In questi giorni si sta tanto parlando del reddito di cittadinanza e delle possibili modifiche che il nuovo esecutivo a guida Mario Draghi ne vorrebbe apportare.

Come sappiamo, la maggioranza di governo è ampia e i partiti politici che la compongono hanno spesso idee differenti, soprattutto in merito a temi caldi come il reddito di cittadinanza.

Nella Legge di Bilancio, il governo starebbe per apportare alcune modifiche importanti all’istituto. Modifiche che andranno in senso restrittivo, a cominciare dall’introduzione di meccanismi antifrode per evitare che il sussidio possa andare anche a chi non ne avrebbe diritto.

Oltre a questo, potrebbe essere introdotta una nuova regola che prevede delle decurtazioni per ogni proposta di lavoro rifiutata. Vediamo meglio di cosa si tratta.

Reddito di cittadinanza, decurtare per ogni offerta di lavoro rifiutata

Come già detto in apertura, il governo starebbe pensando ad un meccanismo per disincentivare i percettori di reddito di cittadinanza a rifiutare le offerte di lavoro ricevute.

In particolare, si starebbe pensando ad un meccanismo di decurtazioni a partire dalla seconda offerta di lavoro rifiutata da parte dei beneficiari «occupabili».

Attualmente, si perde il diritto al sussidio solamente se si rifiutano 3 offerte di lavoro. Purtroppo, ha spiegato l’Inps, questo non accade quasi mai per almeno due ragioni: innanzitutto, perché spesso le offerte non vengono notificate secondo la legge; in secondo luogo, difficilmente si riesce ad offrire tre proposte di lavoro allo stesso soggetto.

Un’altra modifica dovrebbe riguardare il meccanismo d’accesso alo sussidio che, già dal prossimo anno, potrebbe essere preventivo, incrociando le diverse banche dati della pubblica amministrazione, e non più ex post, ossia dopo l’erogazione dei primi assegni.

Ovviamente, allo stato attuale, si tratta di semplici indiscrezioni. Per avere maggiori dettagli in merito alle modifiche del reddito di cittadinanza bisognerà attendere la lettura dei testi definitivi.

 

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