Non ci sono tracce per la riforma pensioni 2024 nel DEF. Il documento di economia e finanza presentato dal governo del 2023 e che traccia le linee guida per tre anni non prevede interventi strutturali sul sistema pensionistico. L’obiettivo è ridurre il debito pubblico.

Questo non significa che non ci saranno interventi previdenziali, ma che riforme strutturali non sono in programma. Con la legge di bilancio probabilmente saranno inseriti degli aggiustamenti, ma niente di più. Mancano soldi per poter agire e l’inflazione morde ancora.

Niente riforma pensioni nel 2024, solo qualche ritocco

Il quadro tracciato dalle istituzioni è, del resto, allarmante. L’Inps spiega che è impossibile continuare con la politica delle pensioni anticipate perché i conti rischiano di andare fuori controllo. Soprattutto a causa degli interventi assistenziali che richiedono sempre più soldi a fronte dell’invecchiamento della popolazione.

Quindi, nessuna speranza che Quota 103 sia prorogata nel 2024. Terminerà, come deciso dal governo Meloni e, ancor prima, da quello Draghi, il 31 dicembre 2023. Tutto, quindi, come già previsto da molto tempo per ammortizzare lo scalone col ritorno pieno ai requisiti della riforma Fornero.

Quello che succederà dopo non è dato ancora sapere. I progetti di riforma del sistema pensionistico si sono arenati dopo i primi due incontri avvenuti con le parti sociali. Soprattutto dopo le recenti dichiarazioni del presidente dell’Inps Pasquale Tridico sull’aumento dei costi del welfare.

Unica cosa certa è che dopo Quota 103 resteranno solo le vie ordinarie di pensione. Cioè la vecchiaia a 67 anni o l’anticipata con 41-42 anni e 10 mesi di contributi. Opzione Donna è ormai ridotta a poche elette, mentre Ape Sociale, pur non essendo una vera e propria pensione, potrebbe rimanere l’unica via percorribile per uscire in anticipo dal lavoro.

Più flessibilità con Ape Sociale estesa

Particolare attenzione, come dice il ministro del Lavoro Elvira Calderone, sarà riservata ai sistemi di prepensionamento e ricambio generazionale.

Problema che è amplificato dal calo demografico, ormai cronico, e che ha richiamato anche l’attenzione di Papa Francesco in occasione della celebrazione del 125 esimo anniversario della nascita dell’Inps. Per Calderone sarà quindi importante

verificare la sostenibilità di forme di anticipo pensionistico che non gravino unicamente sulla spesa pubblica, ma consentano un ciclo virtuoso fra lo Stato, i datori di lavoro e i lavoratori prossimi alla pensione”.

L’obiettivo è arrivare a forme di pensionamento anticipato più flessibile per chi è in difficoltà. Per rendere più flessibile la pensione ai lavoratori si sta pensando di allargare la platea dei lavoratori gravosi che possono beneficiare di Ape Sociale a partire da 63 anni.

La categoria di questi lavoratori può essere ampliata (esiste già un elenco di beneficiari ancora da sfruttare) per consentire a nuove figure professionali egualmente faticose di andare in pensione qualche anno prima. Anche per le donne con figli si stanno studiando maggiori forme di tutela con anticipi fino a 2-3 anni per ogni figlio.