Chiarimenti e deroghe al Dpcm del 14 gennaio 2021: una nota del ministero dell’Interno la settimana scorsa ha spiegato che i ristoranti possono restare aperti a pranzo ma solo con servizio di mensa aziendale. In pratica potranno servire il pranzo al tavolo ai dipendenti delle aziende circostanti aperte anche in zona arancione o rossa. Un piccolo passo, non sufficiente ma che comunque potrebbe permettere ad alcuni ristoratori di lavorare a pranzo, a determinate condizioni. Vediamo quali.

Aziende aperte e ristoranti come come mense a pranzo: la concessione

Una deroga che non significa libertà assoluta di apertura a pranzo in zona arancione (e rossa).

La concessione è prevista solamente per il servizio di mensa aziendale. Ovviamente oltre al servizio al tavolo può essere fornito quello di catering. Si intende, dunque, dipendenti di società e uffici. Non sono inclusi lavoratori autonomi a partita IVA e liberi professionisti (probabilmente per non allargare troppo le maglie il che rischierebbe di portare ad una troppo facile elusione dei controlli).

Ovviamente questa misura da sola non basta a garantire entrate di una normale attività, così come non sono sufficienti asporto e servizio a domicilio. Ma è una possibilità in più in cui molti speravano e che per i ristoranti che lavoravano molto a pranzo con i dipendenti aziendali può fare una differenza importante.

Quali regole per lavorare come mensa aziendale

La procedura richiede alcuni passaggi proprio per evitare che diventi un escamotage per eludere il divieto di apertura. E’ richiesta la firma di un accordo scritto con l’azienda che includa tutti i nomi dei dipendenti con diritto ad accedere al servizio. Questi documenti servono per il rilascio della concessione comunale e andranno forniti alle forze dell’ordine in caso di controlli.

Ovviamente l’eventuale apertura come servizio mensa va garantita nel rispetto delle regole Covid per la zona gialla: numero massimo di persone sedute al tavolo, distanziamento all’interno della sala, misurazione della temperatura all’ingresso, obbligo di utilizzo della mascherina quando ci si alza dal tavolo etc.

 

Come sopra accennato e come chiarito più nel dettaglio, quindi, si può parlare di una concessione importante per alcuni ristoranti (anche se pure negli uffici aperti il personale al netto dei dipendenti in smart working appare ridotto) ma che ne lascia fuori altri. E invece tutti gli esercenti, nessuno escluso, avrebbero bisogno di sussidi adeguati al periodo storico di grande sforzo e crisi generale. Ecco perché si continua a spingere sulla richiesta di sospensione delle tasse locali per almeno il primo semestre 2021. La Federazione italiana pubblici esercizi torna sulla differenza tra annullamento degli obblighi e mero rinvio. Il secondo, infatti, sarebbe insufficiente e rappresenterebbe solo un palliativo.

Leggi anche:

Pausa pranzo per i dipendenti in smart working: come funziona il servizio a domicilio