Quota 100 potrebbe essere confermata ma con penalizzazione. L’ipotesi di riforma delle pensioni allo studio dei governo.

La riforma pensioni sta per entrare nel vivo. L’8 settembre è previsto un incontro fra governo e parti sociali sul nodo principale da sciogliere: quota 100, in scadenza alla fine del 2021. C’è ancora tempo per approntare la riforma, è vero, ma pare che da Bruxelles vogliano capire entro il varo della manovra di bilancio per il 2021 quale sarà l’orientamento del governo.

L’attenzione resta sempre alta verso quota 100 che molti vorrebbero sulla forca, mentre l’esecutivo starebbe pensando di prorogarla.

Una scelta difficile, non tanto tecnica, quanto politica perché la Merkel ha già fatto sapere che quota 100 non è stata gradita da Berlino due anni fa. Costa troppo e l’Italia non può più permettersi di fare debito.

Inutile dire che quota 100 (in pensione a 62 anni con 38 di contributi), così com’è, non potrà essere riproposta dal 2022 in avanti. D’altro canto, non potrà però essere soppressa di colpo altrimenti si verrebbe a creare quello scalone con le regole della Fornero in base alle quali si va in pensione a 67 anni o con 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne). Uno scalone che penalizzerebbe troppo i lavoratori. Cosa fare allora?

Quota 100 verso la conferma ma con penalizzazione

Fra le varie ipotesi che circolano, quella più accreditata vedrebbe la conferma di quota 100 anche dopo il 2022, ma con penalizzazione. Niente di più semplice che lasciare le cose come stanno, senza stravolgere l’impalcatura della precedente riforma fortemente voluta da Lega e M5S. Si continuerebbe ad andare in pensione a 62 anni con almeno 38 anni di contributi maturati, ma solo se si accetterà il sistema di calcolo della pensione esclusivamente nel regime contributivo. In pratica il lavoratore dovrebbe accettare, così come avviene per “opzione donna” il trasferimento dei contributi dal sistema di calcolo retributivo, per gli anni di lavoro svolti prima del 1996, a quello contributivo.

La penalizzazione

Inevitabile una penalizzazione. Secondo le stime degli esperti previdenziali e riportare da Il Sole 24 Ore, il governo avrebbe già pronta una proposta per mandare in pensione anticipata tutti coloro che lo vorranno con 62 anni di età e 38 di contributi, ma con un taglio degli assegni. La penalizzazione sarebbe quantificabile in 2,8-3% per ogni anno di anticipo rispetto ai requisiti anagrafici previsti per il pensionamento di vecchiaia.

Anticipando la pensione di 5 anni si verrebbe così a perdere circa il 15% della pensione, ma il calcolo è approssimativo. Di certo, si sa, che questa strada sarebbe gradita a Berlino che già attua da anni un sistema disincentivante per i pensionamenti anticipati. Quindi se si copia da loro, non ci saranno problemi.

Vantaggi e svantaggi di quota 100 con penalizzazione

Il pensionamento con le regole di quota 100 con penalizzazione – dicono gli esperti – alla lunga sarebbe la situazione ideale. In futuro saranno sempre meno i lavoratori che potranno beneficiare dei vantaggi offerti dal sistema di calcolo retributivo. Di conseguenza anche la penalizzazione sugli assegni avrebbe un impatto sempre più basso nel tempo fino ad esaurirsi con l’entrata a regime del sistema di liquidazione delle pensioni con il contributivo puro.

Un esempio chiarirà meglio la questione. Posto che un lavoratore decidesse di lasciare il lavoro con quota 100 nel 2022 avendo maturato 38 anni di versamenti, la pensione gli sarà calcolata col sistema misto. Vale a dire, per 26 anni col sistema contributivo e 12 anni con quello retributivo. Lo stesso lavoratore, cinque anni più tardi, nel 2027, si vedrebbe liquidata la pensione per 31 anni col sistema contributivo e con soli 7 anni con quello retributivo. Dal 2035, poi, sarebbe liquidata solo col sistema contributivo. Questo significa che la penalizzazione tenderà a scemare col passare degli anni fino ad esaurirsi.

Riforma coraggiosa, ma necessaria

Ricapitolando, dunque, per chi ha molti anni di lavoro prima del 1996, il taglio della pensione potrebbe pesare di più rispetto a chi ne ha pochi considerando una normale liquidazione col sistema misto. Il calcolo retributivo è più vantaggioso, si sa, ma col passare del tempo saranno sempre meno ponderanti gli anni di contributi versati prima del ’96 e sempre più incidenti quelli versati successivamente .

Prorogando quota 100 con penalizzazione  si scoraggerà quindi il pensionamento anticipato nel breve periodo, mentre lo si incoraggerà nel lungo periodo. Il che favorirebbe il turnover e l’occupazione giovanile, oltre che il bilancio dello Stato.

Vedi anche: Pensioni: quota 41 possibile, ma solo con penalizzazione