Il 2024 per quanto concerne le pensioni si aprirà come il 2023, con le stesse identiche misure e con qualche piccolo ritocco. In alcuni casi, piccole novità che il Governo pare intenzionato ad introdurre con la legge di Bilancio e in sede di rinnovo di alcune misure in scadenza nel 2023. In altri casi, perché ci sono dei requisiti da centrare che di anno in anno variano perché l’inflazione, la perequazione e altri parametri usati dall’INPS per determinare redditi e soglie, cambiano anno dopo anno.

Un nostro lettore ci permette di affrontare l’argomento a 360 gradi, perché ci fa una richiesta specifica relativa alle nuove regole di pensionamento 2024 per tutti i lavoratori.

“Salve, sono un consulente del lavoro e gradirei da parte vostra una sintesi di tutte le misure di pensionamento che i lavoratori si troveranno a partire dal mese di gennaio 2024. Capisco che serva pazienza per la legge di Bilancio e per eventuali, quanto improbabili, novità dal Governo. Ma un quadro dettagliato almeno per le misure sicure di essere attive servirebbe. Per permettere ai lavoratori di iniziare a valutare cosa si può sfruttare nel 2024. Grazie.”

Pensioni 2024, quale età e quanti contributi servono? ecco tutte le variabili

Prima di tutto occorre sottolineare che effettivamente dalla legge di Bilancio alcune novità verranno fuori, anche se non saranno quelle che la generalità dei lavoratori si attendono. Il Governo dovrebbe solo prorogare le misure che scadono il 31 dicembre 2023, ritoccandone qualcuna ma con interventi che, a oggi, sembrano assolutamente marginali. Le certezze per il 2024 sulle pensioni però non mancano, perché non mancano le misure di pensionamento che sono sicure già oggi.

Due sono le misure ordinarie, e cioè la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata. Anche nel 2024 potranno lasciare il lavoro quelli che hanno iniziato a lavorare prima del 1° gennaio 1996 o che hanno almeno un contributo a qualsiasi titolo versato prima di tale data, se raggiungono:

  • almeno 67 anni di età;
  • almeno 20 anni di contributi versati.

Per chi invece ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1996 e privo di qualsiasi contributo a tale data, la pensione di vecchiaia arriva con:

  • almeno 67 anni di età;
  • almeno 20 anni di contributi versati;
  • una pensione non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale.

Naturalmente oggi l’assegno sociale è pari a 503,27 euro al mese e significa che la pensione minima non può essere inferiore a 754,90 euro al mese per essere assegnata.

Nel 2024 l’importo dell’assegno sociale dovrebbe salire e quindi le nuove soglie si conosceranno solo a 2024 in corso.

Sempre nel 2024 la pensione di vecchiaia per chi non raggiunge i 20 anni di contribuzione minima si centra con:

  • almeno 71 anni di età;
  • almeno 5 anni di contribuzione.

Le pensioni senza limiti di età, ecco le due vie 2024

Le pensioni anticipate sono le misure che hanno preso il posto delle vecchia pensioni di anzianità dopo l’ingresso della riforma Fornero. E come le precedenti, anche queste misure sono prive di qualsiasi requisito anagrafico. Nel 2024 la pensione anticipata ordinaria sarà appannaggio di soggetti che hanno:

  • almeno 42,10 anni di contributi se uomini;
  • almeno 41,10 anni di contributi per le donne;
  • 35 anni di contributi effettivi da lavoro (al netto di figurativi per malattia o disoccupazione).

Una alternativa alla pensione anticipata ordinaria, sempre senza limiti di età è la quota 41 per i precoci. La misura anche nel 2024 consentirà a molti lavoratori di accedere alla quiescenza in anticipo. Ma occorre rispettare determinati requisiti e rientrare in determinate categorie. I requisiti sono:

  • almeno 41 anni di contributi versati;
  • almeno 35 anni di contributi effettivi da lavoro;
  • un anno di contributi anche se discontinuamente, completati prima dei 19 anni di età.

Per quanto riguarda le categorie queste sono:

  • invalidi;
  • caregivers;
  • disoccupati;
  • addetti ai lavori gravosi.

E per ogni categoria ci sono requisiti aggiuntivi da completare.

Per gli invalidi serve almeno il 74% di invalidità civile confermata dal verbale della Commissione Medica delle ASL. Per i disoccupati, serve aver terminato di percepire l’ultima mensilità di NASPI spettante da almeno 3 mesi. I caregivers, che sono soggetti che convivono ed assistono un parente disabile grave, devono svolgere questa attività di assistenza ed essere conviventi con l’invalido da almeno 6 mesi. Per il lavoro gravoso invece, una delle 15 attività previste deve essere stata effettivamente svolta dal diretto interessato per 6 degli ultimi 7 anni o per 7 degli ultimi 10 anni.

Alcune possibilità in deroga ai requisiti vigenti, ecco come lasciare il lavoro nel 2024 con le vie alternative

Anche nel 2024 ci sarà la possibilità di uscire dal lavoro con la pensione anticipata contributiva. Una misura dedicata a chi ha lo status di contributivo puro oppure a chi ha scelto il computo nella gestione separata INPS (dove la pensione è calcolata solo con il contributivo) perché ha deciso di spostare alla gestione separata tutti i contributi a prescindere dalla data di versamento. Infatti servono:

  • almeno 64 anni di età;
  • almeno 20 anni di contributi versati;
  • una pensione di importo non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale;
  • primo contributo versato a qualsiasi titolo dopo il 31 dicembre 1995.

