Il flop dei referendum certifica l’incapacità della sinistra di capire i lavoratori

I referendum su lavoro e cittadinanza sono stati un grosso flop e oggi la sinistra si lecca le ferite dopo avere politicizzato l'evento.
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3 giorni fa
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Flop del referendum boomerang per la sinistra
Flop del referendum boomerang per la sinistra © Licenza Creative Commons

Saremmo fin troppo banali se scrivessimo che il flop dei referendum a cui erano chiamati a votare 51 milioni di italiani ieri e oggi decreti l’esistenza di un “campo santo”, anziché largo. Il quorum non è stato raggiunto neppure lontanamente. Lo si era intuito sin dal mezzogiorno di ieri, quando l’affluenza risultava fermatasi al 7,4%. E con il passare delle ore, invece di migliorare, il dato peggiorava. Ai seggi si è recato il 30% degli aventi diritto. Chi profetizzava il 40% o più, compreso qualche sondaggista compiacente, si conferma per l’ennesima volta una retta parallela rispetto al sentire comune.

Flop referendum boomerang per sinistra italiana

I temi toccati erano molto sensibili: lavoro e cittadinanza.

Ma come sempre più spesso capita, la sinistra italiana li ha affrontati contromano. E’ stato un capolavoro di suicidio politico avere trasformato i quesiti in una chiamata alle armi contro il governo Meloni. In primis, perché si trattava di abrogare leggi approvate dalla stessa sinistra quando era stata al governo con Matteo Renzi. Dire che quella fosse un’altra fase, non significa nulla. Secondariamente, c’è stata la classica sottovalutazione dell’avversario, che si trova a Palazzo Chigi non per un incidente della storia, bensì per avere vinto le elezioni politiche. E i sondaggi ne confermano la popolarità dopo più di metà mandato espletato.

PD e alleati contromano su immigrazione

Cosa proponeva in poche parole la sinistra? Di tornare all’art.18, un feticcio sindacale senza significato pratico. In più, si sbracciava per dimezzare a 5 anni i tempi per richiedere la cittadinanza italiana. Ma i lavoratori non sono scemi.

Una simile misura avrebbe aumentato i ricongiungimenti familiari, trasformando definitivamente alcune periferie nelle grandi città, specie al Nord, in ghetti per maranza indisturbati durante le loro scorribande ormai sia diurne che notturne.

La sinistra continua a non capire che siano proprio i lavoratori i più colpiti dall’immigrazione selvaggia. Anzitutto, perché ne subiscono la concorrenza salariale e poi per il delicato tema della sicurezza. Chi vive nei quartieri chic, probabile che non riesca a vedere cosa accada al di là dei cancelli nei propri residence. Ed è difficile capire per Elly Schlein e Maurizio Landini, oltre che Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che il problema di oggi sul mercato del lavoro non sia più tanto la precarietà dei contratti (diminuita rispetto al passato), bensì il livello delle retribuzioni. E che quest’ultimo non lo si può certo difendere incoraggiando l’ingresso di milioni di lavoratori stranieri poco qualificati.

Sinistra autoreferenziale e non credibile sul lavoro

Il flop dei referendum è figlio di una cultura autoreferenziale che parte da lontano. La sinistra ritiene il proprio pensiero come se fosse l’unico degno e capace di interpretare la società. Se la realtà si rivela diversa, è questa che si deve adeguare ai propri mantra e non viceversa. In Europa, la sinistra sta cercando di porre rimedio alle scempiaggini commesse sull’immigrazione scriteriata. In Italia, PD e alleati resistono come gli ultimi giapponesi.

Nessuna autocritica e insulti per chiunque sul tema abbia vedute differenti. Peccato per loro che si tratti di molti ex elettori di sinistra, sentitisi per troppi anni presi in giro.

La legge Treu sui co.co.co nacque sotto il primo governo Prodi e resta ad oggi l’apice della precarietà normativa sul lavoro mai raggiunto nel nostro Paese. Il patto di moderazione salariale, la riforma Dini furono sottoscritti e la legge Fornero avallata dalla CGIL con governi di centro-sinistra, lo stesso sindacato che si accorge dopo 30 anni dei bassi salari e rispolvera la lotta di classe dopo decenni di inabissamento. I lavoratori non sono alla mercé dei dirigenti della sinistra e delle loro carriere. La forte astensione di ieri e oggi è un brutto segnale per quell’area politica che pensava di cavalcare persino il turpiloquio nel tentativo di tornare al potere. Non sono andati a votare neanche tutti i suoi elettori, segno che Schlein e Landini non rappresentano le istanze dell’intera base progressista.

Flop referendum interroga riformisti

Comunque sia, il flop dei referendum pone un interrogativo forte anche a coloro che stanno a sinistra da posizioni “riformiste”: cosa ci fanno lì? E’ possibile per un Renzi o un Carlo Calenda essere alleati con coloro che si sono battuti fino a pochi minuti fa per cancellare le loro leggi più significative di quando stavano al governo? Ed è credibile un sindacato che firma anche contratti a 5 euro l’ora per poi invocare il salario minimo legale? Che si rivela un tutt’uno con una precisa area politica, anziché svolgere la propria funzione di rappresentanza degli iscritti con obiettività come accade all’estero?

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

3 Comments

  1. Per il Sig. Carlo che ha scritto testualmente
    “Ennesimo articolo di Timpone contro la sinistra”:

    Sig. Carlo, per favore, faccia uno sforzo e critichi Timpone facendo una critica ragionata. Perché, altrimenti, è solo un dare addosso gratuito a chi non la pensa come te, senza fornire spiegazioni e contro ragionamenti.
    A criticare così siamo capaci tutti!

    Grazie, Alberto.

  2. Un’analisi lucida e perfetta di una realtà sociale ed economica per certi versi sconcertante. Timpone si conferma uno dei più preparati e lucidi commentatori economici italiani.

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