Questi tempi non sono certo dei più facili per chi cerca di risparmiare, anche nel caso di professionisti intenti a fare mille tagli al budget. Il dubbio sorge quindi spontaneo: è possibile aprire uno studio professionale in casa? Gli affitti, o gli ancora più difficili acquisti di immobili, sono un vero e proprio investimento che, in questo momento di crisi, pesa eccessivamente sulle spalle di chi fatica a far tornare i conti.

Così, magari, può far comodo l’appartamento in cui già si vive.

Soprattutto se ha gli spazi adeguati per accogliere i clienti o quantomeno per svolgere come si deve l’attività lavorativa. È quindi possibile convertirlo all’uso promiscuo? Sì, ma tenendo presente che sono previsti diversi adempimenti a seconda della professione esercitata. Dalle regole condominiali alla destinazione d’uso della casa, questi sono i passaggi e le norme da conoscere per valutare di aprire uno studio professionale in casa.

Aprire uno studio professionale in casa: le variabili da valutare

Prima di tutto, un sospiro di sollievo. Aprire uno studio professionale in casa è possibile, in linea generale. Ovviamente, esistono limiti e requisiti specifici in base all’attività da svolgere ed è necessario verificare le specifiche normative per professione. In linea generale, per verificare le regole caso per caso, è essenziale valutare diversi fattori. Ovvero, se:

  • ci si trova all’interno di un condominio;
  • l’attività è aperta al pubblico;
  • l’appartamento necessita di modifiche alla sua struttura per permettere l’attività.

Approfondiamo queste tre casistiche per scoprire come esercitare la professione in casa senza sorprese.

Il rispetto del regolamento e l’approvazione dei condomini

Partiamo subito con una casistica diffusa. Aprire uno studio professionale in una casa all’interno di un condominio è possibile solo ed esclusivamente se il regolamento condominiale lo consente. Spesso non vieta la possibilità in toto, ma prevede forti limitazioni sul cambiamento della destinazione d’uso dell’appartamento.

Limiti che, alla fine dei conti, possono essere così stringenti da rendere impossibile ciò che si desidera.

In ogni caso, l’ultima parola sarà quella dell’assemblea di condominio che darà o meno l’assenso. Sarà necessaria:

  • l’approvazione all’unanimità se il regolamento è contrattuale e vieta specifiche destinazioni d’uso;
  • o l’approvazione del 50%+1 dell’assemblea.

Un passaggio da rispettare con attenzione perché, altrimenti, i condomini chiederanno che l’attività cessi immediatamente.

Cosa fare se l’attività è aperta al pubblico

Nel caso in cui il lavoro da casa non preveda il passaggio del pubblico, allora non servirà il cambio di destinazione d’uso. In caso contrario, quando è necessario ricevere del pubblico allora l’immobile dovrà essere destinato a uso ufficio o a studio professionale. Sarà possibile cambiare destinazione (da residenziale a direzionale) di una parte soltanto della casa, creando un frazionamento, quindi una distinzione tecnica tra area lavorativa e quella privata in cui si vive.

I vani dedicati alla professione dovranno essere in qualche modo separati dal resto dell’appartamento anche senza effettuare lavori, ma solo se il piano regolatore del comune lo consente. Se così fosse, va presentata una Dia (dichiarazione d’inizio attività), firmata da un tecnico abilitato, al Comune in cui si trova l’immobile. Tanti comuni accettano anche la più semplice Scia (segnalazione certificata d’inizio attività).

Aprire uno studio professionale in casa: cosa fare quando sono necessari i lavori sull’appartamento

Cosa accade quando, invece, per aprire uno studio professionale in casa servono dei lavori sull’appartamento? I tempi si allungano notevolmente. Va infatti richiesto un permesso di costruire e bisogna fornire all’Agenzia delle Entrate competente una dichiarazione di variazione di uso catastale. Cambieranno quindi la rendita catastale e i criteri per il calcolo delle imposte come Imu, Tari, Tasi e via dicendo.

Infine, è essenziale anche la richiesta del certificato di agibilità al Comune dell’immobile.

Cosa accade a livello fiscale

Dal punto di vista fiscale, anche il Testo unico delle imposte sui redditi consente di aprire uno studio professionale in casa con uso promiscuo. Permette infatti di dedurre dal reddito del lavoratore autonomo una somma pari al 50% della rendita catastale. Se l’immobile è in affitto o in leasing, consente di dedurre il 50% del canone. Le spese per le modifiche all’appartamento sono sempre deducibili al 50%.