Altra strada per anticipare l’uscita dal lavoro nel 2024 è quella che passa dall’invalidità specifica o pensionabile che dir si voglia. La misura prevede che sia la commissione medica dell’INPS a determinare il giusto grado di disabilità del richiedente. E l’invalidità deve essere specifica per la tipologia di lavoro che nella carriera ha svolto il richiedente. Nel dettaglio per accedere a questa misura serve:

  • invalidità specifica non inferiore all’80%;
  • almeno 61 anni di età per gli uomini;
  • almeno 56 anni di età per le donne;
  • almeno 20 anni di contributi versati.

La pensione con gli scivoli, ecco come funzionano nel 2024

Anche nel 2024 potranno ricevere la pensione in anticipo quanti rientrano nei lavori usuranti.

Si tratta di una misura che consente il pensionamento a chi rientra in determinate tipologie di attività lavorative. Possono accedere alla quiescenza infatti:

  • soggetti che svolgono una delle attività lavorative considerate usuranti dalla normativa vigente;
  • addetti alla linea a catena con attività organizzata in turni;
  • addetti al lavoro notturno;
  • autisti dei mezzi di trasporto pubblico.

La misura consente un netto anticipo sull’età di uscita ma necessita di una domanda di certificazione del diritto entro il mese di maggio dell’anno precedente, altrimenti la decorrenza slitta da uno a 3 mesi. Per quanto riguarda i requisiti (per i notturni età e quota variano in base al numero di notti di lavoro svolte) essi sono:

  • almeno 35 anni di contributi versati;
  • almeno 61 anni e 7 mesi di età;
  • completamento della quota 97,6 (somma di età e contributi con valide anche le frazioni di anno);
  • attività lavorativa svolta per 7 degli ultimi 10 anni o per la metà della vita lavorativa.

Infine ci sono pensioni pagate dall’INPS ma finanziate dalle aziende che prendono il nome di isopensione e contratto di espansione. Misure che però non può richiedere autonomamente il lavoratore, dal momento che serve un accordo tra aziende e sindacati in sede governativa. Si tratta dei prepensionamenti a partire dai 60 anni per l’isopensione o dai 62 anni con il contratto di espansione. Oppure per chi si trova a 5 anni dal completamento del requisito contributivo utile alla pensione anticipata ordinaria.

Le pensioni in deroga per chi ha 15 anni di contributi

Non saranno sfruttabili da molti, ma sono ancora in vigore per il 2024 anche le 3 deroghe Amato. Si tratta di misure che possono consentire il pensionamento a chi non arriva ai 20 anni di contributi previsti. Lo stesso che si può fare sfruttando l’opzione Dini, altra misura che nel 2024 sarà attiva. Quest’ultima è una misura destinata a chi entro la fine del 2011 ha raggiunto i requisiti previgenti per poter accedere alla pensione di vecchiaia. Per quanto concerne le tre deroghe Amato invece, in pensione possono andarci:

  • coloro che al 31 dicembre 1992 hanno maturato contributi pari ad almeno 15 anni (prima deroga);
  • coloro che sono stati ammessi alla prosecuzione volontaria entro il 31 dicembre 1992, a prescindere che abbiano o meno effettuato versamenti;
  • i lavoratori con anzianità assicurativa di almeno 25 anni e che risultano occupati per almeno 10 anni, anche discontinui per periodi di durata inferiore a 52 settimane nell’anno solare.

Le novità 2024 e le proroghe delle vecchie misure

Quelle prima citate sono le varie misure di pensionamento certe di essere in vigore nel 2024. Le altre di cui si parla, come la quota 103, l’Ape sociale e opzione donna, sono misure che scadono il prossimo 31 dicembre e che il governo potrebbe rinnovare. Inutile parlare di requisiti e possibilità se non c’è ancora la certezza di quanto farà il governo. Sembra che l’idea sia di lasciare la quota 103 come oggi, con l’uscita a 62 anni di età almeno, e sempre con i soliti 41 anni di contributi. Stessa cosa per l’Ape sociale, che consentirebbe l’uscita nel 2024 a chi compie almeno 63 anni e matura i 30, 32 o 36 anni di contribuzione. Ma solo rientrando tra i caregivers, i lavori gravosi, gli invalidi o i disoccupati.

Per Opzione donna invece si attendono novità perché la misura nel 2023 è stata vincolata a determinate categorie e ai figli avuti. Quest’ultimo vincolo potrebbe sparire nell’ipotetica proroga 2024, ma sembra che per le categorie delle beneficiarie, tutto resterà ancorato al 2023. Quindi, alle disoccupate, alle invalide, alle caregivers o a chi è alle prese con aziende in crisi. E i requisiti, da centrare sempre entro il 31 dicembre dell’anno precedente, dovrebbero restare i 58 anni di età ed i 35 anni di contributi.