In Italia c’è un problema pensioni. La tenuta dei conti del sistema, già precaria prima della pandemia, si aggraverà con la crisi economica che si sta abbattendo sul Paese. Il governo dovrà riformare il sistema pensionistico il prossimo anno per evitare il default più avanti.

Il sistema pensionistico così come lo conosciamo non può più stare in piedi. Dal 1995 quando l’allora presidente del Consiglio Lamberto Dini varò la prima grande riforma, sono stati fatti tanti altri aggiustamenti e ritocchi.

Fino al 2011 quando Elsa Fornero innalzò di botto l’età pensionabile. In entrambi i casi si proveniva da due profonde crisi economiche.

Quella che stiamo attraversando oggi, però, non ha paragoni col passato e porterà il Pil tricolore al record negativo di -10%. Impossibile quindi credere che la spesa dello Stato sulle pensioni non possa essere ridimensionata. Pena la bancarotta del sistema previdenziale prima che possa equilibrarsi da solo fra 15-16 anni, come da previsioni. Il Covid, insomma, ha accelerato i tempi.

Pensioni, tenuta dei conti a rischio

A lanciare l’allarme, non è solo la Corte dei Conti e Bankitalia, ma anche il Comitato di Vigilanza dell’Inps. Il Civ ha recentemente approvato l’assestamento di bilancio con un rosso da 26 miliardi di euro, segnalando

come l’effetto della pandemia sul tessuto economico e sociale del Paese ponga il tema della sostenibilità e dell’equilibrio del rapporto tra assicurati (in leggero calo) e pensionati (in piccola crescita) portandolo al 1,25. Tema, questo della tenuta, che il legislatore dovrà osservare con attenzione in termini di interventi normativi e finanziari”.

Il messaggio, come anche ha lasciato intendere il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, non lascia adito a dubbi: bisogna tagliare le pensioni o salta tutto. Tutti d’accordo quindi? Niente affatto.

Ma per l’Inps non c’è da preoccuparsi

Secondo il presidente dell’Inps Pasquale Tridico non c’è nulla da temere e quello che si dice sui giornali è solo allarmismo.

Secondo Tridico

l’equilibrio dei conti dell’Istituto non è in discussione ed ogni aggravio generato dall’eccezionalità del periodo viene costantemente monitorato e ha garanzia di copertura nel complessivo controllo dei conti pubblici e nelle manovre di Governo e Parlamento“.

L’Inps spiega inoltre che l’emergenza Covid ha richiesto da inizio anno risposte straordinarie, che hanno impegnato l’Istituto in attività di sostegno al Paese che non hanno precedenti. Il deficit particolare di questo anno, che segue un 2019 dai conti in attivo, non mette a rischio né le future prestazioni né la validità delle misure a sostegno di cittadini e imprese.

Pensioni: la ricerca di Moneyfarm

Peccato, però, che la nota dell’Inps, benché valida e corretta, non è lungimirante. Né può esserlo visto che l’Istituto non ha ancora formulato un bilancio di previsione a lungo termine. Pertanto, se nel breve periodo il sistema pensionistico sarà sostenibile, nel lungo periodo non lo è affatto.

Secondo una recente ricerca di Moneyfarm nel 2020 in Italia il rapporto spesa pensionistica/Pil, uno degli indici con cui si misura la sostenibilità del welfare pubblico, schizzerà al 17%. Una punta vertiginosa e inattesa che inciderà in modo rilevante sul futuro del sistema e dei cittadini. Nel 2010 si prevedeva un rapporto spesa/Pil del 15% per il 2020 e attorno al 16% per il 2045. Un solo punto percentuale equivale a 17 miliardi all’anno di spesa pensionistica. Ma cosa succederà il nei prossimi anni con una spesa pensionistica che non accenna a diminuire e con una crescita economica in caduta libera?

Presto o tardi le aziende torneranno a licenziare e la disoccupazione, già alta in Italia, tornerà a premere con forza sul sistema. In un Paese dove il problema è appesantito anche dal fattore demografico e dove i pensionati stanno per superare in numero i lavoratori (nella PA è già così), impossibile pensare che il sistema pensionistico possa continuare a reggere con le regole che conosciamo.

In altre parole, presto non ci saranno più soldi per pagare le pensioni a tutti.

Rapporto debito/Pil al 165%

Un altro indicatore d’allarme è il rapporto Debito/Pil previsto per fine 2020 al 165%. Le ultime stime del Fmi vanno a disegnare un quadro estremamente pessimistico dell’economia italiana, ulteriormente messa alla frusta dalla pandemia.

A tutto ciò si aggiunga il fatto che, da qui al 2030, l’invecchiamento della popolazione potrebbe spingere ad un aumento della spesa pensionistica. Nel 2039 – secondo il Censis – gli over 64 supereranno in numero gli under 35.

Con conseguente crescita dell’indebitamento al 5% del Pil, ossia circa 80 miliardi in più, destinati a diventare circa 240 miliardi (15% del Pil) da qui al 2040.

Numeri che l’Italia, con un debito già ora molto elevato, rischia di non poter sostenere. Un allarme che lascia ben poco spazio all’ottimismo.