Atteso per oggi, 15 febbraio 2022, il nuovo incontro tra governo e sindacati, per discutere della riforma pensioni. Entro fine settimana, dovrebbe poi esserci anche il confronto politico per fare il punto della situazione. Intanto spunta la proposta di Ape social strutturale, ossia la possibilità di andare in pensione a 63 anni per tutti i lavoratori, fermo restando il requisito contributo differenziato a seconda della tipologia di lavoro svolto.

Ape social per tutti dal 2023

Tra le possibilità di pensioni anticipata, ricordiamo che anche per il 2022 è confermata Ape social, con possibilità di congedarsi dal mondo del lavoro a 63 anni con un minimo contributivo che può variare dai 30, 32 e 36 anni.

Si tratta di un sistema pensionistico, riservato, per ora a particolari categorie di lavoratori (disoccupati, Caregiver, lavoratori con invalidità pari o superiore al 74 per cento o che svolgono mansioni gravose). Dunque, possibilità di andare in pensione anticipata (rispetto ai requisiti ordinari) per queste categorie al raggiungimento dei 63 anni di età e con il rispetto del requisito contributivo richiesto per la categoria stessa.

Introdotto nel 2017, l’Ape social (dove APE sta per anticipo pensionistico) è poi prorogato negli anni, e da ultimo anche nel 2022.

Ora si vorrebbe inserire il modello, in modo strutturale nella riforma pensioni, estendendo sempre più i lavoratori ammessi. Il sacrificio per le casse dello Stato non sarebbe di poco conto, ma si può fare. Il sistema dovrebbe basarsi, come oggi, su una scala del grado di usura previsto dal tipo di lavoro svolto. Quindi, ad esempio, restando fermo il requisito anagrafico dei 63 anni, si permetterebbe ad un lavoratore edile di andare in pensione con 32 anni di contributi ed ad un consulente con 38 anni di contribuzione.

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