Chissà come avrebbe commentato Andrea Purgatori le dichiarazioni di Giuliano Amato a proposito della strage di Ustica. Il giornalista è scomparso un paio di mesi fa e in Italia è stato forse colui che maggiormente si era documentato sul caso, divenuto un “muro di gomma” contro cui la ricerca della verità continua a rimbalzare dopo 43 anni. Era la sera del 27 giugno del 1980 quando il Dc9 dell’Itavia precipita al largo dell’isola di Ustica (Palermo), nel Mar Tirreno Meridionale. Muoiono 81 persone, tutte le persone che si trovavano a bordo.

L’unica certezza è che non si trattò di un incidente, ma la matrice della strage non sarà mai stata chiarita.

Strage Ustica, muro di gomma dopo 43 anni

Poco dopo la strage di Ustica si diffonde la voce che l’aereo italiano sia stato colpito per errore dai militari francesi, i quali puntavano ad abbattere il Mig libico su cui viaggiava l’allora leader Muhammar Gheddafi. L’allora premier italiano Francesco Cossiga parlò di “missile a risonanza” quale causa dell’esplosione, un’espressione che i tecnici giudicano priva di significato. Soprattutto, i tracciati radar di Fiumicino e Trapani non riscontrano la presenza di alcun velivolo libico.

Nei giorni scorsi, l’ex premier Giuliano Amato, fino a un anno fa presidente della Corte Costituzionale, ha dichiarato che la strage di Ustica è avvenuta per responsabilità francesi. Ha altresì invitato il presidente Emmanuel Macron a chiedere finalmente scusa all’Italia per l’accaduto. Ha aggiunto che Bettino Craxi, di cui fu principale collaboratore, quella sera avvertì Gheddafi del tentativo della Nato di assassinarlo. I figli del leader socialista, Bobo e Stefania, respingono la ricostruzione. Fanno notare che il padre allora non avesse alcun incarico di governo (divenne premier dal 1983 al 1987) e che fu solo nel 1986 che avrebbe avvisato Gheddafi circa un possibile attentato ai suoi danni.

Ricostruzione di Amato sgarbo a Meloni?

C’è grande sconcerto per le parole di Amato, che di fatto rinnega sé stesso.

Finora aveva sempre respinto le accuse alla Francia. Perché parlare a distanza di così tanto tempo? E perché usare toni sprezzanti verso l’Eliseo? Chi pensa che l’85-enne si senta oramai libero di parlare, non ambendo più ad alcuna carica pubblica, si sbaglia. Amato è stato e resta il ventriloquo del “deep state” italiano da almeno trenta anni a questa parte. Ha scalato le vette del potere, pur essendo stato numero due di Craxi. E’ riuscito a non sporcarsi le mani e l’unica carica che gli manca per l’en plein è la presidenza della Repubblica.

Amato non parla mai a vanvera. Quando lo fa, ha un obiettivo. Qual è stavolta? Ci permettiamo di estrapolare dalle sue parole due possibili verità, non necessariamente confliggenti tra loro. In primis, qual è stato o rischia di essere l’effetto delle sue esternazioni? Di certo, queste non sono di aiuto al governo Meloni, che proprio con la Francia cerca una difficile intesa in questa fase per trattare da una posizione di forza in Europa capitoli spinosi come la riforma del Patto di stabilità. L’intesa Roma-Parigi servirebbe anche a fermare la stretta sui tassi di interesse della Banca Centrale Europea.

Francia indebolita da colpi di stato in Africa

Secondo questa logica, Amato avrebbe fatto uno sgarbo alla premier Giorgia Meloni. Probabile che sia stato un segnale: se e quando si presentasse l’occasione di eleggere il capo dello stato in questa legislatura, il mio nome deve saltare fuori come candidato della maggioranza. Il “dottor Sottile” è noto per la sua proverbiale antipatia, essendo stato sempre molto più bravo a muoversi tra le stanze dei bottoni, anziché cercare consenso tra gli italiani. Non poteva che essere lui l’artefice del prelievo forzoso nel 1992.

Non avendo alcuna popolarità da difendere, anche la “rapina” di stato si addiceva al suo governo. Si prese gli strali di milioni di risparmiatori, ma fu lautamente ricompensato dal sistema di potere.

E’ ipotizzabile, tuttavia, che per mettere Meloni in difficoltà un uomo della finezza di Amato arrivi a colpire un alleato come la Francia? Se ciò è avvenuto, è perché evidentemente si percepisce una debolezza di fondo di Parigi in questa fase. Avete presenti i numerosi colpi di stato nella cosiddetta “Françafrique”? Ce ne sono stati otto in tre anni, l’ultimo nel Gabon, ad appena un mese quello in Niger. Risultato: i golpisti stanno cacciando ovunque i francesi per rimpiazzarli con nuove potenze coloniali. Quali? Il caso Mali ha acceso i fari sulle milizie Wagner e, quindi, la Russia. E se scoprissimo che queste rivolte, più in generale, abbiano matrice estera differente?

Stati Uniti dietro Amato?

Gli Stati Uniti hanno approfittato della guerra russo-ucraina per colpire la Germania, potenza commerciale di primordine grazie a petrolio e gas russi importati a buon mercato. Possibile che stiano completando l’opera attaccando indirettamente la Francia nel suo punto di forza, cioè la sua influenza politica nelle ex colonie africane? Indebolendo anche Parigi, l’asse franco-tedesco che guida l’Unione Europea si sbriciola e diventa manipolabile da forze esterne. E la Francia senza la geopolitica è un’altra Italia, più o meno con gli stessi problemi socio-economici.

Cosa c’entra Amato con tutto questo? Egli parlerebbe per i poteri che contano, ovviamente non italiani e che in Italia hanno forte presa sulle istituzioni e l’economia. L’attacco alla Francia tenderebbe a mettere Macron ancora più in difficoltà sul fronte estero. Mai come in questa fase Bruxelles è priva di leadership. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz è impalpabile e il francese ha troppe grane in patria e adesso anche all’estero per risultare credibile. Che Washington starebbe meditando un cambio di scenario europeo?

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