Venerdì sera, l’agenzia di rating Fitch ha annunciato di avere declassato i bond austriaci da AA+ con outlook “negativo” ad AA con outlook “stabile”. La decisione era nell’aria dopo che a gennaio aveva ridotto le prospettive, un passo che anticipa solitamente di alcuni mesi il downgrade vero e proprio. Alla base di questa mossa c’è il deterioramento fiscale di Vienna, che ha chiuso il 2024 con un deficit nettamente superiore alle stime, al 4,7% del Pil. L’istituto prevede che il risanamento procederà lentamente, aspettandosi un calo del disavanzo al 4,3% per quest’anno e al 3,9% nel prossimo. Ma il rapporto tra debito e Pil continuerebbe a salire dall’81,8% del 2024 all’86% entro il 2029.
Economia giù e debito in aumento
Come se non bastasse, l’economia austriaca è in panne. Pil in calo per il secondo anno di seguito, a -1,2% nel 2024 e atteso stagnante quest’anno per risalire solo dell’1,2% nel 2026. Tra i fattori di pressione sui conti pubblici, Fitch ha notato l’aumento della spesa militare dallo 0,8% nel 2024 al 2% entro il 2032. Il Paese non fa parte della NATO, ma si è ugualmente impegnato a contribuire al riarmo europeo. I timori sono parzialmente attenuati dal consolidamento fiscale perseguito dal governo, che tra l’altro ha messo mano al cosiddetto “Klimabonus”, una compensazione per l’aumento del prezzo della CO2 scambiata sul mercato ETS.
I bond austriaci perdevano l’ultimo rating tripla A nel 2016. Fino ad allora erano stati considerati massimamente affidabili. Adesso, occupano il terzo gradino della scala per Fitch e il secondo per S&P e Moody’s (AA+ e Aa1 con outlook “stabile” in entrambi i casi).
Vienna poté permettersi nel 2020 di emettere un secondo titolo a 100 anni con cedola di appena lo 0,85%. La quotazione di mercato è sprofondata con il rialzo dei tassi di interesse e in queste settimane ha toccato nuovi minimi storici. Ancora oggi viaggia a meno di 34 centesimi, cioè prezza a sconto dei due terzi rispetto al valore nominale.
Bond austriaci preludio per l’Eurozona?
Il declassamento dei bond austriaci può diventare un segnale preoccupante per il resto dell’Eurozona. Il riarmo in deficit sembra un’opzione indisponibile per gran parte degli stati membri. La Germania punta a indebitarsi per 1.000 miliardi in 10 anni tra spese militari e investimenti infrastrutturali. Vanta la tripla A ed è ad oggi impensabile che la rischi. Tuttavia, l’evoluzione fiscale ed economica negativa può aprire scenari finora neanche presi in considerazione. Chi immaginava fino a qualche mese fa che i mercati avrebbero messo in discussione l’affidabilità creditizia degli USA, unica superpotenza mondiale?