È possibile lavorare dopo la pensione? Come canta J Ax con il brano Anni Amari: “Ieri mi sono alzato alle 4 del mattino, dopo i concerti dormo male chiudo gli occhi e li rivivo. E suona il cellulare la mia band è ancora in giro, il concerto è stato uguale a me, tutto esaurito”.
Nonostante molte persone abbiano passato la maggior parte della propria esistenza a lavorare, si ritrovano a dover fare i conti in età adulta con un assegno pensionistico dall’importo così basso da non riuscire a soddisfare le proprie esigenze personali.
Una situazione alquanto comune che rischia di minare la stabilità emotiva ed economica dei soggetti coinvolti.
Al fine di ovviare tale problematica sono tanti i pensionati che maturano l’idea di tornare a lavorare. Un pensiero, quest’ultimo, che può nascere anche per motivi diversi, come ad esempio il semplice desiderio di aumentare le proprie entrate. Altri, invece, potrebbero voler continuare a svolgere un’attività di proprio gradimento o addirittura cimentarsi in qualcosa di nuovo.
Guida al lavoro dopo la pensione: cosa devi sapere
A prescindere dal motivo per cui un pensionato possa decidere di voler lavorare, è bene sapere cosa prevede la normativa vigente in merito. A tal proposito ricordiamo che in linea generale è possibile lavorare dopo la pensione. L’articolo 19 del decreto legge numero 112 del 25 giugno 2008, infatti, ha sancito l’abolizione dei limiti al cumulo tra pensione e redditi di lavoro, sia nel caso in cui si tratti della pensione retributiva, piuttosto che contributiva o mista.
Entrando nei dettagli, i contributi versati nel periodo in cui il pensionato esercita un lavoro contribuiscono a generare il cosiddetto supplemento di pensione.
Ovvero trascorsi almeno cinque anni dalla decorrenza della pensione, l’importo di quest’ultima viene incrementata tenendo conto degli ulteriori contributi versati nel quinquennio.
Divieto cumulo pensione e reddito da lavoro
Vi sono però alcuni casi in cui il cumulo tra pensione e reddito da lavoro non è consentito. In particolare attraverso l’ultima Manovra sono state confermate alcune misure per anticipare la pensione, come Quota 103 e Ape Sociale. Il tutto salvo impostare dei limiti di cumulo. In particolare, come si evince dal testo della Legge di Bilancio 2025:
“Si ricorda che il trattamento liquidato in base alla quota 103, per il periodo anteriore rispetto alla decorrenza ipotetica della pensione di vecchiaia, non è cumulabile con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione parziale di quelli da lavoro autonomo occasionale; questi ultimi sono cumulabili nel limite di 5.000 euro lordi annui, limite che corrisponde – per i redditi da lavoro autonomo occasionale – a quello di esclusione dalla contribuzione pensionistica”.
Per tali misure, quindi, la pensione non è cumulabile con i redditi derivanti da qualsiasi tipo di lavoro, anche se svolto all’estero. Fanno eccezione i redditi percepiti per prestazioni di lavoro occasionale, fermo restando il limite di 5 mila euro lordi all’anno.
Tale divieto comunque, è bene sottolineare, è temporaneo. Riguarda, infatti, solamente il periodo che intercorre dalla data di riconoscimento del trattamento e la data di maturazione del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia.
Quest’ultimo, al momento, è fissato all’età di 67 anni.
Nel caso in cui non si rispetti il divieto di cumulo, l’Inps può sospendere l’erogazione del trattamento pensionistico. Ma non solo, può recuperare le eventuale somme indebitamente corrisposte. In casi di dubbi, quindi, si invita a consultare l’Inps o rivolgersi a un professionista del settore per ottenere delucidazioni in merito ed evitare di incorrere in spiacevoli conseguenze.