiano alcuna difficoltà per il momento a reperire liquidità sui mercati o a prestarsela tra di loro, né ne hanno bisogno più di tanto.
Oltretutto, l’alternativa pratica a rischio zero sarebbe per gli italiani comprare titoli di stato. I BoT a 12 mesi offrono ancora meno dello 0,40%. Per vedere quota 1% dobbiamo spostarci sulla scadenza a 2 anni. Il 2% lo troviamo per gli investimenti a 3 anni, il 3% per gli 8 anni. Le banche stanno avendo buon gioco a tirare al ribasso sui tassi, dato che possono fare il buono e il cattivo tempo. Ma la svolta sarebbe imminente. L’entità dipenderà dal vigore della stretta.