Non mancano le possibilità di andare in pensione nettamente in anticipo rispetto al solito e in maniera assolutamente fattibile anche con le regole attuali. Tutto questo restando in attesa di una vera riforma delle pensioni. C’è una misura infatti che può tornare utile ai lavoratori per anticipare il pensionamento già a 61 anni di età. Una pensione poco conosciuta e per questo poco utilizzata ma che può tornare molto utile anche perché non mancano i lavoratori in determinate condizioni fisiche utili proprio alla misura.

Il nostro lettore, proprio facendo riferimento a questo strumento previdenziale spesso inutilizzato, ci chiede spiegazioni. La misura si chiama pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile. Una misura inevitabilmente particolare ma che offre concrete possibilità di pensionamento ai lavoratori che rientrano nel suo perimetro di applicazione.

La richiesta di chiarimenti arrivata in redazione

“Gentile Investire Oggi, sono un sessantunenne dipendente di un’azienda di trasporti che è stato riconosciuto invalido in misura pari all’80% dopo un incidente stradale in cui ho perso parzialmente l’uso della mia gamba destra. L’incidente del 2017 mi ha lasciato quindi questo regalo. Il mio datore di lavoro mi ha consigliato di verificare le possibilità di accedere alla pensione dal momento che secondo lui questo mio grado di invalidità potrebbe consentirmi di andare in pensione e di lasciare il lavoro che per questioni reddituali mi serve per vivere. Con l’80% di invalidità posso andare in pensione allegando il certificato della commissione medica di invalidità civile che tra le altre cose mi ha inserito anche nelle categorie protette al collocamento?”

Pensione di vecchiaia, cosa cambia per gli invalidi?

La misura a cui fa riferimento il nostro lettore esiste ed è perfettamente utilizzabile per la pensione in anticipo. Ed è un anticipo notevole perché per gli uomini come il nostro lettore, l’uscita è fissata a 61 anni. E sarebbe addirittura più vantaggiosa l’uscita per le donne dal momento che la misura permette il pensionamento già a 56 anni di età.

Tra le altre cose non ci vuole nemmeno una carriera particolarmente lunga per poter godere di questo trattamento visto che si parla di carriere lunghe solo 20 anni di contributi versati.

La misura però è assai particolare e il nostro lettore come qualunque altro individuo che voglia sfruttare questa possibilità deve per forza di cose passare da una visita medica diversa. Una visita medica differente da quella che ha già effettuato presso la commissione medica per le invalidità civili delle ASL. Infatti l’invalidità che serve è quella pensionabile, altrimenti nota come invalidità specifica.

L’invalidità specifica o pensionabile e cos’è

Quindi, ok a una disabilità pari o superiore all’80%. Ma non parliamo di invalidità civile, perché non basta aver ottenuto l’80% di disabilità dalle commissioni mediche invalidi civili delle Aziende Sanitarie Locali (ASL). La disabilità pari o superiore all’80% deve essere certificata dai medici accertatori dell’INPS. Medici che devono certificare la riduzione della capacità lavorativa di un contribuente, ma alle specifiche mansioni che lui svolge durante la sua attività di lavoro.

Visto ciò che il lettore scrive, avendo problemi alle gambe e lavorando nei trasporti, se guida o conduce veicoli, potrebbe avere concrete possibilità di accedere alla pensione. Ricapitolando, bastano 20 anni di contributi e 61 anni di età per gli uomini e 20 anni di contributi versati e 56 anni di età per le donne. Per la decorrenza del trattamento servono 12 mesi.

Alcuni chiarimenti utili

La pensione di vecchiaia anticipata per invalidi però non si apre a tutti i lavoratori. Infatti è uno strumento che resta attivo anche adesso per i lavoratori dipendenti del settore privato. In pratica, lavoratori dipendenti iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria e ai fondi di previdenza sostitutivi ed esclusivi della stessa Assicurazione Generale Obbligatoria.

E oltretutto, solo se con anzianità di iscrizione e quindi primo versamento dei contributi antecedenti il 1996.

Esclusi da questa possibilità pertanto, i contributivi puri, i lavoratori autonomi e i lavoratori dello Stato. Gli interessati deve sottoporsi ad una visita medica presso le commissioni sanitarie dell’INPS, proprio per quanto detto prima sulla invalidità pensionabile. E questo indipendentemente dal fatto che sia gli interessati abbiano già ottenuto il riconoscimento come invalidi civili dalle commissioni ASL.

Tutto questo stando ai dettami della legge 222 del 1984 che tratta di invalidità pensionabile e quindi di invalidità specifica. L’invalidità specifica infatti non va confusa con l’invalidità generica. E tra l’altro le due cose sono trattate da due leggi differenti (per l’invalidità generica la legge è la numero 118 del 1971).