Il welfare italiano non è più sostenibile. La spesa per le pensioni è salita di un anno a quota 231 miliardi di euro nonostante i tagli sopraggiunti con la fine di Quota 100. Non solo: anche l’assistenza sta cominciando a pesare sul bilancio dello Stato per via del progressivo invecchiamento della popolazione.

I dati dell’Osservatorio pensioni Inps parlano chiaro: ci sono oltre 4 milioni di prestazioni interamente assistite dallo Stato per un costo che supera i 24 miliardi di euro all’anno. Il valore di una manovra di bilancio.

In un decennio si è sfondato il muro di 200 miliardi.

Pensioni: costi troppo elevati

Di fronte a questi impietosi dati che s’incrociano con il progressivo calo della nascite in Italia non è difficile immaginare che ne sarà del welfare. Impossibile in questo contesto – dicono gli esperti – adottare misure per anticipare ancora le uscite dal lavoro. Se non per i lavoratori in difficoltà o a disagio.

Scordiamoci Quota 41 che è solo una flebile speranza della Lega messa poi abilmente in circolo dai media per far credere che ci sia una via d’uscita nei prossimi anni. E scordiamoci anche le uscite anticipate per le donne al lavoro, visto che anche Opzione Donna, nonostante la penalizzazione nei calcoli di liquidazione, costa troppo allo Stato. Già quest’anno, infatti, è stata fortemente limitata.

Se una riforma pensioni ci sarà con questa legislatura sarà in senso ancora più restrittivo. Paghiamo errori del passato, vero, ma anche a causa di una economia che fatica a crescere e quindi a sostenere i costi in aumento del welfare. Ci saranno altri tagli in questo senso, senza dubbio.

L’esempio della Francia

Ma non è solo l’Italia alle prese con problemi di sostenibilità del welfare. E’ tutta la vecchia Europa. In Francia la riforma del sistema pensionistico voluta dal presidente  Macron e che prevede l’innalzamento dell’età pensionabile rischia di far saltare in aria il governo.

Segnali inquietanti che la dicono lunga sulle difficoltà del Paese transalpino di reggere i costi delle pensioni.

Anche a Parigi, come a Berlino e a Madrid ci sono più o meno gli stessi problemi. Le pensioni pubbliche così come le abbiamo conosciute finora non sono più sostenibili. Pena il default del Paese e una crisi finanziaria che farà esplodere disagi e sommovimenti a tutto campo.

Il rischio è il depauperamento del sistema del welfare europeo. Un sistema che si è retto finora su meccanismo che prevedeva un sostanziale equilibrio fra incassi contributivi e uscite previdenziali. Ma che da qualche anno è fortemente sbilanciato verso le uscite. Da qui l’innalzamento dell’età pensionabile per i francesi a 64 anni e il taglio degli assegni.