Educazione al risparmio dall’età dei 6 anni, se la Germania introduce una legge “fascista” italiana

La Germania istituisce l'educazione al risparmio per incoraggiare i giovanissimi ad occuparsi della loro previdenza e imita una legge fascista.
3 settimane fa
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Educazione al risparmio in Germania
Educazione al risparmio in Germania © Licenza Creative Commons

Il governo del cancelliere Friedrich Merz, insediatosi appena tre settimane fa, debutta in Germania con un piano per l’educazione al risparmio nelle scuole tedesche che a noi italiani non dovrebbe suonare del tutto nuova. Esso prevede in favore degli alunni dall’età di 6 anni e fino ai 18 anni l’accredito di 10 euro al mese a titolo di contributo previdenziale per la vecchiaia. In tutto, 1.440 euro più i profitti generati dall’investimento. Il beneficiario potrà aggiungere tale somma ai propri contributi e attingervi quando avrà raggiunto l’età pensionabile, che al momento resta fissata a 67 anni.

Educazione al risparmio per sensibilizzare i giovani tedeschi

L’idea di Berlino sarebbe duplice. Da un lato, si erogano somme alle nuove generazioni per aumentarne il montante contributivo e l’assegno durante la vecchiaia.

Tuttavia, trattandosi di cifre modeste, non sarebbe realmente questo l’intento dell’iniziativa. Il piano per l’educazione al risparmio mira a sensibilizzare i più giovani al tema della previdenza.

Pensioni tema caldo in Germania

La Germania ha un sistema pensionistico prettamente pubblico, così come l’Italia. L’invecchiamento della popolazione ne minaccia la sostenibilità nel lungo periodo, tant’è che a pochi giorni dalla nascita del nuovo governo, i due partiti della coalizione hanno litigato sulla proposta del ministro del Lavoro, la socialdemocratica Katherina Reiche, di innalzare l’età pensionabile a 70 anni e di aumentare i contributi a carico dei dipendenti statali e dei lavoratori autonomi, ad oggi esentati dai versamenti obbligatori.

Nella scorsa legislatura era stato il Partito liberale tedesco (FDP) dell’allora ministro delle Finanze, Christian Lindner, ad avere proposto qualcosa di ancora più spinto. Lo stato avrebbe investito 12 miliardi di euro all’anno per una decina di anni fino a raggiungere 200 miliardi entro metà anni ’30. Grazie ai mercati internazionali, tale capitale avrebbe fruttato una decina di miliardi all’anno da mettere a disposizione delle casse pensionistiche.

Non se ne fece nulla, data la contrarietà degli altri partiti al governo.

Leggi italiane da Giolitti al fascismo

Dov’è che avevamo sentito parlare di educazione al risparmio? Sotto il fascismo, l’Italia la rese obbligatoria nelle scuole con legge n.17 del 3 gennaio del 2029. Essa riprendeva una legge giolittiana del 1910, la n.521 del 1910, istitutiva della “mutualità scolastica”. E il regio decreto del 18 agosto 1913 n. 1088, all’art. 226 così sanciva

In ogni circolo di direzione didattica è creato un circolo di mutualità scolastica per l’educazione alla previdenza e alla reciproca assistenza degli scolari appartenenti alla scuola del circolo.

A rigore, l’educazione al risparmio nelle scuole non ebbe origine sotto il fascismo, ma venne rivista e perseguita in sostanza durante tale periodo. L’idea era di abituare gli italiani sin da bambini a preoccuparsi del loro futuro. Lo stato versava loro fino a 50 lire all’anno, a fronte di un versamento autonomo di 3 lire. Cifre anche in quel caso simboliche, ma era importante la sostanza. Gli alunni furono abituati ad apporre le “marche” sui quaderni, che erano il corrispettivo degli attuali contributi all’INPS.

Educazione al risparmio per rafforzare la previdenza

Non stupisce che queste leggi tornino in auge dopo un secolo. Cento anni fa si trattava di porre le basi per l’istituzione di un sistema previdenziale fondato sul “patto intergenerazionale”. Ora che se ne intravedono tutti i limiti, essendo le casse pensionistiche diventate quasi uno schema Ponzi tra bassa natalità e invecchiamento della popolazione, si corre ai ripari. Serve affiancare loro un sistema previdenziale integrativo, cioè privatistico. Che si tratti di fondi negoziali, aperti o chiusi, o piani individuali, c’è bisogno di una forte educazione al risparmio. I giovani devono comprendere che la serenità durante la vecchiaia dipenderà dalle loro azioni sin d’ora. Non è più tempo di bivaccare all’università o di immaginare che lo stato si faccia carico di ogni bisogno nel corso della nostra esistenza.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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