Oggi sempre più autonomi e professionisti lavorano anche da casa. Il lavoro a partita IVA ha questa flessibilità che permette di rispondere alle proprie esigenze. Però sull’uso promiscuo casa-ufficio e sulla relativa possibilità di scaricare alcune spese annesse, la confusione è ancora tanta. Colpa anche di una normativa che, evidentemente, non tiene conto di questa evoluzione nel mondo del lavoro. Ma ad oggi, non sempre è possibile scaricare i lavori in casa per una eventuale ristrutturazione dai costi della partita IVA.

Una richiesta di parere professionale giunta nella casella email redazionale ci aiuta a rispondere meglio a questo dubbio.

“Mi chiamo Antonietta e lavoro come grafica. Anni fa ho aperto uno studio professionale insieme a due colleghe a L’Aquila, dove vivo. Sei mesi fa però sono diventata mamma quindi da circa un annetto riesco ad andare in studio solo la mattina. Il pomeriggio lavoro da casa, “invadendo” il salotto. Ora avendo la possibilità di ricavare dal salotto una piccola terza stanza da adibire a studio (visto che ci sono due finestre) mi chiedevo se dalla partita IVA potrei scaricare i lavori in casa come spesa professionale. Ho ricevuto pareri discordanti in merito e spero possiate aiutarmi a fare chiarezza per capire che budget posso fissare per questo tipo di ristrutturazione”.

I lavori in casa si possono scaricare dalla partita IVA solo se non si ha un studio professionale

Quali spese può scaricare da casa chi lavora a partita IVA? Sono argomenti che hanno tenuto banco anche con il 110 per le case ufficio vista la riduzione del Superbonus a metà per chi usa la casa anche come sede di lavoro, indipendentemente dalla presenza effettiva di un ufficio nell’abitazione.

E’ pacifico che le case ufficio sono considerate al 50% abitazione e al 50% sede di lavoro sul fronte fiscale. Ecco perché, in linea generale, la metà dei costi può essere scaricata dall’attività.

Per lo stesso motivo si possono recuperare metà delle utenze domestiche. E questo anche se in realtà si lavora in una sola stanza.

La lettrice dice di aver ricevuto pareri discordanti sulla possibilità o meno di scaricare i lavori in casa come costo professionale dell’attività a partita IVA. In realtà, invece, la normativa sul punto non lascia dubbi. E purtroppo anticipiamo che la risposta è negativa. Vediamo meglio perché e che cosa prevede la legge.

Per chi è titolare di uno studio professionale nello stesso comune di residenza e contemporaneamente vorrebbe ricavare in casa degli spazi da destinare alla propria attività,  non è prevista la possibilità di dedurre parte delle spese di casa e interamente quelle dello studio.

In questi casi si possono “scaricare” al 100% esclusivamente i costi relativi allo studio professionale mentre nulla viene rimborsato sulla partita iva per le spese promiscue della casa-ufficio. Questo perché scatta una presunzione “indiretta” basata sul fatto che nello stesso comune si possa lavorare soltanto in un unico luogo. Presunzione che, come abbiamo visto, non sempre corrisponde ai fatti ma tanto è. Quindi meglio conoscere le regole prima di richiedere rimborsi non spettanti o preventivare lavori che non sono nel proprio budget. Ovviamente, per la casa, resta la possibilità di chiedere i bonus edilizi spettanti.

Riassumendo…

  • Quando un professionista a partita IVA lavora da casa questa è considerata ad uso promiscuo;
  • La regola generale è che, in caso di lavori in casa/ufficio, si possa scaricare dai costi della partita IVA il 50% della spesa anche per interventi di manutenzione ordinaria e indipendentemente dalla porzione di casa effettivamente coinvolta;
  • Se però il professionista ha uno studio professionale NELLO STESSO COMUNE questa possibilità viene meno.