Una volta si dice che la riforma delle pensioni è in altro mare, perché il Governo non ha soldi da spendere per riformare il sistema. Un’altra volta si dice che presto quota 41 per tutti potrebbe diventare realtà, nonostante le difficoltà evidenti dell’esecutivo. E poi ancora, molti lavoratori potranno godere delle proroghe di alcune misure pensionistiche che, anziché cessare a fine 2023, slitteranno di un altro anno. Sono tutte le notizie che si ripetono quotidianamente e che finiscono con il generare confusione, false aspettative e tutta un’altra serie di problematiche nei lavoratori.

C’è una misura però che potrebbe, oltre che prorogata, anche essere estesa a più lavoratori. Parliamo dell’Ape sociale, misura che consente il pensionamento a 63 anni di età ma solo fino al 31 dicembre 2023. La proroga della misura è probabile, come sembra probabile una sua estensione ad altre categorie di lavoratori.

“Salve, sono una lavoratrice di 62 anni. Svolgo il lavoro di segretaria aziendale e non ho particolari problemi di natura fisica. Ho avuto un solo figlio nella mia vita e adesso volevo capire se nel 2023, dopo 35 anni di carriera che completo a maggio, potrei pensionarmi a 63 anni di età con l’Ape rosa che se non sbaglio è una misura che il Governo vorrebbe introdurre l’anno venturo.”

Pensioni 2024 con le novità del Governo, a 63 anni aumentano i beneficiari?

Beneficiari dell’Ape sociale nel 2024? La domanda è di quelle che molti oggi si pongono, perché la misura che doveva cessare nel 2023 probabilmente verrà prorogata di 12 mesi. Ma si parla anche di una estensione di platea, perché la misura continua a riscuotere successo sia nei lavoratori che nei legislatori. Estensione di platea che potrebbe riguardare le donne. Perché il Governo pare intenzionato a cancellare Opzione donna per sostituirla con una futura Ape rosa. In pratica, al posto di Opzione donna, che soprattutto con le limitazioni odierne piace sempre meno, il Governo potrebbe rendere l’Ape sociale una misura che a 63 anni consentirebbe alle donne di lasciare il lavoro.

E con un assegno temporaneo fino al compimento dei 67 anni di età come oggi funziona l’Ape sociale. Un reddito ponte, privo di tredicesime, assegni familiari, maggiorazioni e indicizzazioni di assegno.

L’Ape sociale e come funzionerebbe l’estensione

A dire il vero estendere l’Ape sociale a più lavoratori è sempre argomento caldo, ma si guarda sempre ai lavori gravosi. Perché sono molte associazioni di categoria che chiedono il riconoscimento di una determinata attività come gravosa. Ma adesso il Governo pensa di aggiungere alle varie categorie a cui l’Ape si applica, una nuova. E sarebbero le donne, o alcune di esse a giovarne.

Oggi l’Ape sociale è ad appannaggio di:

  • Disoccupati di lungo corso, che hanno perso il lavoro per licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale e che oltre a rientrare nella Naspi, hanno pure esaurito la prestazione di disoccupazione;
  • Caregiver, cioè soggetti che assistono da almeno sei mesi un familiare convivente con handicap grave;
  • Invalidi civili, che hanno una invalidità pari o superiore al 74%;
  • Lavoratori addetti ai lavori gravosi.

Perché Opzione donna non convince più

Se l’operazione Ape rosa andrà in porto, allora la nostra lettrice potrebbe davvero poter trovare la sua collocazione a riposo nel 2024. Ma solo se il governo andrà fino in fondo cancellando dall’elenco delle possibili novità 2024, una nuova proroga di opzione donna. La misura quest’anno è stata ridotta di platea. Si è passati dalla pensione a 58 e 59 anni con 35 anni di contributi, rispettivamente per lavoratrici dipendenti e lavoratrici autonome, a una pensione a:

  • 60 anni per invalide e caregivers;
  • 59 anni per invalide e caregivers con un figlio avuto;
  • 58 anni per invalide e caregivers con due o più figli avuti;
  • 58 anni per licenziate o dipendenti di aziende con tavoli di crisi da risolvere.

Ma se le limitazioni di platea non piacciono ai lavoratori, opzione donna sembra non piacere più ai legislatori.

Perché se prima era una misura conveniente per lo Stato, adesso lo è sempre meno. Il fatto che le lavoratrici devono accettare un ricalcolo contributivo della pensione per poter accedervi con largo anticipo con Opzione donna, è un fardello, ma sempre meno grave perché sono sempre meno le lavoratrici che hanno un numero di anni di lavoro nel retributivo. Quindi il taglio di assegno che subiscono le optanti è meno dissuasivo a scegliere opzione donna.