La conciliazione tra lavoro e contributi prestati non sempre combacia nel modo migliore. E questo perché, in non pochi casi, l’adeguamento contrattuale non è stato continuo, né sul fronte contributivo né delle prestazioni.

In sostanza, esiste la possibilità di arrivare all’età della pensione senza aver maturato la contribuzione sufficiente per assicurarsi il trattamento. Il che, in pratica, rende complicato il calcolo del proprio trattamento e, per inciso, la reale chiarezza sulla propria posizione previdenziale. Per coloro che approcciano alla pensione da tale posizione, quindi, i dubbi sulle possibilità connesse alla propria condizione lavorativa, già di per sé numerosi, sarebbero chiaramente amplificati.

In queste situazioni, infatti, persino gli scivoli pensionistici potrebbero non essere d’aiuto, in quanto le forme d’anticipo riguardano perlopiù quei lavoratori la cui carriera è iniziata presto e proseguita in modo quanto più possibile costante. Questo non toglie che, a fronte di pochi contributi versati, esista comunque la possibilità di accedere a un trattamento previdenziale.

Le alternative alla pensione di vecchiaia

Attualmente, la pensione di vecchiaia è fissata a 67 anni, con un minimo di 20 di contribuzione versata. E, in questo senso, le uniche alternative possibili risultano essere l’Assegno sociale o i fondi appositi, come quello relativo alle Casalinghe. Questo, però, presuppone la maturazione di determinate condizioni, sia dal punto di vista prettamente lavorativo che, appunto, da quello della contribuzione. Nel secondo caso, ad esempio, la contribuzione è unicamente su base volontaria, mentre nel primo si fa riferimento a condizioni di indigenza da parte del pensionando. Tuttavia, è chiaro che non riuscire a garantire la base minima di contribuzione presupponga il ricorso a stratagemmi paralleli per riuscire ad accedere perlomeno a un importo minimo.

In pensione con pochi contributi: cosa succede se non sono stati maturati i 20 anni obbligatori

Il montante contributivo risulta necessario per qualsiasi trattamento previdenziale. Per la pensione di vecchiaia, i 20 anni minimi costituiscono un requisito obbligatorio.

Qualora tale aspetto non fosse rispettato, l’Inps prevede delle alternative, le quali dovranno comunque essere autorizzate dall’Istituto. In questo modo, la componente contributiva sarà fissata a quote decisamente più basse. Ad esempio, una contribuzione di 5 anni (nello specifico 260 versamenti settimanali) sarà valida per i lavoratori dipendenti o impiegati nel contesto domestico. Stesso discorso per gli autonomi, per i quali saranno sufficienti 60 versamenti mensili, mentre per gli agricoli, lavoratori e lavoratrici, basteranno rispettivamente 465 e 310 giornalieri. Non solo però. Nel range dei cinque anni di contributi, almeno tre dovranno essere stati versati nel periodo immediatamente successivo alla presentazione della domanda.

E quando si hanno zero contributi…

Discorso diverso per coloro del tutto privi di versamenti contributivi. L’Assegno sociale garantisce un supporto diretto per chi non ha operato con continuità (o non l’ha fatto del tutto) nel mondo del lavoro. Per costoro, l’importo per il 2023 si attesta comunque a quote piuttosto basse, pari a 503,27 euro per 13 mensilità, con limite di reddito a 6.542,21 euro. Un importo che passa a quota 13.085,02 euro qualora il richiedente fosse sposato. Per quel che riguarda il Fondo Casalinghe, attivabile da entrambi i sessi, non sono previste contribuzioni minime ma il tetto complessivo di versamenti annuali si aggira poco al di sopra dei 300 euro. Sarà possibile accedere alla pensione una volta maturati 5 anni di contribuzione volontaria. Tali prestazioni possono essere corredate dai trattamenti di inabilità (per invalidità rispetto a qualsiasi attività lavorativa, con un minimo di 57 anni di età).

Riassumendo…

  • Per i lavoratori con pochi anni di versamenti contributivi (o senza contributi) è possibile accedere a trattamenti previdenziali speciali;
  • l’Assegno sociale riguarda le condizioni di indigenza del lavoratore, mentre il Fondo Casalinghe richiede una contribuzione volontaria;
  • tali trattamenti possono essere integrati qualora il percettore ricevesse trattamenti connessi alla propria inabilità.